Paper Heroes - Giuseppe Ciracì - Gianni Moretti
Mostre, Indonesia, Jakarta, 14 July 2010
Paper Heroes - Giuseppe Ciracì - Gianni Moretti

Paper Heroes è un’esposizione a due voci sole strutturata attraverso una serie di lavori su carta.
Giuseppe Ciracì (Brindisi 1975) ha una tecnica che lavora sul visibile e l’invisibile, su uno strappo creato dai materiali quasi fosse una lacerazione della superficie pellicolare, un’alternanza tra “scheletro e pelle” con una proprietà di codice poetico sapiente e dai tempi allungati. Spesso le sue opere a matita sono composte da una dinamica moltiplicata da più fogli che contengono un repertorio organizzato di informazioni a costituire un’unica narrazione. Nell’installazione centrale del Gaya Art Space sedici moduli di carta sono posizionati orchestrando e proporzionando la quasi assenza di tratti fisiognomici fino alla costipazione di insiemi di particolari specifici posti in ordine sparso, ma razionalizzato, intorno al foglio che accoglie la testa centrale come a raccontare l’impossibilità di incontro che avviene tra l’interezza del corpo e le relazioni tattili, tra sé e sé e tra sé e l’altro. In questa linea di tensione l’artista trova il clima della resurrezione di una cifra unica e ingiudicabile, capace di costruire erotismo anche nella definizione maniacale di un’ossatura o nella leggerezza persistente di un particolare anatomico. L’esigenza primaria di Ciracì è il cammino verso l’essenza accostato alla costruzione di presenze doppie dove abitano il fare e il pensare. Spossessare dalla propria identità il soggetto rappresentato sottoponendolo a un’asciugatura avviene attraverso la contrazione di una frattura metodica del suo codice artistico che aspira sempre più ad uno stato di trasparenza.
Gianni Moretti (Perugia 1978) pratica un’indagine che va nella direzione dell’indefinibile attingendo i suoi lavori alla realtà della percezione e aspirando ad essere molto più di ciò che appaiono. Il suo lavoro sembra sempre dimostrare di poter essere trasformato, riportato ad altra vita, acquisire nuova dignità. Requiem (365 singhiozzi per Dawson) è un’installazione site specific realizzata dall’artista durante la sua residenza presso il Mongin Art Center di Seoul. Si tratta di un lavoro che poggia sulla frammentarietà della decostruzione, su una poetica del riutilizzo della memoria e dell’aspettativa. La figura-matrice del lavoro prende forma e origine dalla statuaria greca che il giovane artista perugino disegna e impregna d’inchiostro per imprimerla poi sui singoli fogli di un calendario coreano srotolato al contrario, ovvero partendo dal 31 dicembre per tornare al 1 gennaio. L’opera oscilla sulla pratica artistica del processo nel senso di un continuo scambio tra visibile ed invisibile, sulle infinite possibilità della percezione retinica che lascia altalenante il posto a sensazioni più estreme e nascoste, a codici antichi ridefiniti per ottenere la visione necessaria e ossessiva di uno sguardo acuto, personale e estremamente contemporaneo.
Memoria e aspettativa possono far risorgere e far rinascere, diventare testimoni di un riscatto, di un’inaspettata apertura alla vita. Nei suoi spolveri come nei monotipi trapela continuamente un’attesa di redenzione, di resurrezione. Nell’opera c’è il senso del riscatto, un’attesa escatologica connaturata nella natura stessa dell’arte che si apre alla possibilità di risorgere nel senso di ri-fiorire, e germogliare, e germinare nuove direzioni, disseminare un ordine di mutamento nello stesso ordine delle cose per gestire tra quelle pieghe disubbidienti incantesimi e piaceri. Questo processo innestato da Moretti aiuta a cogliere l'enorme varietà e complessità che possono essere nascoste, ripiegate come immagini dormienti, in una semplicità solo apparente.

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