Mostre, Firenze, 01 August 2008
Il Barsciglié – Uomo, Artista, critico e poeta

MILANO 1981


..parlare è dir poco dell'artista Giuseppe Barsciglié, raccontare in molteplici riprese, ..forse, è più facile!

Giuseppe Barsciglié possiede una personalità -- ma forse, per le ragioni che si chiariranno più avanti, meglio converrebbe insistere sul temperamento -- recepibile subito e per intero sia da chi ne osservi l'attività svolta, in un periodo più o
meno esteso, sia da chi si occupi di una sola sua opera, non importa a quale periodo essa appartenga. Si tratta, invero, di radicata fedeltà ad una precisa tematica, che tuttavia non può e non deve apparire, a seconda dei casi, costituzionale immobilismo ripetitivo, esiguità.o esilità delle risorse espressive, programmato bloccaggio entro un'operosità monocorde.Più esattamente, Giuseppe Barsciglié si manifesta,eseguendo una sua corrente artistica e non di poco valore.
Nel corso dei quindici,.e più lustri della sua attività, alius et idem. Per uscire dalla citazione erudita, che tuttavia ha il pregio d'una appropriata essenzialità icastica, è utile individuare codesti due aspetti (l'ansia del nuovo e la perduranza dell'intenzione di fondo), solo in apparenza contrastanti,. quali autentiche componenti primarie d'una espressività configuratesi pienamente e senza scorie in ogni singolo risultato. Da una parte, la costante aspirazione a realizzare un oggetto-spazio guizzante e. sfaccettato, dall'altra, un assiduo rinnovamento delle modalità operative, alla luce delle più avanzate acquisizioni del linguaggio contemporaneo, vagliate attraverso una personale e 'minuziosa verifica, spazio dopo spazio. 'Oggetto-spazio ho detto.
Ebbene, la più vistosa delle opere di Giuseppe Barsciglié "" siano esse tridimensionali oppure delineate su di una qualsiasi, superficie (collages, disegni, bruciature,
incisioni,pressìoni,manipolazioni materica di argilla, stucchi e paste d'olio, cobalti e resine). Questa sua alchimia consiste, senza dubbio, nella assoluta insofferenza per un' inquadratura immobile o alcunché di simile.
Non sopportano delimitazioni o conclusioni esterne, animate come sono da una irrefrenabile vitalità proveniente principalmente dalla identificazione irreversibile di oggetto e spazio, i quali non si pongono più come i distinti fattori
(contenuto e contenente) d'una incomponibile d1alettica.
Certo, risulta inatteso siffatto atteggiamento in un artista vissuto quasi, esclusivamente a Napoli - ed ivi formatosi nel primo venticinquennio del dopoguerra in una città che in questo secolo non può annoverarsi fra le sedi significative
di secessioni o di movimenti d'avanguardia. In queg1i anni e poco dopo, i so1i autentici fermenti di rottura con 1a
tradizione foca1e di vita assai grama provenivano da1 post/impressionismo di Ciardo, dal cubo-futurismo di Notte, da11'astrattismo di Giarrizzo. Si trattava di un rinnovamento qualificato e serio ma di moderata incidenza su alcuni non formati gruppi di studenti de11 , Accademia coi qua1i Barscig1ié ebbe per a11ora, contatti più casua1i ed effimeri che sistematici,
Assiduo ag1i appuntamenti artistici qua1i ad es: grandi mostre curate da11a Ga11eria d'arte moderna a Roma, Bienna1i di Venezia, dichiarato ammiratore di Modig1iani,Arò de11a collezione Guggenheim di New York e i Chillida, di Tapies e g1i Armi tage de11e rassegne veneziane. Trae tuttavia 1a propria ispirazione da11a sua intrinseca vena artistica evincendo uno sti1e unico,raro ed ancor privo di battesimo.
I1 giovanissimo Barscig1ié riscopriva se, fin da ragazzo, una sensibi1ità moderna ancor prima di aver chiare 1a quarta dimensione picassiana e 1e suggestive modu1azioni spazio/tempora1i di un Klee.o di un Kandinskj. A cominciare dai suoi tentativi d'avvio, ha avvertito indifferenza a scandire i piani entro un involucro prede terminato ed ha preferito sopprimere i contorni dell'inviluppo struttura1e,
stemperandoli ,in uno s1ancio centrifugo fortemente pittorico e scattante sotto 1a spinta de11 , avvenuta sva1utazione de1 nucleo volumetrico interno. Da11a sua innata libertà si è sentito portato a concepire l' oggetto stesso come spazio, articolandolo sommuovendolo con vigoroso dinamismo. E tanto basti su11a continuità de11'assunto, per così dire, programmatico.
