È come assistere ad un film muto, il bianco ed il nero i mescolano, sottolineando momenti di luce e momenti bui, c’è la vita, c’è la morte, c’è l’essenza della nostra vita! Ogni quadro racconta e descrive una situazione che ha inizio e fine, capace di suscitare emozioni e di far riflettere. L’assenza di policromie non toglie l’emozione visiva ed empatica, anzi acuisce la capacità dell’artista e delle sue pennellate decise che diventano didascalia stessa per la conoscenza del protagonista della tela.
Nicholas Tolosa, giovane e promettente artista salernitano, mi accompagna lungo i corridoi del Centro Culturale TECLA di via Toledo 424 a Napoli, per parlarmi delle sue opere, che risaltano nella loro essenzialità crepuscolare su pareti del tutto bianche.
Una molteplicità di personaggi ci accoglie, dalla “Nuova Vita”, dove un’infermiera è ritratta nel momento in cui sorride mentre allatta con il biberon un nascituro; questa nuova creatura è sinonimo della nuova generazione che avrà l’arduo compito di vivere e sopravvivere in un futuro caratterizzato dall’assenza di una coscienza storica, in una società che facilmente dimentica le atrocità passate. Difronte in posizione possiamo dire ossimorica alla tela dedicata “Alla Nuova Vita”, c’è un uomo con il capo chino e rassegnato che indossa il pigiama a righe, simbolo indelebile dell’Olocausto, funzionale alla prima tela poiché descrive una vita già vissuta ma al contempo monito della realtà dolorosa dell’essere umano e delle cruente vicende che vive.
Nelle sue opere l’artista denuncia il male che genera male insito nell’essere umano stesso.
L’uomo purtroppo sa essere persona cattiva! Tolosa cerca di denunciare questa sfumatura, pone il visitatore in una posizione di riflessione , non può Egli cambiare le coscienze degli uomini, ma può evitare che il ricordo svanisca e perpetuare memoria, come nella tela dedicata ad uno scorcio di Salerno dove un uomo anziano è posto lateralmente ad un paesaggio urbano che muta per mano dell’uomo, così da sottolineare una continuità vitale e storica, qualcosa che nella vita quotidiana spesso diamo per scontato, poiché non ci fermiamo più sui dettagli o sulle piccole cose, oramai si guarda ma non si osserva. Siamo spesso costretti ad indossare “una maschera” ed ovviamente la sensibilità dell’artista non poteva non dipingere l’oggetto che è metafora pirandelliana capace di ingabbiare la nostra vera natura. Nella tela di Tolosa questa assume le forme della maschera indossata da Pulcinella che si staglia al centro di un fondale chiarissimo e ruba interamente la scena e denuncia purtroppo il cancro di non essere se stessi e di dover essere ciò che occorre alla società, così come attori o burattini. Altro richiamo non secondario è Napoli, presente in un dettaglio ma mai “soggetto spudorato”, c’è in modo inconscio e lo si nota nel nasone della maschera, negli occhioni scuri del bambino nella tela “Quale futuro?”, dove lo sguardo spaventato ma intenso è quello di ogni singolo bambino che puoi veder giocare in qualsiasi vicolo di Napoli, dove lo stesso bambino è soggetto di una ring composition che va dalla cattiveria dell’uomo alla bellezza della città o in San Gennaro dove il misticismo si mescola alla santeria, dove ci sono le viscere, la paura, la bellezza di Napoli in un unico volto capace di spaventare ogni sovrano e di affascinare ogni visitatore.
Queste tele sembrano negativi di foto che possiamo ritrovare nel cassetto della nostra memoria, la situazione buia, sofferta rappresentata è al contempo luce e speranza di un perpetuare solo il passato come monito di una memoria collettiva, ma non ripetendo i gesti. Tutto però è scandito dal “Tempo” che si staglia in modo centrale nei corridoi dello spazio espositivo, dove ognuno di noi può ritrovare in quel volto la realtà e il giudizio che solo il tempo sa restituire alla nostra coscienza. Il soggetto riproposto sulla tela sembra quasi una divinità, caratterizzata dalla lunga barba metafora di esperienza e tempo trascorso che incornicia un viso segnato e uno sguardo fisso che esprime rigore. Una figura resa dura dalle pennellate decise, particolarmente vissuta e capace di farti riflettere sul tempo è elemento imprescindibile dell’essere umano e che caratterizza le esigenze della nostra società, della nostra vita, capace di smuovere le nostre coscienze pensando a quello che è stato e a quel che ne sarà. Il tempo ne è comunque misura e giudice e la posizione della tela nello spazio espositivo, posta difronte alla tela che racconta di alcuni deportati che inesorabili non sfuggono allo scandire delle ultime ore del proprio tempo ne sono un esempio. I visi irrequieti sono ben tradotti su tela con pennellate decise e aspre, proprio a sottolineare il beffardo e crudele destino che li accoglie.
Questo percorso espositivo denuncia quindi ciò che sta più a cuore all’animo sensibile di Nicholas Tolosa: la denuncia sociale, tradotta con i grandi e nefasti avvenimenti della storia. Egli si propone la difficile missione di smuovere le coscienze attraverso una serie di sfumature che non possono lasciarti indifferente , attraverso gli occhi che fanno da memento alla sofferenza vissuta e attraverso il sorriso dell’infermiera che ti accoglie e ti saluta ad inizio e fine percorso per ricordare che il cambiamento e la speranza c’è e deve esserci, ma deve partir dallo stesso essere umano .
La Mostra, resterà aperta fino all’ 8 Luglio su appuntamento (telefonando al 3773041657).
e-mail: nicholastolosa@tiscali.it
sito web: http://nicholastolosa.jimdo.com
facebook: https://www.facebook.com/TolosaNicholas
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