Adesso, dunque, ecco come - non - guardare il mondo ruffiano. Cioè di Ruff. Questo Ruff qui, che di nome fa Thomas ed è un tipo che manco Wikipedia in italiano lo riporta. «Dunque, uno figo» si direbbe, con la solita esterofilia che s'alimenta. Che propone il teutonico Ruff? Immortala il potere dell'immagine deformata al tempo dell'immagine deformata al potere. In due parole: effervescenti naturali si nasce. Ma, visto che «artisti si diventa», Ruff è da vedere, pure, come un guru della contraffazione. Nel senso nobile perché, today, l'immagine è costruzione, ristrutturazione, abuso edilizio, condono, demolizione, ri-costruzione. L'immagine è our world. E' come un grande architetto dell'universo. Un occhio che si nutre d'onniscenza. Mediocre, come visione, è vero. Ma, per entrare dentro Ruff ci si deve banalizzare. Ci vuole un'esemplificazione normativa applicata alle sinapsi emozionali. Qui, il postrealismo non c'entra, si va oltre: se non è icona, non esiste. Se non esiste è icona. E Ruff riferisce, rutilando, rimossi ruggenti dentro echi stridenti.
Oltre l'immagine c'è sempre, però, una regola. E quella di Ruff è precisa, nitida, acutissima. Laddove riesce a far dialogare pittura e fotografia creando una summa straordinariamente combaciante coi nostri tempi. Alcune sperimentazioni sono davvero parecchio singolari, come le successioni di spostamenti fatte su foto sgravate da internet. Ruff tiranneggia le percezioni visive dei visitatori, comprovando come il dagherrotipo non sia una ripresa del vero, ma una edificazione verosimile di trepidazioni. La tecnica, però, non è tutto nel comporre una fotografia ricca di significato. Il suo lavoro è puramente semiotico.
Adoprando il vituperato quanto doveroso "Photoshop", poi, Ruff ristruttura figurazioni fortemente caratterizzate - come il collasso delle Twin Towers o le istantanee dall'esplicito contenuto osè - per ostentare quanto esse non siano tangibili. La rimozione dei pixel rende le foto riconoscibili a grande distanza - almeno 5 metri- ma finisce per svelarne tutta l'imprevista illeggibilità, nello spazio ravvicinato. Questo procedimento richiama le sperimentazioni prospettiche rinascimentali e forza il fruitore ad avere funzione attivissima dell'osservazione, senza che esso ceda alle distrazioni. Siamo nell'Avanguardia, caro e onorato lettore.
In un globo conquistato da Internet, solo lo schermo dice la verità. Solo il fotogramma vale più della vita. «O il frame o la vita!» si chioserebbe, in codesto farwest mediatico/iniziatico. Ma, da quando la fotografia popolare è diventata informazione, occorre staccarsi dal coro. Come fa Ruff. Che mostra un gigante dai piedi di sabbia. Tenuto in vita dai macchinari della morbosità curiosa. Thomas Ruff sceglie, così, di dare un volto a questo nostro Evo, attraversandolo con quella sua stessa – oramai – cronica dipendenza dal micropunto elettronico. Dalla quale trae spunto per erigere il suo monumento. Imperdonabile.
Fonte: www.ilsole24ore.com
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