Omaggio di Fiuggi Terme a Italo Turri
Mostre, Frosinone, Anagni, 01 July 2012
RICICLAGGIO D’AMORE – ITALO TURRI (1926-1995)
(di Maria Teresa Palitta)


Le mani soprapposte, lo sguardo malinconico, il volto scavato, come campo da semina, in Italo Turri, ribattezzatosi Monzon, per l’immersione nell’arte, confermano il pathos di cui sono ricche le opere.
Il “riciclaggio” d’amore, cui andò incontro, nel suo percorso storico, segnò l’encomio dell’essere che dilada se stesso su cartoni rimessi in equilibrio per confermare il verdetto “Nulla si distrugge: Tutto si trasforma”.
In questo impeto realizzante, Turri manifestò il trionfo del decadente attraverso un innesto di memorie (donne, oggetti, animali) effettuato umilmente nell’evanecenza dipinta o edificata, con smalti e impellicciature, in un adattamento scenico povero e suntuoso.
Alla radice, Turri pose l’amore, e su questa base ebbe modo di esprimere il nettare della semplicità assoluta. Egli si abbandonò alla corrente, come i cartoni reclicati e i piani rigidi, e approdò nel delta del consolidamento intellettuale: da un lato i tesori dello scarto, dall’altro l’idea. Così l’arte esplose in tutta la sua intrinseca estensione. La radice e il seme del pensiero, implicido nella forma, presero corpo e crearono ciò che ora ci stupisce.
Dal tocco evanescente seppe trarre il preludio di una risonanza arcaica. Gli effetti della sua Anagni si espansero gradatamente e raggiunsero nuove postazioni. Così il memoriale fu completo. Ciò che vide, nel suo straordinario vissuto, di lavoro e rinunce, assume caratteristiche difficilmente riscontrabili nelle solenni accademie.
Turri ebbe di solenne l’intuito primordiale, la rapidità esecutiva, l’approssimazione vitale, come se i soggetti fossero anch’essi sospinti dalla corrente in cerca d’approdo. La sua tenacia gli fece compilare un modulo conforme al suo tenore di vita: estraniato dai rumori, fasciato di umiltà, desideroso di lasciare un segno, sulle cose gettate, come atto d’amore che sollecitasse le umane dissonanze, pronte a disfarsi dell’utile per un deleterio capriccio, seppe effettuare la metamorfosi che ora produce crescendi inevitabili.
Un impressionismo puro, personalizzato, ricco di sequenze che pongono la donna al di sopra di tutto; un elogio soave, discreto; un sereno rendimento per l’aria respirata e per la raccolta di elementi destinati alla polvere, prima che le sue mani audaci vi imprimessero sopra il marchio inconfondibile del loro amore.
L’Argentina ebbe un pugile di nome Monzon, dalle cui mani esplodeva la forza.
Noi abbiamo avuto un pittore dall’indole forte: le sue dita strinsero i cartoni destinati al degrado, li accarezzò, li stese, li dipinse e li regalò, estasiato per la gratitudine. Nel frattempo l’estasi è divenuta recripoco sostegno: la sua arte rimane intatta nello scrigno del mistero. A noi la facoltà di scoprire quanto siano amorevoli i dipinti di Turri nel loro inconcepibile elemento.

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