Mattia Ruggeri, che conosco dall’età di dieci anni circa, ha sempre dimostrato una forte individualità, mantenendo caratteristiche tali anche nelle fasi evolutive dell’adolescenza e giovinezza.
Egli ha ricevuto dal padre, non giovane, note di saggezza, e le sue espressioni artistiche sono in parte realizzate quindi, attraverso anche la saggezza del genitore, noto critico d’arte, che lo avrà sicuramente influenzato nel suo modo di rapportarsi alla vita quotidiana e di come fare arte, offrendogli molteplici orizzonti di percezione, e di osservazione. Infatti nella sua arte vi è un dialogo permanente che fa discutere, proporre, e rileggere le sue opere. La sua è un’arte multimediale prettamente interiorizzata, ed aggiungo, originale, tanto da inserirla nella contemporaneità, in un contesto senza tempo, atemporale.
Le sue opere, le sue fotografie che ottiene con tecniche speciali, personalizzate, siano esse di misure elevate o di pochi centimetri offrono punti di vista che condividono con le prime.
La vegetazione, un luogo, un oggetto qualsiasi si intersecano, a mezzo della luce onnipresente, rivelandoci un ambiente notevole per la contemplazione, che induce al piacere; da medico e da artista affermo che da un lato si può vedere la freddezza della tecnica, e dall’altro le sue opere inducono ad una calma voluttuosa, ed anche al lusso culturale.
La qualità delle opere è formale e temporale, ma anche sensitiva ed impulsiva nella funzionalità dell’ideazione.
L’espressionismo delle sue opere è di carattere funzionale e visivo, poiché induce all’attenzione ad un movimento di caduta e risalita della morfologia riprodotta, ed invita ad un ciclo di calma e riposo.
Nelle sue opere le componenti mediatiche sono condotte con razionalità tale da conferire loro un legame con l’arte del passato, in una trasposizione contemporanea che conferisce efficacia alla rappresentazione.
Dalle sue opere prorompe, una bellezza che trasmette inquietudine, attraverso una sensualità che produce emotività voluttuosa. Questi sentimenti propiziano gesti e tensioni e momenti di azione spaziale individualizzate.
Le sue rappresentazioni sono violentemente ottimistiche, perché le rende tali attraverso un certo numero di elementi, ma soprattutto attraverso le morfologie rappresentate con riflessione controllata e prodotte con la massima perfezione al rapporto tra l’uomo, il cosmo e la natura, capace di trasmettere quindi emozioni, sensazioni e sentimenti di elevato amore, che ci porta all’immaginario religioso e culturale.
La sua arte riqualifica l’uomo e lo pone al centro, in sintonia con l’ambiente, e rende così la sua opera contemporanea, conscia dei suoi rapporti con la storia dell’arte, interagendo positivamente con la natura in genere.
Egli trasforma le immagini che capta e gioca la qualità-tecnica in un altro tipo di qualità, qualità estetica ed artistica; agisce quindi tecnologicamente in un fatto esistenziale.
I suoi filmati sono la sensazione di sospensione tra una realtà concreta ed un sogno che si è avverato.
Quando si accinge a realizzare un’opera, egli pratica un rituale che diventa una cerimonia religiosa come se uscisse dal suo corpo ed attraverso sensazioni percettive, entra in un altro mondo, che attraverso il virtuale, poi si concretizza nell’opera d’arte; egli quindi, con l’immagine che capta, salva nell’arte quello che il tempo ci porta via.
Mattia ci rende quindi lo spazio, la supremazia dello spazio nel tempo, consegnandoci morfologie libere, avanzate verso un’opera di arte totale.
Francesco Martani
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