Testo Critico della Dott.ssa  Maria Ellida Domizi su  Penelope Underground
Testi critici, Macerata, 17 September 2013

ma io sono libera prima e dopo di loro,
con loro e senza di loro
sono libera nella vittoria e nella sconfitta
(Joumana Haddad).

Ciò che si percepisce immediatamente quando si osservano le opere di Angela Valentini, appartenenti alla produzione denominata “Penelope Underground”, è il suo senso di forza, di potere sulla materia; la sua energica esistenza di donna artista; la chiarezza delle sue idee e il suo inno alla libertà.
Si è immediatamente irretiti dalle inaudite trame che disegnano forme ed immagini; immagini che discorrono di misteri; immagini talora struggenti, tal altra shockanti; forme dalle quali trapelano le misteriose maree che si agitano nel cuore delle donne: vita e morte, spiritualità e funzionalità, creazione e distruzione, perpetuo equilibrio e ciclicità, caducità e immortalità.
La donna che tesse fonde presente e passato; rende attuale un’arte che prende vita agli albori della storia dell’uomo e si arricchisce nei secoli, proprio come avviene per la lingua parlata; grazie al genio di chi la reinventa, nel silenzio e nella meditazione delle case, dei chiostri, sotto il sole della Magna Grecia, sulle altezze di Cuzco, nelle nebbie delle pianure cinesi o in qualunque altro luogo del mondo, la tessitura diventa linguaggio silente parlato dagli arazzi, dai tappeti, dai tocapu, dai quipu. La donna che tesse compie un’opera totale: sceglie il materiale, lo maneggia, lo piega alla sua volontà affinché sia adatto e pronto ad essere parte di qualcosa che già, nella sua mente, ha preso forma; qualcosa che scaturisce dalla sua necessità di creare ordine, di cambiare ordine, di proporre evoluzioni del vorticoso incedere della materia e degli eventi.
Nasce da lontano e si fonde con un passato recente la predilezione della Valentini per i tessuti: è nel laboratorio della sua cara madre Maria, geniale sarta del novecento, grande figura femminile perennemente alla ricerca del bello, che la nostra artista, ancora bambina, comincia ad amare le trame; ne apprezza i colori, lo spessore, l’odore, il frusciare; è lì che comincia ad interpretare la lingua che esse silenziosamente parlano. Attraverso un profondo e mirabile studio retrospettivo e introspettivo, la Valentini donna e artista utilizza come leitmotiv la Natura, l’essere Donna, la situazione della società in cui vive. Temi di sconvolgente attualità sono posati con poetica maestria sui meravigliosi e originali intrecci, svincolati totalmente dai canoni preesistenti sebbene in essi affondino, inevitabilmente, le radici. Un arcaico mondo femminile sembra riaffiorare e fare da canovaccio sul quale la nostra geniale artista intreccia il presente al passato, il sacro al profano, la natura all’artificiosità di un mondo che ha creato sostanze nuove che non sa come governare. Le mani della Valentini, bracconiera di ricordi, ideatrice di futuro eppure così attenta a cogliere la struttura del presente, danno ordine alle cose, attraverso la tessitura, il lavoro all’uncinetto e ai ferri, di materiali inusuali; le sue dita ricompongono e miscelano frammenti di storia e società, offrendo a ciascun elemento, alla maniera duchampiana, una collocazione nuova e funzionale. Ciò che scaturisce dalle sue abili mani, trasporta di frodo un sapere inveterato e sorprendenti soprassalti d’inventiva e di spiritualità; la sua anima si rovescia sulle sue stesse trame, mediante i colori acrilici e gli smalti, creando vortici che irretiscono e affascinano chi si sofferma a guardare le sue opere. Ma c’è di più: la Valentini pare aderire al concetto della fisica moderna secondo cui, nell’Universo, nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma; ed ecco che, allora, nei nuovi materiali artificiali, prodotti dalla nostra società ingorda e imprevidente, la nostra artista sa trovare un filo conduttore che li collega, indissolubilmente, alle sostanze naturali; un filo conduttore che, seguendo l’impronta della “Fiber Art”, abilmente intreccia, off loom, creando buchi, fenditure di sapore fontaniano, trappole mortali sottoforma di grandi ragnatele, oppure spessori, elementi questi che nel complesso danno vita a un’opera pluridimensionale e plurisensoriale. Dalle sue mani Penelope rivive e diventa Underground.

Dott.ssa Maria Ellida Domizi

Commenti 4

strina Celeste foti
10 anni fa
Le tue opere sono veramente di grande impatto, complimenti!
Maria Cristina  Neviani
11 anni fa
Complimenti!
Cat
11 anni fa
Cat Fotografo
Compliments !
emilia rebuglio
11 anni fa
emilia rebuglio Artista
Congratulazioni!

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