Pettinelli trasforma il degrado in arte, giocando con suoi punti di fuga, costruendo prospettive vertiginose che fanno precipitare lo sguardo in un fiume di plastiche e acciaio.
I rottami, ferro, rame e cemento, residui di un'urbanizzazione cannibale e feroce, nel gioco del riflesso assumono le fattezze del labirinto, strade come viscere che si divorano l'una sull'altra, sentieri in cui perdersi con la consapevolezza che soltanto spostando completamente l'occhio è possibile uscrine.
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