Testi critici, Roma, 09 April 2009
A Roma, cioè nella culla dell'arte vetusta, l'espressione estetica contemporanea cerca spazi inediti da occupare. "A Road – una strada – to contemporary art" è l'evento che animerà il week end bisestile capitolino, all'insegna del veltronismo più geniale. Perchè una mostra-mercato d'arte è come la street business – l'unica cosa sensata - della Festa del cinema: cioè cultura uguale economia, ovvero il business più attuale. Capire se, e in che modo, un evento del genere funziona, però, è roba per cui Mogol e Battisti avrebbero detto "lo scopriremo solo vivendo". Intanto, il vernissage di apertura del principale momento espositivo non commerciale, la mostra "Cose mai viste", appunto, è silenzioso e colorato. Sarà la location - le sacrali Terme di Diocleziano, le stesse che diedero il nome alla stazione ferroviaria della capitale. Oppure è l'allestimento: soft e raffinato. Sembra d'essere in un bazar dell'impossibile, o, meglio in un caravanserraglio disneyano. Una sorta di terminal dell'espressione estetica contemporanea. Arrivi e partenze – come nella prospiciente stazione Termini – sono scanditi da vibrazioni di futilità (semi)inaudita. Ovvero che in scena c'è, quasi sempre, la riproduzione dello sforzo di ricerca su qualcosa ancora da dire. La morale della favola è tutta in una concezione dell'arte come artigianato creativo, al servizio di quella società del tutto e del niente, che è il nostro mondo. Un ritorno alla nobiltà che precedette l'avvento degli imbrattatele. Aristocratica e sacrosanta reazione che viaggia sulla canoa rumorosa di Zorio, tra le poltrone illuminate dei Vedovamazzei o nei riflessi anabolizzanti di Graham. Che si scioglie nei capelli riccioluti dei bambini inermi e marmorizzati di Dino Innocente: un racconto di questo momento, meglio di mille telegiornali. Nel frattempo Schnabel pollocckizza Hopper e il sorprendente Coda Zabetta lo cita - ma meglio - ritornando pop. Il pubblico si frammenta, perso tra consuetudini e inconsuetudini. E con la tentazione, irresistibile, di scambiare una delle opere in mostra con qualcos'altro. Con un posacenere, un portaombrelli. Con la propria moglie. Pirri, infine, manda tutto in frantumi – e sembra piacere molto, alle signore, il suo "Come in terra così in cielo". Non senza – la raccomandazione è d'obbligo – essersi soffermati sul primo piano delle pelvi – vere – di una donna – vera – con tanto di body guard (femmina).
Cose mai viste. Forse. (Garantisce Bonito Oliva).
Fonte: www.ilsole24ore.com
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