a cura di Lorenzo Argentino
Artisti:
EVA REGUZZONI E FABRIZIO MOLINARIO
Testo e presentazione mostra di Vera Maria Carminati
Gesto e pensiero, forza ed equilibrio, violenza e bellezza: i lavori di Eva Reguzzoni e Fabrizio Molinario, in un dialogo acceso dai colori, sono soglie e richiami da mondi inconciliabili. Fabrizio squarcia le tele con segni carichi di energia, densi, dinamici. Opere che fanno trattenere il respiro e conducono alla radice di ogni istinto, al conflitto primigenio, alla competizione ancestrale da cui scaturisce l’ordine apparente di ogni civiltà. Un messaggio di terra e di fuoco che sorpassa le complesse e caute costrizioni della ragione e porta alla luce nella storia e nei suoi progressi, come un colpo d’artiglio, quel grumo insuperabile di crudeltà e desiderio che imprime ritmo al movimento del mondo. Un insulto come una frusta, che si scaglia contro ogni pretesa contemplativa e teoretica, rompe lo specchio di ogni sguardo distante, di ogni paziente tessuto di senso e ci porta dentro, protagonisti della ferina vivida sanguinosa battaglia. È un fanale acceso gettato nella profondità delle nostre notti e assetato di noi, malgrado i nostri vessilli. Un’epica dell’istinto che libera la sproporzione iscritta nella nostra carne. Un cuore che smette di avere paura perché è precipitato nel solco della vita. I colori stridenti e i segni materici, tridimensionali, attaccano chi osserva. Invano cercherai protezione dall’aggressione di queste tracce che escono dalla tela e ci investono. I lavori di Eva hanno un’altra musica, altri suoni sono i segni del suo alfabeto misterioso, forme ortogonali percorse e frante dall’urgenza di un passaggio, vibranti nella tensione verso un ulteriore linguaggio di perfezione nell’umana fragilità. Chi osserva non è investito, urtato, ma assorbito da un vortice silenzioso. Un gorgo di lettere e colori attira come un sentimento, ma ha il rigore ineffabile di un profondo pensiero che viene prima del discorso e anzi ne struttura la disposizione; scandisce quadrature in una notte illimitata, senza depotenziarne l’effetto ipnotico. L’articolazione delle nostre sillabe è condotta all’origine, alla sorgente di ogni possibile parola; l’arretramento è insieme un levare che scioglie il superfluo e conduce alla forma originaria, leggera, e una progressiva stratificazione che affianca alla bidimensionalità degli acrilici densità inesauribili, da approfondire, indagare. Un pensiero che si inabissa, un desiderio di misura che traluce dalla dismisura. Ne seguiamo il rivo paziente fino al momento della rottura, in cui l’inumano (la divina perfezione) si fa umano e scivola in un passaggio insieme ironico e commovente. Uno straziante urlo di dolore e sangue denuncia e constata: Fabrizio fa della fedeltà alla terra e alla sua legge il proprio marchio. Mentre la fedeltà all’essenziale di Eva – forme quadrate, colori primari – cerca aurore; alleggerita dalla paura degli uomini cerca passaggi, rotture, vie da percorrere in una sospensione lirica. Eppure nel contrasto si coglie un’attrazione, dai dissonanti potentemente fluisce la reciproca tensione. E i passaggi si fanno dinamici, le competizioni diventano liriche.
La mostra resterà aperta dal martedì al giovedì
dalle ore 15 alle ore 17 fino al 24/03/2011




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