senseOFcommunity #3 // pontassieve| lo spirito comunitario dell’arte nella società 2.0
Residences, Firenze, Pontassieve, 10 July 2013
L'azione collettiva Da capo a piedi nell'acqua è il risultato di un'attività di studio e lavoro condivisa dagli artisti: Beatrice Bartolozzi, Carla Paiolo, Gianni Ricci, Giorgia Valmorri, Martina Grkinic, Meri Iacchi e Simona Lotti nell'ambito del workshop “senseOFcommunity #4” diretto e curato da Silvia Petronici in collaborazione con Spazio OFF. buone pratiche culturali, coordinato dall'architetto Marco Merlini.
L’azione si è svolta giovedì 18 luglio 2013 dalle ore 18,30 a Pontassieve (Fi) con partenza presso la galleria Spazio OFF in Via Tanzini, 14 e arrivo al Parco Fluviale Fabrizio De André a Pontassieve dove si è svolta la conclusione del lavoro collettivo presso il piccolo molo sul fiume situato circa a metà del parco.
Il lavoro ha previsto la realizzazione di un invito cartaceo creato in ogni sua parte dagli artisti e portato a mano a 500 persone di Pontassieve. L’invito conteneva l’informazione sul punto di partenza di un percorso che, giovedì 18 luglio 2013 alle ore 18,30, ha avuto inizio di fronte alla Galleria Spazio Off in Va Tanzini 14 e superando la ferrovia e la strada provinciale 64 ha raggiunto (in un tempo di circa mezz’ora) il Parco Fluviale dell’Arno nel punto di un piccolo molo sul fiume situato circa al centro del parco.
L’invito - oltre alle informazioni sul punto di ritrovo e di arrivo, al titolo del lavoro e ad una piccola mappa del percorso - conteneva al suo interno, conservato in una bustina trasparente, un frammento ricavato da una selezione dei rifiuti raccolti durante un’azione di pulizia della sponda del fiume.
Il lavoro prevedeva anche che durante il percorso gli artisti realizzassero una ripresa audio dei rumori, delle voci e delle conversazioni che le persone tra loro spontaneamente avrebbero intrattenuto camminando. All’arrivo al piccolo molo sull’Arno il lavoro ha previsto la presenza di un ambiente sonoro diffuso intorno al molo creato dalla riproduzione del file audio realizzato durante la camminata. Nello spazio del molo sul fiume il lavoro prevedeva la presenza di un natante realizzato dagli artisti con materiali di recupero collegato con un canapo alle due sponde del fiume. Nei giorni precedenti gli artisti avevano varato il natante facendo esperienza del suo uso per navigare da una riva all’altra come un’iniziativa di gioco e di possibile interazione ludica con l’acqua del fiume. Durante la camminata il lavoro prevedeva che i sette artisti si distribuissero lungo il percorso segnando le tappe principali di questa discesa all’acqua.
Il lavoro, infine, prevedeva, sia durante la camminata che all’arrivo sul molo e nell’acqua, lo svolgersi spontaneo di micro performances non programmate e agite dagli artisti in base all’adattamento all’ambiente e alla situazione prodottasi in esso. E queste si sono svolte sul molo e dentro il fiume con l’entrata nell’acqua del fiume di due artiste che hanno seguito fino ad immergersi completamente il canapo teso da una sponda all’altra.
Il fiume è rimasto un punto centrale di tutta questa indagine, individuato come punto d’origine ma anche come punto d’arrivo di una riscoperta e di un possibile ritorno.
Il titolo trovato è “Da capo a piedi nell’acqua. Un’azione collettiva”. La scelta di un’espressione frequente nell’uso idiomatico del linguaggio parlato in Toscana è un primo mezzo di avvicinamento tentato dagli artisti verso le persone del paese e sintetizza il percorso concettuale e pratico del lavoro.
Il lavoro collettivo risultato dai nove giorni del workshop riflette sull’importanza del fiume e sulla sua perduta centralità non solo nella vita degli abitanti del borgo ma anche nel luogo Parco Fluviale. Riflette contemporaneamente sulla pratica artistica come occasione di ritessitura di trame sociali interrotte e sul suo procedere virtuoso dalla ricerca teorica e formale in direzione di un risultato concreto, movimento questo, sintetizzato dal titolo dove il capo e i piedisono i due termini del passaggio dallo studio e la ricerca alla vita. I piedi che raggiungono l’acqua, fuori da qualsiasi metafora, sono quelli di tutte le persone coinvolte, degli artisti, dei partecipanti invitati all’azione e della gente di Pontassieve. I piedi nell’acqua, la disposizione al gioco, la deriva urbana, l’approvo imprevisto. Questa ricerca sul senso di comunità ha visti impegnati artisti, curatrice, galleria e comunità cittadina in un movimento di continui collegamenti, di connessioni e di scoperte che come primo risultato hanno posto la questione della responsabilità e della riappropriazione. I frammenti dei rifiuti, che gli artisti hanno nobilitato ritagliandoli e imbustandoli, sono un invito appunto alla responsabilità e alla presa di coscienza, prima di tutto, su ciò che alieniamo come non nostro e che al confine di questa distanza ingombra il nostro spazio vitale rendendolo inospitale. I rifiuti siamo noi. Sono parte di noi, delle nostre scelte e delle nostre pratiche quotidiane. Gli artisti prestano il loro impegno poetico per estendere una richiesta di attenzione che sembra essere il fiume stesso a rivolgere alla gente del posto. Rispondere a questo invito - di cui gli artisti sono i messaggeri – significa o potrebbe significare assumersi questa responsabilità ricreando il collegamento perduto con il fiume da un lato e con le nostre stesse parti dimenticate, quelle alienate nella posizione di scarti di cui non farsi più carico.
Il fiume di questo lavoro è il luogo d’origine simbolico ma è anche il luogo potenziale da riscoprire. Chiedere alla gente del posto di rispondere a questo invito, per gli artisti, significa avviare con uno scambio un processo di restituzione di senso. La forma dell’offerta, un frammento di materiale residuo delle nostre stesse vite, predispone con una modalità gentile a questo scambio. La potenzialità dell’incontro con ‘acqua esperita nella dimensione ludica dagli artisti stessi non vuole essere simbolo di un modo ipotizzato come corretto ma solo un invito a ritrovare questo contatto.
silvia petronici

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