Nel correlare l'apparato sintattico ed. espressivo alla sua vibrante interiorità,e nell’ impiegare 1e moltep1ici tecniche e i vari materia1i ha, quindi, resistito con energia a11e insistenti sollecitazioni ambienta1i verso un napo1etanismo pseudo-folklorico e passatista. Piuttosto, ha sempre guardato con estremo interesse alle ricerche de11e varie avanguardie, anche a que11e più audaci, senza mai farsi irretire dai convenziona1ismi de11a moda o cadere in avvenirismi esibizionistici e vallaitri.
Nondimeno è i1 caso di sotto1ineare che la pa1ese apertura deg1i organismi compositivi è avvenuta, ed avviène tuttora, per conquista progressiva. Il processo di affinamento della massa p1astica s'è andato rea1izzando in rapporto gradua1e dissolvimento delle compattezze naturali promosso da ragioni intrinseche alla forma medesima e non da escogitazioni mentali. L'arco evolutivo è, senz'altro, ampio e lungo le seriazioni dei passaggi vanno a collocarsi con naturalezza le singole opere, contrassegnando l'una un «momento», l'altra in altro «momento», come s'indicherà più avanti nel futuro.
Giova fin d'ora precisare, però, che non si tratta soltanto di un successivo ascendere del livello qualitativo. Le singole. fasi presentano i loro raggiungimenti, i quali, ciascuno per la sua parte, posseggono requisiti di indiscutibile validità sul piano della resa definitiva; ovviamente, se visti in una rassegna panoramica, essi sono
attestazioni palmari di un'inquieta mobilità e di una stimolante insoddisfazione, nonostante i suoi ineccepibili colori.Tutto sommato, nell'interazione, curata sempre al meglio sì da apparire all' osservatore frettoloso erroneamente spontanea, fra il momento interiore e quello esteriore, fra elaborazione immaginativa e realizzazione concreta, Barsciglié palesa in ciascuna sua opera un equilibrio raro e sicuro perché fondato su una incrollabile serietà morale. E ' proprio qui, nella sua illuminata consapevolezza, l'elemento risolutore d'ogni possibile disparità fra la persistenza dell' intenzione e la diversità dei risultati. Codesta coerente flessibilità, a mio avviso,procede da una fertile vena inventiva attraverso il sapiente dominio di una tecnica raffinata e posseduta fino in fondo per diretta partecipazione. Mette conto menzionare il lungo
apprendistato esplicato, con assiduità negli anni giovanili con il padre pittore e scultore e proseguito durante la prima attività professionale con applicazioni prevalentemente di routine. Fu allora che Giuseppe Barsciglié assunse una disinvoltura non comune nel trattare.i diversi materiali fino a disporne liberamente. Dopo il primo periodo dedicato all'università nel travagliato studentesco 1973 / 77, quasi
inavverti tamente e come per un naturale maturare degli eventi, iniziarono le prime esperienze,caratterizzate da un autentico impegno formale. Appena dopo il servizio di leva a. u. c.nell' arma dei. Bersaglieri, il giovane Barsciglié elabora a Torino,gli enormi pannelli decorativi a sbalzo per il frontale della casa automobilistica Pininfarina Bertone(1972- 74).
Quegli anni contrassegnano, appunto, l'apertura d'un processo destinato a rapida evoluzione. Infatti, accanto al grezzo ed impacciato retaggio di un «Novecento »,poco o nulla condiviso, si notano, qua e la gli interessanti risentimenti delle tematiche dell'«Art Nouveau»: nell'intenso fremito pittorico e scultoreo della coppia di leoni dalle acute e modulate profilature. Anzi, in quest' ultimo caso, par proprio di ravvisare la sommessa ma ferma enunciazione d'un
programma, più intimamente presentito che formulato con logico rigore.
La svolta fu decisiva, col nuovo decennio aveva nizio una seconda fase in cui l'operosità precedentemente spesa refluiva in opere animate, adesso, da una chiara visione delle problematiche espressive. Ha una sua importanza aggiungere che i fermenti da tempo operanti ed i conseguenti sviluppi si manifestavano e prosperavano in una zona di Napoli veramente tipica. Dapprima la bottega di via Monte di
Dio e poi lo studio di gruppo in via Solitaria, al pari del vicinissimo Istituto Reale d'Arte ove ha iniziato suggestive lezioni pittoriche con il suo insegnante Giuseppe De Siato, riflettendo pian piano ai suoi insegnamenti sulla Pop-Art e Body-Art nella sezione «Pittura e Metalli» , hanno tenuto Barsciglié a contatto quotidiano e prolungato con un ambiente popolare di cui ebbe a risentire nel più civile dei modi.
