Dalla recensione di Roberto Russo: Proporre la traduzione di un testo considerato ispirato dal divino e inserito in una tradizione che pur contorcendosi alla ricerca di un nuovo spunto di riflessione, difficilmente si allontana dal sentiero aperto dalla consuetudine, che frequentemente si fa autolegittimazione, è, più che complesso, azzardato. Eppure Qohèlet. Parole di Verità di Stefano Momentè (Edizioni Andromeda) conquista da subito per chiarezza ed immediatezza.
Ad una prima lettura chi ha una certa familiarità con l'Ecclesiaste - il titolo proposto per parallelismo da san Girolamo per Qohèlet, dal momento che il termine ebraico significa Colui che riunisce ed ecclesìa significa riunione - individuerà subito delle notevoli discrepanze. Si ha l'idea che una traduzione molto aderente all'originale privi il testo di arrivo del respiro poetico o più generalmente stilistico. Colpisce, al contrario, quanto la presente traduzione restituisca al testo freschezza ed incisività inattese.
Diciamo la verità: leggendo la Bibbia, talvolta la troviamo di difficile comprensione. Chi non si è mai chiesto cosa volessero realmente significare espressioni come "figlio dell'uomo", ad esempio, o "Dio degli eserciti" o, ancora, "Vanità delle vanità, tutto è vanità"? Farà piacere verificare, allora, quanto sia stato sensibile a tali istanze Stefano Momentè nel tradurre e nel rendere cristallino il messaggio, spesse volte opaco, di Qohèlet.
Nell'introduzione Momentè avverte il lettore che buona parte dell'originale poesia è stata sacrificata al bene della chiarezza; sono lieto di poter dissentire. Il testo, che ho "divorato", è ricchissimo stilisticamente e animato da una sottile poesia che lascia una profonda traccia nell'immaginazione del lettore.
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