Il progetto espositivo nasce dalla collaborazione con il noto gallerista Emilio Mazzoli, personaggio di grande rilievo nell’arte contemporanea italiana ed internazionale.
L’artista descrivendo il suo lavoro “In questo ciclo di opere credo si possano sintetizzare le esperienze del mio personale vissuto esistenziale ed artistico. I segni, le tracce, i colori, la materia che hanno inizialmente rappresentato forme antropomorfe, forme cellulari e fecondazioni, assumono ora nuove sembianze: come in una mitosi in continuo movimento, i soggetti suggeriscono il punto di nascita ed una continua evoluzione, quest’ultima in bilico tra l’esistente e il visionario. I soggetti non sono descrittivi, ma identificano concetti, sensazioni, impronte che si susseguono e che parlano di Presente, di quotidiano, di viaggi e di amori, lo fanno raccontando di storie comuni, collettive, di antichi ricordi dai toni, ora pacati, ora dirompenti. La grafite e le parole che attraversano il colore di-segnano allora le emozioni, tracciano contorni, celano corpi originati in un tempo Remoto”.
Nel catalogo, edito da Edizioni Galleria Mazzoli, sono pubblicate le 23 opere in mostra, tele in grande formato, carte e carte intelate, la tecnica è mista, olii, grafiti e resine acriliche, colori stesi, sovrapposti, a volte grumosi, materie solcate da segni calligrafici accennano corpi, alludono anatomie.
Luciano Rivi scrive “…Ersilia Sarrecchia, da parte sua, compone radiografie corporee anche per via di energia mnemonica. Torsi, membra e sessi femminili vengono evocati, senza dimenticare di lasciare evidenti tracce della loro dimensione corporea, attraverso le tante possibili risonanze di una stanza della memoria. Nello spazio individuale, circoscritto ma permeabile della coscienza, la stratificazione di presenze figurative si fa inevitabilmente complessa: segni, macchie, elementi pittorici, accenni più o meno articolati e compiuti di scrittura dicono di un universo in formazione, di un processo generativo; attinente, quest’ultimo, con effetti di sovrapposizione e coincidenza, tanto alle ragioni del fare artistico quanto a quelle della vita.
..le opere di Ersilia guardano alla carne per segnalarne piuttosto l’elemento di vitalità e l’aspetto generativo. Nello stesso tempo, le tracce che si depositano sulle superfici pittoriche a imprimitura prevalentemente chiara (ma “il bianco non esiste”, avvertiva Gina Pane in una sua performance) dicono insieme di una fatica e di uno sforzo, testimoniano un vissuto attraversato anche da lacerazioni. Perché anche su quelle tele, come sul corpo, sono tante le possibili declinazioni del rosso, verso il magenta intenso di fasci muscolari, il carminio di graffi sulla carne viva o i toni freddi e sporchi di liquidi post-parto”.
Marco Ramundo
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