Dentro le macchine di Leonardo
Testi critici, Roma, 11 May 2009
Il genio di Leonardo è tutto nelle sue macchine? Sì. Ricostruite a partire dai celebri disegni contenuti in raccolte che prendono il nome di "Codici" - come quello "Atlantico" conservato a Milano e che ispira i manufatti oggetto di questa mostra – sono congegni raffinatissimi di una modernità senza precedenti. "Leonardo da Vinci – Il genio e le invenzioni" sarà a Roma per un anno, nel Palazzo della Cancelleria, attaccato alla Sacra Rota. Si può stare tranquilli, però: questa volta Dan Brown non c'entra. O, forse si. Perché i "codici" che hanno ispirato codesta ricostruzione minuziosa dei progetti del sommo artista rinascimentale, di esoterico hanno tutto (e non hanno niente). Nel senso che Leonardo, senza ombra di dubbio, fu il vate della rivoluzione tecnologica che avrebbe plasmato il mondo attuale. Nell'arco di pochi anni inventava: il paracadute, gli sci d'acqua, l'aliante, la bicicletta, la "fotocopiatrice", il carro armato, la mitragliatrice, il proiettore, la sega "elettrica", il cannone per le bombe a grappolo, il robot. E l'elenco si ferma qui per ovvie questioni di spazio. Meglio introdursi dentro scene di vita quotidiana ad armeggiar con questi marchingegni che nacquero mezzo migliaio di anni fa. Si stenta a crederlo, se non fosse che Leonardo era uomo che dedicò la vita alla conoscenza. Dallo studio dettagliato dell'anatomia umana e animale, il profeta di Vinci generò una serie di attrezzature utili a facilitare la vita dell'uomo "contemporaneo". A dargli la possibilità di volare, aggrappato ad ali d'uccello e senza combustibile alcuno. Ovvero, solo con la propria forza. Ecco che l'uomo del Rinascimento inventato da Leonardo diviene protagonista della sua stessa epopea storica. Camminando sull'acqua, come Cristo. Riproducendosi a guisa di soldato metallico dai movimenti meccanizzati, degna scenografia dei trionfi del sovrano di turno. Elementi. Quelli che Leonardo sfida. Anzi, mette gli uomini in condizione di sfidarli. Ecco la password: gli umani battono la natura con l'ausilio delle macchine. E' nata la cibernetica. La meccanica sarebbe diventata elettronica e infine, sequenza numerica. E Leonardo getta le basi. Scrivendolo all'incontrario. Ma illustrandolo limpidamente.

Entrare nel carro armato è un'esperienza ai limiti dell'immaginabile. La forma ricorda vagamente un U.F.O. Il perimetro è attrezzato di roboanti cannoni. Il disegno da cui la riproduzione nasce è una sorta di storyboard composto di due immagini. A destra c'è il carro chiuso, pronto a sopraffare il nemico, anche in un senso di design d'avanguardia. Il Made in Italy pare trionfare anche nell'obsoleta industria bellica post-medioevale. A sinistra della tavola vergata dal maestro, il "blindato" appare in sezione. Aperto, è possibile visualizzarne la struttura interna e il funzionamento. Come in un manuale di montaggio IKEA, la simbologia rende efficacemente nozioni operative basandosi su pochi e semplici tratti. Anche nella semiotica, dunque, Leonardo fu maestro. Mai, però, quanto lo fu nel rivelare la necessità umana alla mobilità che (ri)nasceva all'alba dell'Evo moderno. Alcuni visitatori della kermesse romana, infatti, spontaneamente si stupiscono innanzi alla bicicletta di ciliegio massello - pesante quanto una Panda Special - con la quale ci riferiscono di immaginarsi il mite nonché vulcanico e barbuto scienziato bisessuale di Vinci, scorazzare per i colli fiorentini con i polpacci alla Pantani. E ancora, macchine teatrali, mulini a vento, l'anemometro (ancora oggi in uso), l'alzacolonna. Utilissimo nell'elevare o disinstallare obelischi. Ad uso e costumo del potere, svelandone l'essenza sempre mutevole. Equazioni meccaniche. Riduzioni di attriti mediante cuscinetti. Muscoli che si tendono e trasformano le braccia in ali, i piedi in pinne, le menti in calcolatori. Automazioni: oggettività supreme del mondo tecnocratico d'oggi. «La verità sola fu figliola del tempo» scrisse Leonardo, precorrendo se stesso.

Fonte: www.ilsole24ore.com

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