Ciò considerando, soprattutto, come si viva in tempi di pluralità delle fedi, tra contaminazione e conflitto, assimilazione e fanatismo,
e quanto una città come Napoli, che al caos ha da sempre tributato il suo più autentico culto, raccolga nelle sue strade il fluire di questa religiosità plurale, di questa religione allargata
che conta sulla capacità, e ormai anche sul dovere, di pensare per stratificazioni, intrecci, mescolanze, coabitazioni etc.
Dai culti misterici più remoti, dalle superstizioni antiche e contemporanee ai trionfi del cattolicesimo, fino alla contemporanea
presenza di vicini ed estremi orienti (Islam, Induismo, Buddhismo etc.) che qua e là mostrano la visibilità della loro devozione, Napoli offre agli occhi degli artisti una specie di cantiere apertissimo, un vasto giacimento di forme, icone,
temi, volti, gesti, riti, racconti, o anche il pretesto per inventarne di nuovi.
Con il contributo dei corsi di Pittura (Ninì Sgambati), Decorazione (Guglielmo Longobardo),
Scenografia (Tonino Di Ronza) abbiamo provato a trasformare la Galleria del Giardino in una sorta di Cappella Multireligiosa molto meticcia, anzi: assolutamente bastarda.
MARCO DI CAPUA, VALERIO RIVOSECCHI
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