Testi critici, Bari, 22 March 2010
Il Jioku

Se avessi qualche anno di meno, potrei dire
che siamo stati tutti bambini di una generazione
che ha giocato con le Barbie e con i giochini degli
ovetti Kinder. Magari con gli uni e con le altre,
mentre, con la bocca piena di cioccolato al latte,
imparavamo i meccanismi e le astuzie del vivere
la vita.
Poi, pian piano, abbiamo imparato a giocare
“altri giochi” e abbiamo dimenticato quel mondo
magico ed intrigante, pieno di fascino e di meraviglia.
Dell’infanzia con i suoi giochi rimane, nel migliore
dei casi, una vecchia scatola su in soffitta,
di cui, ad ogni riordino, pensiamo seriamente di
dovercene sbarazzare.
Mentre scrivo questo pezzo,
pensando alle opere di Fabrizio
Fontana, ho gli anni di mia figlia
e vedo con i suoi occhi l’incanto
legato alla stanza delle sue meraviglie.
Ma ecco che a quella stanza
si sovrappone lo spazio operativo
del nostro Artista. Casa di
bambole, Laboratorio-officina,
Museo dell’effimero e del paradossale,
Luogo della dissacrazione,
Spazio di pratiche inconfessabili,
Tutto è catalogato, ordinato in
modo maniacale: per colore, per
forma, per argomento…Rottamazione,
raccolta differenziata di
ciò che è stato rifiutato, rinnegato,
abbandonato, avanzato dalle
passioni di un “tempo perduto” e
della selvaggia e malinconica felicità che a tali
passioni si accompagnava.
Quelle che potrebbero essere “le collezioni di
un barbone” vengono qui ripulite e conservate,
nell’attesa di una nuova vita, di un riutilizzo creativo
senza censure.
Frantumi di memoria ambiscono a divenire
parte di un sogno compiuto, recuperato alla coscienza
e pronto per una nuova interpretazione.
Recupero di ciò che viene dismesso, dimenticato,
abbandonato. Recupero e testimonianza delle
tracce del tempo che passa, con i suoi ricordi,
non sempre ben archiviati. Recupero e riconoscibilità
dell’oggetto, del suo nome, del contesto di
provenienza, con possibilità di un senso ulteriore.
Recupero di un universo legato al mondo della
fantasia, del gioco, dell’infanzia reale, quella
“polimorfa perversa”, libera dal moralismo adulto
e dei suoi tabù. (Come in alcuni film di animazione,
possiamo immaginare i dialoghi notturni tra
questi pupazzetti, tutti con il loro corredo e i loro
accessori. Ci si chiede chi sarà scelto, individuato,
“nominato” per interpretare una nuova parte, nel
nuovo Grande gioco, nel nuovo Grande Sogno del
Grande Fratello Fabrizio…).
E da qui che comincia la pratica artistica, il
Gioco creativo, o meglio 'Jioku' come ama chiamarlo
Fabrizio. Il riutilizzo anarchico e liberatorio
di questi oggetti abbandonati dall’incalzare del
tempo e dalle nuove mode, imposte da un mercato
sempre più aggressivo che impone sempre nuovi
consumi, crea contaminazioni capaci di assumere
significati inediti e associazioni analogiche e simboliche
sempre più complesse e stratificate. Da un
nuovo Ordine si passa ad un nuovo Caos, da un
non-senso ad un nuovo significato
e magari ad una nuova estetica plurisignificante.
Un gioco di accoppiamenti,
di richiami, di rimandi, di
citazioni che, nei titoli, diventa anche
un gioco di parole.
(Nella sua prossima mostra le
opere esposte hanno tutte lo stesso
titolo RED-IN, anagramma di Kinder,
che viene a tradursi come Inchiostro
Rosso.)
Questo gioco creativo, di alchemica
trasformazione, attinge ai personaggi
e agli oggetti di un immaginario
bambino, coniugandoli
spesso con una realtà immaginale
più profonda legata alle icone simbolo
della sacra e profana devozione.
Dai “santini” alle vecchie bambole,
tutto viene recuperato e reinterpretato
dalla gioiosa fantasia di Fabrizio Fontana.
Oggetti “buoni” e oggetti “cattivi” trovano indubbiamente
una sintesi nella riserva dell’inconscio
individuale e collettivo, là dove solo un lavoro
psicoanalitico può cogliere tutte le reali connessioni
e tutti i motivi di suggestione e di stimolo cognitivo
ed emozionale.
Il risultato di questo processo di ricerca, che
culmina nella sapiente realizzazione di contenitori
di reliquie che dichiarano allucinanti ossessioni
e sordide regressioni, porta a quello che Roland
Barthes aveva definito “uno stupore perpetuo, il
sogno dell’uomo davanti alle proliferazioni della
materia, davanti ai legami che egli coglie tra il singolare
dell’origine e il plurale degli effetti”.


REDI!K per A&A, Art & Ars Gallery, -
Galatina, Lecce
L’immaginario bambino di Fabrizio Fontana
• Vincenzo Ampolo
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