Rinvenute casualmente sul ciglio di una pista ciclabile e giacenti in ordine sparso nel fossato ad esso attiguo, queste carte risultano volutamente abbandonate al proprio destino di rifiuto urbano.
Riverse e accartocciate (chissà da quanto tempo? ) sono state ripiegate minuziosamente su sè stesse, con metodico rigore, da qualcuno (lo “Sconosciuto” appunto), che le ha infine gettate a ridosso di un selciato urbano.
Queste carte, al di là del valore estetico/rappresentativo, si rivelano anche come segno della presenza (costante nel tempo) di un misterioso soggetto che officia, in maniera continuativa, un Suo cerimoniale.
Consciamente o non, egli vuole lasciare un segno, una traccia, un messaggio.
A ben vedere, l’opera d’arte, se vogliamo, è già “in nuce” nell’oggetto stesso, nella carta di quelle caramelle.
L’intervento dell’artista, semmai, è avvenuto ex post, limitandosi (in senso lato) a scorgerne la potenzialità estetica. Ed in ciò, forse, riposa la concettualità dell’opera.
E’ singolare notare come questa recente produttività dell’artista (comunque avvezzo all’utilizzo di materiale di riciclo), sia indissolubilmente correlata alla presenza e alle azioni di questo misterioso personaggio, all’aleatorietà e all’incertezza dei suoi rituali. Che fa quello che fa, indipendentemente dal destino che l’artista ha riservato ai suoi scarti.
Una silente e misteriosa corrispondenza sembra ormai sottesa tra questi due individui: periodicamente lo Sconosciuto lascia le sue carte e altrettanto periodicamente l’artista le raccoglie per dare vita alle sue realizzazioni.
Cionondimeno un dubbio attanaglia i pensieri dell’artista e ne alimenta i timori; e cioè che la rivelazione dell’identità dello Sconosciuto comporti in qualche modo la Sua dissoluzione.
Lo svelamento della magia avrebbe come conseguenza la fine del gioco.
Franco Bini
Critico
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