ARMAN
Mostre, Vicenza, 08 May 2009
In occasione dell’edizione 2009 del Vicenza Jazz Festival, il Comune di Vicenza, in collaborazione con la Galleria Arte Sgarro di Lonigo (VI), presenta la mostra, allestita presso le Logge al piano terra della Basilica Palladiana e comprendente un percorso di circa trenta opere, del celebre artista francese ARMAN, interamente dedicata ai suoi strumenti musicali.



Arman, al secolo Armand Fernandez, nato a Nizza nel 1928, è tra i primi firmatari (insieme a Klein, Hains, Raysse, Tinguely, Villeglé, Dufrêne) ed esponente di rilievo del Nouveau Réalisme, il movimento nato attorno al critico Pierre Restany che, nell'aprile del 1960, ne stilò il manifesto.


"Il Nouveau Réalisme è una rivoluzione dello sguardo, una nuova dimensione della sensibilità".

PIERRE RESTANY


Nella seconda metà del XX secolo le arti visive si interrogano sulla civiltà dei consumi, sull’oggetto-prodotto, la destinazione d’uso e l’obsolescenza delle merci.
Gli artisti si trovano a riflettere sulla derealizzazione della “cosa”, che diventa spazzatura, intendendo riqualificarla in quanto cimelio. In questa prospettiva storica si inserisce la ricerca di Arman che riaccende ed accentua un interesse sulle cose.
Agli occhi dello spettatore lo statuto degli oggetti assume un valore diverso: l’oggetto banale, che non suscita attenzione ma che viene esperito solo in base allo scopo preposto, è sottoposto a un’ulteriore disamina. Insistendo su un determinato oggetto Arman fornisce una chiave di lettura inedita, quella dello sguardo come controllo.
Il movimento deriva, pur prendendone le distanze, dalle avanguardie dadaiste di inizio secolo, delle quali riprende l'atteggiamento dissacrante nei confronti dell'arte tradizionale.


«Io affermo che l’espressione dei detriti, degli oggetti, possiede il suo valore in sé, direttamente, senza volontà di ordinamento estetico, cancellandoli e rendendoli simili ai colori di una tavolozza»

ARMAN


Nouveau Réalisme per Arman significa assemblare oggetti che la nostra società reputa marginali e insignificanti, puntando l'attenzione su ciò che non notiamo ed esaltando così il valore di ciò che utilizziamo quotidianamente: come uno strumento musicale che emette melodie e crea emozioni, ma che nella poetica di Arman viene spaccato, sezionato e non trasmette suoni.
Diviene così un articolo di "contemplazione", facendoci ricordare che in ogni oggetto che ci circonda è contenuto "ingegno".
Questo concetto Arman lo esprime attraverso la musicalità dei colori.


Dopo un primo esperimento nella pittura tradizionale, Arman abbandonò, a partire dal 1952, l'utilizzo del "cavalletto", per una nuova ricerca d'espressione.


«Passato dal paesaggio fauve al post-cubismo astratto. La sua prima mostra parigina (galerie du Haut-Pavé) chiude questo primo capitolo insignificante. È tra il 1957 e il 1960 che si cristallizzerà la personalità creativa di Arman e si definirà il suo stile».

PIERRE RESTANY


Cominciò con "timbri" su carta moltiplicati ossessivamente (Cachets), passando successivamente alle tracce e alle impronte (Allures).
E' tra il 1960 e il 1962 che si compie il suo destino, pervenendo ad uno stile nuovo e potente; l'artista focalizza lo sguardo sulla natura moderna, industriale e urbana, appropriandosi degli oggetti della strada: li spezza, li assembla, li comprime e li colpisce di vampe di colore, arricchendoli di drammaticità.


«Mentre usavo gli oggetti per le mie “allures” mi è venuta l’idea: “uso gli oggetti come un mezzo, perché non usare gli oggetti stessi?”»

ARMAN


Partendo dagli oggetti raccolti dalla strada arriva alla loro de-strutturazione trasformandoli quindi "in massa e colore" mediante un processo di contaminazione.


«“Quantità” e “appropriazione” diventano la cifra stilistica dell’artista.
Come un bambino che aneli possedere qualsiasi cosa veda, in Arman coesistono due tensioni fondamentali, l’accumulo e la distruzione»

ALBERTO ZANCHETTA


L'opera di Arman non può avere confini limitati, non è pura pittura, non è pura scultura.
Lui stesso si definisce "un peintre qui fait de la sculpture".
Infatti anche nelle sue opere "frontali" - definite "superfici", perché come egli stesso sostiene "anche nelle mie composizioni volumetriche la mia volontà è sempre pittorica più che scultorea" - la sua nozione del volume è lontana da quella degli scultori "puri".
Ciò che caratterizza l'artista francese è un nuovo modo di osservare gli oggetti "inutilizzati", ma recanti tracce dell'uomo, convertiti nel linguaggio semplice del "consumatore".
Nella ricerca di nuove creazioni, resa necessaria dalle vecchie pitture, ha esplorato il settore dei rifiuti e degli scarti industriali; perviene quindi alla piena drammaticità dell'oggetto quando il suo gesto diviene collera che lo porta a distruggere gli oggetti o a bruciarli, e infine prova nuove combinazioni nelle sue "inclusioni".


Arman, muore a New York Venerdì 22 ottobre 2005.

Commenti 0

Inserisci commento

E' necessario effettuare il login o iscriversi per inserire il commento Login