Il 13 dicembre 2012, presso il museo DAMA (Daphne Museum Art) di Capua (CE) sarà inaugurata la mostra
personale del giovane ed eclettico artista napoletano, Luigi Guarino, visitabile fino al 6 gennaio 2013. Già
dal titolo della mostra, “Unnecessary Introspection”, vale a dire “Inutile Introspezione”, si comprende che
le opere che Guarino esporrà al DAMA seguono la scia di una delle tematiche a lui più care, cioè la
conoscenza e il confronto con la propria interiorità, anche se, in questo caso, “stranamente” INUTILE. Da
cosa è data la futilità espressa dall’artista in occasione di questa personale? Forse il motivo è l’incapacità di
conoscere a fondo il proprio IO? Molto probabilmente sì, o almeno questa è l’impressione che ho avuto.
L’attenzione e la riflessione continua di Guarino nei confronti della società post-moderna lo hanno portato
a comprendere quanto essa ci abbia reso schiavi e ciechi di fronte all’essenzialità della vita, tanto da
rendere molto difficile la conoscenza del nostro vero essere e allontanandoci dalla possibilità di renderci
consapevoli di ciò che realmente siamo.
Luigi Guarino esporrà sia una serie di pitture su tela realizzate con oli e acrilici del 2012, da cui nasce il titolo
di questa mostra personale, che una serie di sculture dal titolo “Inside to we” del 2011, costituita da cinque
sculture in terracotta e smalti. La scelta di combinare l’esposizione sia con pitture che con sculture è dovuta
dal fatto che entrambi le serie sono particolarmente legate l’una all’altra a livello tematico.
Le pitture di Guarino esprimono l’indubbia necessità dell’uomo di confrontarsi con la propria coscienza,
abilmente rappresentata con delle figure umane più esili e minute che accentuano il confronto con il
proprio “SÉ”, tentando una ridefinizione del proprio “IO” talvolta disgregato dalla nostra società (tematica
tipicamente esistenzialista, espressa anche da un’artista a cui Guarino guarda spesso: mi riferisco ad
Alberto Giacometti). Quest’atmosfera pesante e quasi insostenibile è espressa attraverso l’utilizzo di colori
scuri, seppure bagliori di tonalità più chiari, come il rosso, il lilla o il giallo, esprimano una buona e forte
vibrazione energica, accompagnata da quegli aloni grigi che circondano, come un’anima pronta a
esplodere, il corpo di ognuno dei soggetti protagonisti. La spigolosità dei corpi è accentuata dalle posizioni
che questi assumono, accompagnati dai tipici simboli che spesso ritroviamo nelle opere di Luigi Guarino:
accessori indossati (come la cravatta o la corona), emblematici simboli del potere umano; oggetti come il
dado, simbolo della casualità, o sedie costruite con linee sottili ed essenziali, o ancora carri armati, simboli
delle guerre più atroci, creati e ideati direttamente dalla mente e dalle mani dell’uomo.
Rosalba Volpe
Commenti 6
Inserisci commento