La zona del Pallonetto a Santa Lucia, cara alla narrativa del Marotta di quegli anni, gli ha fornito un tonificante nutrimento culturale improntato segnatamente dalla ricchezza di umori e dalla trascolorante immediatezza d'una umanità inquieta e condannata da sempre alla consuetudine dell'espediente. La cornice ambientale s'accresce di suggestione, dato che, nello sfondo di impalpabili ricordi dalla Napoli più antica. (la. paleopoli del sacolo VIII a. C.)
reca, com'è noto, presenze concrete di una perdurante stratificazione: dai ruderi romani della villa di Lucullo al settecentesco palazzo sanfeliciano Serra Cassano, dalle chiese di S. Maria degli Angeli e della Nunziatella a quella, davvero splendida, di S. Maria Egiziaca a Pizzofalcone, con due punti fermi costituiti dalla residenza del compianto libraio antiquario Casella e dal teatro Politeama. Essendo io stesso testimone della lunga permanenza di Barsciglié in un quartiere così significativo, era inevitabile che ne facessi parola. M'è sempre parso, a dire il vero, che alla coscienza dell'amico operatore provenisse da codesta complessa situazione una linfa intensamente umana, ben al di là dalle stereotipie di un esteriore colore locale, per solito visto come festoni di biancheria sciorinata da balcone a balcone, o
come fanciulli semivestiti o uomini e donne propensi a scaltrezze varie ed ammiccanti, da contrattare un fervore di floride iniziative nell'area più innovatrice delle arti contemporanee. Soprattutto, la nuova scuola fornì all' Artista G. Barsciglié ormai maturo stimoli a inedite sperimentazioni, specie nell' alchimia del colore, il grande «Crocifisso» e la decorazione aerea per la Banca d'Italia a Pescara (1979-82) sono conferme del cammino ormai imboccato con sicura scioltezza e che invece subì un'imprevedibile interruzione.
Barsciglié s'ammalò seriamente e la lunga convalescenza gli costatò una battuta d'arresto considerevole (.. non avrebbe dovuto e potuto più dipingere,.. quell'alchimia di tecniche d'arte da lui conquistata e trasformata in mille modi per migliorarsi nel tempo, lo portava pian piano..”dal non più ritorno”).
(per miracolo..la sua salute migliorò).
Intanto, Barsciglié riceveva,la cattedra a Firenze (1985) e, da Sorrento dove viveva, lascia i genitori per raggiungere definitivamente la città che gli apre infinite vie all'Arte. Il temperamento di G. Barsciglié è temerario-inconscio; la ripresa c'è stata con una serie di proposte assai ricca, come sempre. Moltissimi i dipinti su tela, incisioni, decorazioni aeree,sculture , argille, ed alcuni bozzetti di bronzi per le due versioni di «Esplosione» per la Città di Brindisi e portogruaro (1983 -85) presentano sviluppi ulteriori rispetto alle tematiche di cui s'è detto; segnatamente, l'intensificata metrica spaziale rivela vibranti concitazioni costruite su rapporti di continuo mutevoli e non si ferma neanche per i suoi allievi dello Liceo Artistico di Firenze, dove in tre mesi porta sulle sue pareti interne, gigantografie scenografiche con rilievi di stucchi cromatici, eseguendo le rimembranze di Villa dei Misteri di(Pompei) e balconate sul mare di Villa Rufolo
sessanta metri lineari di bassorilievi aerei.
Anzi, negli ultimi anni, riprendendo positive esperienze già avviate un decennio prima varianti di una lunga serie di incisioni su rame e zinco, sbalzi su laminati classici e in oro. Barsciglié realizza gioielli di raffinata fattura e di originale novità presentando negli U.S.A a Los Angeles e San Francisco. In questi gioielli di rara fattura si avverte una rielaborazione dell'ordito ritmico-lineare ormai chiarito, concedendo vividi risalti ai partiti luministici e cromatici propri dei preziosi materiali impiegati.
Ora, nel trarre una conclusione sull'attività artistica di Giuseppe Barsciglié ne va ribadita la perfetta integrazione e la reciproca interdipendenza fra il momento immaginativo e quello esecutivo. Non di rado si sostiene, e per un certo aspetto non a torto, che l'artefice s'esprime principalmente nel progetto, mentre l'effettiva produzione del manufatto pertiene ad una comunicazione tutta espressa nel dato esteriore. Ciò massimamente viene affermato per l'architettura. Giuseppe Barsciglié rappresenta, in questa angolazione, un caso abbastanza singolare, in quanto per
solito lega l'accensione inventiva alla realizzazione pratica, con naturale immediatezza. Però, non nel senso di un «prima» e di un «dopo», o in un avvicendamento scandito dal rapporto causa-effe:Il sottile e laborioso intreccio delle ricerche formali non passa, dunque, attraverso appunti disegnati su un foglio,né tanto meno perviene ad un progetto definitivo o comunque operativo da affidare in una fase prettamente esecutiva alla competente sfera tecnica - poco importa se la espleti l'autore medesimo oppure un esperto subentrato solo a questo punto. L'idea figurativa Barsciglié la svolge e la porta a compimento direttamente durante il pratico intervento tecnologico, cosicché l'opera assume risultanze compositive chiaramente scelte nel vivo del processo realizzativo in cui, all' occasione, gli accade di risol vere ogni eventuale dubbio e perplessità di fronte alla gradualità delle effettive soluzioni, non di rado suggerite proprio dalle implicanze della tecnica e dalle peculiarità del materiale emergenti soltanto all'atto dell'impiego.
