Testi critici, Roma, 09 April 2009
Maurits Cornelis Escher a Roma. Il Festival della Matematica presso l'Auditorium Parco della Musica dedica un tributo al grafico olandese capace di costruire un ponte simbolico tra arte e scienza. Non solo «castelli per aria», dunque. Ma un percorso umano ed estetico all'insegna della rappresentazione del mondo infinito nello spazio finito. Dalle scienze matematiche e fisiche a quelle naturali. Passando per specchi deformanti, quarte dimensioni, rettili, formiche e percezioni alterate. Con l'Italia, quella meridionale, nel cuore. Escher, infatti, visse nel nostro paese per oltre un decennio. Fino al 1936, per l'esattezza. «I migliori anni della mia vita» avrebbe detto, una volta anziano. Quando, dopo aver attraversato in lungo e largo l'Europa, si ritirò nel grigiore crepuscolare fiammingo. Qui concepì le opere che gli avrebbero dato fama immortale. E con le quali avrebbe influenzato buona parte della cultura popolare degli anni a venire. La mostra di Roma raccoglie incisioni, litografie, disegni. 66 opere, in tutto, che narrano, a partire dalla struttura, di sequenze logico-matematiche assolutamente imprevedibili. Come le rappresentazioni all'infinito che anticipano di qualche decennio la formulazione scientifica del concetto di «frattale». Ossia la ripetizione di figure auto-somiglianti, in scale progressive e illimitate. O le codificazioni ludiche del reale che divengono omaggi insoliti ai simboli del calcolo. Illuminanti nel rendere visibili le mutazioni della realtà e assolutamente geniali nell'ingannare le percezioni. Sguardi attraverso prismi surreali omaggianti alla relatività dell'osservazione. Le opere dell'ultimo periodo fondono i ricordi per le amate architetture spontanee del nostro sud con anni di studi eruditi. Ne nascono mani che si auto-disegnano, pesci d'acqua che divengono uccelli nel cielo, scale chiuse in cortili impossibili. Se ne delinea una poetica da artista-vate del mondo scientifico, ad oggi insuperata.
Fonte: www.ilsole24ore.com
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