critico sulle mie opere a cura della
dott.ssa Paola Simona Tesio uscito
sul nr. 39 (Aprile-Maggio) del bimestrale
d'arte Art&Art (Acca Edizioni - Roma
pag. 142 - 144):
Le linee dell’anima
a cura di Paola Simona Tesio
Nulla avviene per caso. Lo sosteneva anche Karl Gustav Jung quando parlava di eventi sincronistici. Intendendo con questo termine la contemporaneità di due accadimenti collegati in base al senso ed in modo acausale e sottolineandone altresì l’impensabilità di una connessione causale. “Coincidenze significative” in cui due episodi apparentemente differenti quali quelli psichici (fenomeni onirici, idee, presentimenti) coincidono con un fatto esterno, fisico (oggettivo ed obiettivo). Tuttavia entrambi presuppongono a loro volta un livello di risonanza significativa, determinato dall’unus mundus junghiano, in cui risiedono gli archetipi, contenuti inconsci innati e comuni a tutti gli uomini.
Analizzando l’operato artistico di Paolo Canale emergono queste riflessioni, rese ancor più evidenti dalla sua ricerca pittorica, in cui alberano contenuti linguistici che conducono ad archetipi, che pur non essendo pienamente comprensibili, non sono mai casuali. Il moto che guida la sua ricerca stilistica pare essere generato da un passato ancestrale, ignoto, che ne costituisce la traccia: sintetica, come il gesto tracciato dall’uomo preistorico; essenziale, quanto le linee che appaiono sul terreno acre del deserto di Nazca. Del resto dalla sua esperienza filosofica e spirituale egli trae le configurazioni astratte che divengono concrete sul supporto; più materiche sulla tela, più delicate ed auliche sulla carta. Forse, come egli stesso sostiene, la sua ispirazione creativa deriva da una vita antecedente, anelito che sussurra nell’esistere presente.
C’è un universo microscopico racchiuso in ogni segmento, tracciato a mano con estrema perizia. Sussiste un mondo che non ci è dato di conoscere pienamente in quanto è criptico; come tale richiede infatti di essere svelato attraverso un lungo processo di conoscenza. Ma vi è anche una dimensione più macroscopica in cui abitano elementi cosmologici ed in cui vivono e si dispiegano quelli naturali, come acqua, aria, terra e fuoco.
In questo suo fare possiamo percepire evidente il concetto di estetica teorizzato da Baumgarten; una fondazione razionale della poetica, dove l’arte è come la costituzione sensibile umana ed è in grado di rappresentare altresì la perfezione. Quest’ultima non intesa in modo assoluto bensì data dal dispiegarsi di un determinato dominio conoscitivo; non esclusivamente sensibile ma anche “sensitivo”. La bellezza risulta allora coesa con la sensibilità. Per Baumgarten il poema è il discorso in cui i termini verbali si strutturano in rappresentazioni. Un “dialogo” poetico ove si crea un rapporto non tra parole e cose ma tra i vocaboli e le raffigurazioni che essi suscitano nell’anima. L’astrattismo simbolico decorativo di Paolo Canale racchiude in sé questa interpretazione.
Dal punto di vista formale affiorano alcune reminiscenze tipiche di Vasilij Kandinskij riscontrabili nelle forme geometriche, nelle doppie eliche che anticipano la struttura del Dna. Riflettendo attentamente ci si accorge però che è stata una scoperta casuale la scintilla che ha permesso a Kandinskij d’ideare i suoi primi lavori astratti, da cui nascono masse, colori, linee e forme che troveranno successivamente un ardito compimento. Il primo acquerello di tale stile, quasi sonoro, viene creato in seguito a quella svolta. Kandinskij rincasa al crepuscolo, dopo aver terminato un lungo ed affaticante lavoro ed è colto dal bagliore di un quadro d’indescrivibile bellezza. L’enigmatico dipinto null’altro era che una delle sue ideazioni, che appesa di traverso ad una parete lasciava intravedere nuove significazioni. Come egli stesso scriveva «l’anima è il pianoforte dalle molte corde».
L’inconscio collettivo è una parte della psiche il cui contenuto non è una mera acquisizione individuale, ma è dato da assonanze archetipe, forme determinate che sono presenti nell’uomo in modo universale. Ecco allora che si spiega perché le linee che rievocano il Dna sussistono in pittura ben prima della scoperta scientifica avvenuta per ingegno di James Watson e Francis Crick, che nel 1953 ne rivelarono al mondo la dinamica struttura. Reminiscenze, assonanze, déjà vu, concerti interiori, emozioni difficilmente traducibili coi vocaboli del linguaggio ordinario, sono elementi che fanno parte del nostro inconscio collettivo ed è da questo patrimonio, talvolta alchemico ed onirico, che Paolo Canale attinge linfa per nutrire le sue rappresentazioni. Si snodano sul candore del bianco, simbolo di eterna potenzialità, innumerevoli conformazioni in cui si possono leggere le linee dell’anima. Dai primi disegni monocromi tracciati col solo nero, quale fusione assoluta di tutti i colori, si librano forme avvincenti, in cui incontriamo il nostro vissuto primordiale. Possiamo scorgervi fattezze umane ed animali, elementi chimici e spirituali, esperienze empiriche, costellazioni, cellule. Successivamente prendono corpo colori più accesi, rossi intensi, azzurri trascendenti, verdi vibranti, oppure il blu cobalto e l’arancio acceso; in essi s’interseca l’argenteo sovrapposto, che crea punti di convergenza o dona tridimensionalità alle composizioni. Interessanti le raffigurazioni marine, in cui nello spazio neutro e silente, come le profondità dell’abisso, emergono forme che rievocano dei pesci dalle squame disposte in un’insolita raggiera simile alle infiorescenze delle rose.
Alcuni lavori sono abitati da codici apparentemente intraducibili come i pittogrammi e gli agroglifi tipici dei crop circle, anch’essi eseguiti con tecnica minuziosa e seducente. Memoria biologica, eco del passato, contemporaneità o contingenza, percezione, empatia, visione, premonizione, sono tutti caratteri presenti nella poetica di Canale.
«L’arte vera – scriveva Kandinskij – agisce immancabilmente sull’anima». Opera quest’azione mediante colore, forma, linea e superficie. Elementi imprescindibili che entrano in contatto con il movimento. Il raffigurato non è mai statico poiché emana sentimenti sublimi oppure traspone sensazioni. Odori, profumi, energie emergono dai tratti pittorici. Del resto attraverso la disciplina della neuroestetica si sta recentemente cercando di comprendere gli influssi dell’arte sul cervello nel tentativo d’indagare quei meandri sconosciuti dove s’incontrano corpo ed emozione. La finezza e l’accademismo del passato non sono morti, semplicemente sono trascorsi. Possono essere ricordati ma non imitati. I quadri devono lasciarsi leggere con lo spirito ed essere capaci di narrarci una storia. La storia di un’umanità che è sì gettata nel proprio tempo ma è in grado di guardare verso l’avvenire senza essere indifferente all’esperienza del passato. Nell’epoca contemporanea non c’è più bisogno di trasferire sulla tela la riproduzione del reale, occorre invece far vibrare le corde del cuore. L’arte di Canale racchiude questo sentire: non è mera imitazione, è il farsi di un’idea, che si svela tra le linee dell’anima.
Commenti 6
decisamente meglio, ma il titolo
in copertina (e non solo) ingannava,
è scritto come allo specchio, ciao :)
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