Mostre, Latina, 25 June 2011
. Nelle sue opere la figura umana assume connotati alienanti, i soggetti delle sue creazioni sono quasi sempre figure in bilico tra realtà e miraggio. I suoi personaggi sono siluette senza spessore, privi di tratti somatici che si muovono in uno sfondo multicromatico che ricorda le sottili linee che comparivano sullo schermo della tv nel momento in cui il segnale si perdeva e la trasmissione veniva interrotta. Nelle sue composizioni prevalgono i toni freddi che denotano distacco accanto ad altri colori che invece tentano di ripristinare un’armonia all’interno del quadro. Il suo lavoro dal 2006 è concentrato sugli aspetti legati alla tv e al rapporto tra individuo e mass media, su quell’aspetto inquietante e suadente che lega le nostre vite ai mezzi di comunicazione, ed è proprio su questo legame direi quasi forzato che Assenza fonda tutta la sua poetica, restituendo a noi spettatori il suo modo di percepire e costruire le immagini. Accanto a quella che è la caratterista più importante del suo lavoro ne va aggiunta un’altra che non si discosta molto dalla prima ma è bensì complementare. In quasi tutte le sue opere da quelle pittoriche a quelle performative emerge l’incomunicabilità tra i soggetti e l’aspirazione vana di possedere la persona o l’oggetto del desiderio, elementi strettamente legati alla relazione che intercorre tra l’individuo e i mezzi di comunicazione di massa. La tv, la pubblicità, il cinema non fanno altro che imbottire il fruitore di messaggi subliminali, nel tentativo di instillare nelle menti una forma di misteriosa dipendenza che fuorvia a tal punto tanto da spingere lo spettatore a rimanere incantato di fronte a qualsiasi prodotto e indurlo a desiderare tutto ciò che gli viene presentato dinanzi. L’artista traduce graficamente questo desiderio di possessione in figure che tendono le braccia verso l’oggetto del desiderio oppure in vojeur che lo scrutano avidamente. Paolo Assenza piuttosto che reagire cercando legami materiali con la tecnologia crea un mondo parallelo nel quale il senso di perdizione e snaturamento inquina la realtà quotidiana, avvicinandosi di più alle atmosfere immobili e fittizie di un grande esempio di pop art americana come David Hockeney.
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celeste,
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