Tutto è scandito da una condizione, un legame persistente con l’idea di barriera, e lo si trova in ogni cosa.
Ad esempio, i 37 vulcani determinano vita col calore della terra e al contempo ne decretano la distruzione, le piogge della giungla (donate dal dio Chac) danno vita, ma han seppellito la storia di un popolo sovrastata dalle immense piante che si son generate, la perenne lotta tra bene e male ha generato dittature e abbondanze di mais, banane e frutti della terra, miseria e ricchezze ben selezionate.
I confini, tra vita e morte, anche oggi sono contesto della quotidianità come dimostrano i fili spinati attorno alle case o le sbarre agli ingressi di negozi aperti, gli uomini armati di fronte ad ogni luogo di commercio, le madri giovanissime e le devozioni religiose esasperate in un mistico sincretismo che fonde riti ancestrali maya ed eredità cattoliche di ascendenza coloniale.
In queste terre, il limite dell’uomo, il confine con se stessi è costante, quanto cosciente, quotidianità e il colore diviene, oltre che richiamo alla propria storia, anche energia a superare oblii e baratri della disperazione.
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