Voodoo a Londra. Ovvero: stati alterati d'artista
Testi critici, Regno Unito, London, 09 April 2009
A Londra, nella caotica Soho, si celebra il mistero dell'atto creativo attraverso il misticismo Voodoo. Un vero e proprio «viaggio», fuor di metafora, dentro quell'elevazione spirituale d'artista che, sovente, si manifesta nella trance allucinata. «Voodoo: Hoochie Coochie e lo spirito creativo» è un circo multisensoriale e multimediale, tessuto insieme con i temi del sacrificio, la simbologia, l'isteria, il possesso, il rituale. E, anche se non è il «trip» a garantire la riuscita del talento (il dilemma è l'abilità nel tradurne la memoria, poiché siffatte esperienze attiverebbero ostacoli comunicativi), appare, tuttavia, veritiero ciò che scrisse, con aforistica concisione, il poeta Thomas S. Eliot: «L'umanità non può sopportare a lungo la realtà». Non c'è da stupirsi, dunque, che generazioni di artisti abbiano cercato di trascendere i limiti del «mondo normale», lottando per conquistare la visualizzazione di un «oltre», da consegnare all'immortalità. Percorsi dolorosi. Vite segnate dalle droghe e dall'alcool. Vite «fuori». Dal «sommo sacerdote», il warholiano Basquiat a Francis Bacon, «stupor mundis» della deformazione. Dalle catto-icone di Andres Serrano alle percezioni demolite di Yayoi Kusama. La perversa esplorazione del potere di Richard Niman (in mostra il celebre Hitler-bambina) e i rituali dance di Stravinsky. C'è tutto un mondo – dopato – per doparsi. Migliorare la prestazione d'artista obnubilando la realtà attraverso la meditazione, il rituale o l'alterazione indotta da sostanze, assurge ad elemento topico per l'atto della creazione. La galleria Riflemaker, a due passi da Carnaby street, diventa così luogo sacro della società psichedelica. Con tanto di colonna sonora e repertorio filmico. Tre piani in compagnia di artisti, scrittori, musicisti e ballerini: quando la realtà «altra» è, semplicemente, realtà. Un mondo stupefacente, tra maghi e sciamani; con gli spiriti, dentro sacrifici rituali. Del resto è dai tempi del Neandertal che l'esperienza creativa nasce nell'allucinazione psicotropa. «L'io è un altro» annotò, una volta, Rimbaud. Pare avesse ragione.

Fonte: www.ilsole24ore.com

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