presenta
XYZ… perdendo la primavera
Roma 22, 23, 24 settembre 2009 Teatro Furio Camillo
a cura di Lori Adragna
Performance di danza
Musiche di Antonio Vivaldi
regia e coregrafia Michela Mucci
ass. coregrafa Anna Buonomo
interpreti Santina Bitetto, Anna Buonomo, Giuditta Celesti, Eleonora Restelli
Installazione site specific
Laura Cionci
Dal 22 al 24 settembre 2009 si svolgerà presso il Teatro Furio Camillo la performance multidisciplinare intitolata XYZ… perdendo la primavera, curata da Lori Adragna.
Nei tre giorni dell’evento, a partire dalle ore 19, avrà luogo all’interno del teatro il vernissage di una doppia esibizione dedicata al tema dell’assenza della primavera nel gioco perenne del ciclo delle stagioni.
“Sul senso escatologico della stagione di rinascita e sugli esiti di una sua ipotetica assenza s’interrogano Bricolage Dance Movement e Laura Cionci, attraverso una contaminazione sinergica tra danza contemporanea e arte visiva” (Lori Adragna)
Il percorso prevede un’introduzione al quesito della scomparsa della primavera attraverso le immagini pittoriche dell’installazione dell’artista Laura Cionci, che accoglie il pubblico con un’elaborazione tridimensionale del rapporto tra il sole e la luna, in una ricerca volta al ritrovamento della “stagione perduta”. La performance prosegue con lo spettacolo di danza contemporanea che la compagnia BDM ha costruito attorno alle musiche di Antonio Vivaldi sul dramma dell’esclusione della stagione della rinascita.
info
Alessandra Buccione
349.8547966
TEATRO FURIO CAMILLO
via Camilla, 44 Roma 00181
www.teatrofuriocamillo.it
Testo critico a cura di Lori Adragna
Magma cromatico denso di metafore, la primavera è stagione di rinascita; trionfo della vita sulla morte; stagione di ogni singola, inimitabile emozione. E ancora: traslato dell’unione tra microcosmo e macrocosmo, tra spirito e materia. È lo scavare dentro di sé come fa l’alchimista per comprendere la sintesi degli opposti.
Sul senso escatologico della primavera e sugli esiti di una sua ipotetica assenza si interrogano Bricolage Dance Movement e Laura Cionci, attraverso una contaminazione sinergica tra danza e arte visiva.
E se la primavera svanisce? Se, come nel video d’apertura realizzato sull'allegro delle 4 stagioni di Vivaldi, l'equinozio primaverile rimane vittima di una nefasta ‘caduta’? È in scena al Furio Camillo l’interruzione anomala di un ciclo vitale. Le fasi stagionali, suggerisce lo spettacolo, non più unite al flusso eterno delle cose torneranno ad essere pensiero individuale, minando il processo d’espansione oltre i confini dell’Io.
Simbolicamente, nella rappresentazione emiciclica del periodo annuale, con l'inverno finisce la fase di crescita psichica (autocoscienza) e inizia la rinascita visibile (prevalenza dell'azione esteriore). Spezzata la contiguità di questo percorso interiore, l’esibita vestizione della danzatrice-primavera all’inizio della pièce, assume il valore di un atto edonistico fine a sé stesso. Tendenza all’annullamento dell'alterità e per dirla con Gillo Dorfles, sintomo di ''ipertrofia dell'Io” quale fenomeno peculiare dei nostri tempi.
In questa separazione traumatica le altre stagioni sono destinate all’isolamento: perdendo la propria identità e confondendosi tra loro diventeranno solo incognite (X Y Z). Annichilita la capacità di riconoscere l’altro da sé -dunque di riconoscersi- esse non abiteranno più l'assoluto, sperimentando una dimensione che si cela dietro la maschera della molteplicità: il nulla.
L’intensità di questa valenza conflittuale è espressa dal susseguirsi incalzante dei brani musicali e della coreografia. Anche i costumi hanno un ruolo fondamentale. Se la primavera indosserà i colori dell’arcobaleno -ponte simbolico tra Terra e Cielo- le altre interpreti vestiranno rispettivamente di bianco, di grigio e di nero. Secondo Lüscher, il bianco (estate) simbolizza l'indifferenziato, il sole, il trionfo dello spirito sulla carne; associato al nero (inverno) esprime la dualità, gli opposti: bene e male, luce e tenebre. Dove il grigio (autunno) è invece confine, terra di nessuno, separazione fra zone contrastanti. Ancora: durante l'esibizione questi tre costumi, divenuti interscambiabili tra le danzatrici, indicheranno il caos interiore, le difficoltà relazionali imposte oggi da una società anaffettiva e conflittiva. Sempre più difficile strutturare una valida autocoscienza, fino alla totale perdita identitaria che, sul piano di metafora, lascerà le interpreti nude.
La lettura del progetto multidisciplinare sarebbe incompleta senza l’approfondimento tematico offerto dall’installazione site-specific di Laura Cionci. In una visione ellittica, in cui lo spettacolo di danza rappresenta il climax di una storia, l’installazione equivale all’incipit e in qualche modo, suggerisce un possibile scioglimento.
Le fasi lunari riprodotte dall’accostamento di tanti piccoli dipinti sulla parete del Foyer danno vita ad un movimento grafico a onde. Movimento ripreso dai fili di nailon che attraversano lo spazio per l’intera lunghezza e ricadono a cascata dall’altra parte. Qui raccolti a mo’ di funi sostengono tre grandi quadri: il sole-autunno, il sole-estate e il sole-inverno.
Riferendosi alla capacità della mente di percepire corrispondenze tra i segni nel cielo e gli accadimenti terrestri, gli alchimisti affermavano che ciò che sta in alto è anche in basso, e viceversa. La mente soggettiva che si collega con la mente universale, secondo la tesi ripresa da Jung, è in grado di registrare la sincronicità tra le immagini percepite e il dispiegarsi della realtà, intuendone il sottile nesso simbolico. Ecco allora affiorare le implicazioni: la primavera non potrà più essere la gloria del sole, perché non più autenticamente reale ma frutto di un’illusione. Per non soccmbere alla vacuità bisogna allora varcare i confini del nulla, affondarsi nell’esistenza e comprenderne il senso autentico. Nel territorio concettuale, l’installazione ci offre una ‘chiave’ tra le tante possibili, per ritrovare la stagione perduta. Perchè la risposta è in noi: nella difficoltà di interpretare e riconoscere la primavera, sinonimo di rinascita, in una varietà di moti e colori, suoni e odori. Tutto questo dobbiamo sentirlo dentro di noi: come affermava Goethe "ciò che è dentro è fuori".
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