Fresh Meat di Francesco Taurisano
Mostre, Napoli, 07 June 2012
La Galleria PrimoPiano è lieta di presentare “Fresh Meat” di Francesco Taurisano a cura di Antonio Maiorino e Sveva D'Antonio
Video _ Fotografia.

La prima personale di Francesco Taurisano: la macelleria della modernità in un progetto acuto e dirompente sul labile confine dei delitti reali e di quelli estetici.

Fresh meat ha, senza necessità alcuna di filtro selettivo, il taglio di un’ispezione della decadenza, con l’ironica e irridente opposizione all’assunto del titolo che, invece, della carne promuove la freschezza.
Francesco Taurisano è toccato dalla preziosa ‘sospensione momentanea del giudizio di gusto, indifferenza, necessaria’ per appropriarsi di un’identità che i mezzi di comunicazione di massa hanno dato in pasto al mondo con macabro voyeurismo e, l’artista, quella rubata identità, la trasforma in oggetto, trasferendola in una dimensione nuova d’indagine estetica.
Issei Sagawa, il cannibale superstar, l’assassino che attende in libertà di poter consumare ancora un ulteriore fiero pasto, è l’uomo che Taurisano strappa dal supermercato televisivo, con la già citata sospensione di giudizio duchampiana, conducendolo al centro dell’incrocio di natura, umanità, estetica, modernità.
È ovvio, ai nostri occhi, che egli non riconosca la natura, perché la natura, provvista di norma, sarebbe dovuta essere un’alleata di Issei Sagawa/Taurisano, mentre non lo è stata: nuovamente matrigna, nemica e sostenitrice del delitto.
Più della natura stessa può la volgarità umana che di quell’orrore fa mercato producendo una diffusa subliminale giustificazione dell’atto, una spettacolarizzazione dell’atrocità.
Taurisano fa assurgere la vicenda/identità di Sagawa a tòpos della catabasi nella modernità mediatica. Una cronaca che irradia dalla fine del secolo scorso anticipando, con lacerante nettezza, la caduta e la decomposizione del gusto estetico, della tradizione. La macchina mercantile, con una logica più precisa della natura stessa, trasforma le identità in maschere che devono sostenere, soddisfare, indurre il consumatore a provare dei sentimenti, a porsi le domande, ad acquistare quella identità, come e nelle modalità che il mercante ha già pre-disposto nel suo disegno.

Una sottile essenza perversa si delinea nelle immagini che l’artista seleziona, una visione di programmatica insanità sociale che l’ordre à rebours imposto dall’autore potrebbe tradurre in catarsi.
Il disincanto è totale, Taurisano pone delle domande ma non sembra sperare che quell’essenza perversa ‘che fa la sua comparsa ora in un punto ora in un altro della volontà umana’ possa smettere di essere manipolata.
L’Arte allora si trasforma in prodotto disumano dell’umanità divenendo come la dea Kali, che quella umanità addenta e mastica con il sangue che le cola dalla bocca.

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