Mostre, Brescia, Rovato, 02 May 2015
“Penso che un'opera sia finita quando non ho più nulla da eliminarvi”; con questa ferma dichiarazione, affidata alla sua breve intervista, Kalo Mancuso ci porta direttamente al centro della sua poetica pittorica. Infatti Kalo cura molto l’elaborazione formale, puntando a evocare il brulicare stesso della forma, rappresentata in un suo stadio embrionale- germinale, ma non per questo meno stilisticamente rifinito. Risalendo ad una sorta di “rovescio” delle cose, questa pittura fissa il momento del passaggio dal livello di una corporeità percettiva inconscia e ancora “senza organi” al piano pre-semantico della sensazione e della percezione cosciente. Kalo dà voce, in altri termini, ad una dimensione precategoriale del pensiero, perfettamente esemplata, come egli stesso qui sotto nota, da quella sorta di morfogenesi del blu consegnata ad “Azzurro, #08”
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celeste,
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