Ogni artista come un capitano Achab, come un Ismaele vagabondo, naviga dentro la propria anima, mai spinto dall’odio ma dall’inquietudine che lo muove alla ricerca dell’emozione irripetibile, perfetta per quietare l’insaziabile, profondo bisogno di bellezza.
Attraverso i suoi sensi trasferisce la ricerca oltre il suo corpo, esamina, analizza tutto ciò che lo circonda in attesa di sorprendere e afferrare l’emozione pura, diversa ogni volta, migliore di quella già vissuta, più modesta di quella ancora da vivere.
Filtrato dai sensi ogni soffio di vento, ogni solco, ogni profumo, ogni bagliore sull’acqua, dà l’illusione di aver catturato la preda.
Ma solo per il tempo necessario a dare corpo alla sua percezione l’anima dell’artista è assolta.
L’illusione è breve, un istante dopo egli è deciso a gettare di nuovo la rete della sua immaginazione certo che là è già pronta una nuova, sconosciuta, straordinaria preda per placare la sua amata pena.
Tutti i tentativi di trattenere l’emozione sono diamanti che l’artista ci regala.
A noi il dovere di gioire della bellezza che scorre in ogni opera, di osservare indiscreti qualche angolo del giardino segreto e anche se non potremo mai leggere interamente la proiezione dell’anima dell’artista nella sua opera, riusciremo a percepirne qualche riflesso attraverso i nostri sensi, perché le emozioni sono universali non hanno età, tempo, luogo, cultura.
Sciogliamo il nostro cuore, lasciamolo battere liberamente, lasciamoci condurre dalle sensazioni, che gli occhi vedano, le orecchie sentano, odoriamo l’universo cerchiamo di afferrare l’illusione e saremo anche noi l’artista assoluto, scopriremo beni preziosi, gioielli inattesi nei giardini segreti delle anime che ci accompagnano nel viaggio.
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