Naturalmente sarebbe agevole puntellare siffatto comportamento con citazioni da Lodoli, Semper, Gropius,Focillon o da chiunque altro. Sembra il caso, invece, di richiamarsi alla situazione additata dal macchiaiolo Cecioni già un secolo fa, quando osservava che la tecnica dall'antichità s'era visto assegnare un peso eccessivo, mentre, con errore analogo ma di segno opposto, sul finire dell' Ottocento veniva del tutto mortificata. Dal che si ricava che fin da allora era principiata la trascuranza per tutto l'armamentario di norme, prescrizioni e strumentazioni che, se era divenuto un mito sterile ed obbligante per se stesso, non per questo andava soppresso pari pari. Va detto,semmai, che la denuncia violenta quanto geniale del Dadaismo contro codesto asservimento all'empirismo circoscritto del mestiere per il mestiere e contro l'estraniante tecnicismo invalso con l'età industriale nella nostra società è persino divenuta, per molti gruppi di operatori odierni, gratuito gioco convenzionale, vanitosa seppur disadorna ostentazione, moda e quindi conformismo. Anche l'anti-retorica può avere una sua retorica, tanto più che l'incontro col pubblico
continua a verificarsi con le stesse modalità di sempre, e cioè attraverso il canale talvolta oscuro delle gallerie e con l'avallo d'un catalogo redatto da un critico più o meno illustre per concludersi possibilmente con l'esborso di non pochi quattrini da parte di un acquirente per solito ben «situato» all' interno di quel sistema che, con calde e vibranti parole, viene in altra sede puntualmente contestato.
Orbene, le tacite proposte di Barsciglié, relative all'indispensabilità di far coincidere l'«ideazione» con la «rappresentazione», muovono soprattutto dalla volontà di sostituire ad una realtà parcellizzata ed abnorme un'altra affatto umana e positiva. Non so se gli sia nota, ma trovo probante, al riguardo, la distinzione che nel 1923 Majakovskij faceva tra l'avanguardia che esibiva «inutili costruzioni di latta e di fili di ferro» e quella che al di là del risultato «formale» mirava ad un'efficienza concretamente apprezzabile. Ho potuto constatare la validità di tale affermazione numerose volte nel corso delle mie personali esperienze e riflessioni. Del pari mi risulta quante resistenze Barsciglié abbia incontrato ed incontri tuttora quando ammonisce a correlare strettamente, nel corso della didattica dell'istruzione artistica, il cosiddetto disegno professionale al laboratorio. Il medesimo progetto, egli giustamente sostiene, non può valere per un'esecuzione che si realizzi in una qualsiasi tecnica e con indifferenza rispetto al materiale d'impiego.
Il che, trasferendo la questione dall' ambito ristretto d'una congiuntura casuale a quello più generale del comportamento morale, evidenzia la necessità di adoperarsi per risollevare la produttività dal meccanicistico e mercante livello cui è stata abbassata in seguito ai molteplici e ben noti condizionamenti d'un capitalismo estraniante ed egoistico. Infatti, soltanto la rimozione dell'asservimento
indiscriminato degli individui a ciascuna delle diverse fasi del processo realizzativo ci libera dall'incomunicabilità e,per conseguenza, dal sopruso sociale. Si tratta, tutto sommato, di riportare alla sua pienezza quella dignità dell'attività umana indispensabile ad una delle più elementari condizioni del vivere sociale.
Proprio per tali ragioni, se al presente scritto dovessi dare un titolo veramente adeguato, sceglierei senza esitare: «Barsciglié o della tecnica come arte ».,
Nel caso, adotterei anche un sottotitolo: <> ,trasformando in motto programmatico un pensiero di Leonardo Sinisgalli ; a meno che non preferissi,sempre attingendo dalla medesima fonte, un' altra affermazione più calzante ancora: «L'artefice industrioso sporta il materiale nello stomaco».

Firmato:
IBRAHIM KODRA -Milano 1981 )


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