Testi critici, Matera, 09 April 2009
Warhol su carta: serigrafie, chine, collages. Opere uniche, per la prima volta in Italia. Succede a Matera. L'evento chiude l'anno del ventennale della morte – che avvenne in modo del tutto fortuito – del padre della business art. Ed è l'evento con cui comincia questo 2008 dell'arte di massa. Andy chiude e Andy apre. Un eterno ritorno di meccanica serialità. Da anti-classico per antonomasia a classico per naturale passare del tempo: è l'ironia della sorte per questo pubblicitario di origine slovacca che inventò le icone-simbolo di un secolo per poi ritrovarsi esso stesso icona del secolo successivo. E che sembra rivivere ovunque ci siano vernissages, tappeti rossi, pellicce e lustrini. Arte come palcoscenico. Il palcoscenico dell'arte. La messa in scena che è l'essenza stessa di quello che si mette in scena. Il significato recondito del termine "pop": Popolare nel suo essere anti-popolare, ossia d'élite. Colui che immortalò "l'America nel momento in cui l'America diventa il mondo" rivive in un luogo, Matera, dove le forme dell'habitat rupestre cesellate da millenni di povertà si elevano in opere d'arte che l'universo riconosce come tali. Una metamorfosi semantica che fa tanto business. E che sembra nata in una factory - da queste parti potrebbe chiamarsi masseria. Nell'ultimo – in ordine di tempo - posto al mondo che diventa pop, la carta serigrafata di Andy parla un linguaggio spettacolare che persino gli studiosi di comunicazione più d'avanguardia stentano a ri-conoscere. Diventa difficile raccontare qualcosa di cui si fa parte. Perché Warhol è stato un formidabile profeta del presente. Che ha elevato il quotidiano al rango di forma estetica. Il barattolo di zuppa come contenitore della nostra ansia di prestazione da consumo. Marylin come Monna Lisa. L'urina come tecnica incisoria. La poetica cinematografica dei tempi morti come tentativo estremo di dire qualcosa attraverso un nichilismo liberatorio e snob.
Un'arte "ridicola", come la definì Joe Dallesandro, uno tra i suoi modelli preferiti. Lui, che era la rappresentazione estetica del nulla non aveva capito, forse, il senso della lezione di Warhol. Cioè il non prendersi troppo sul serio.
La mostra di Matera parla di questo. E lo fa a partire dalle icone, come sempre. La stella dell'hockey Wayne Gretzky, un giovane Gérard Depardieu, il cantore di fiabe Hans Christian Andersen, icona lontana ri-aggiornata al tempo del pop. E parla della moltiplicazione dei pesci col pubblico che sfila in silenzio sacrale. La sala espositiva che sembra una cattedrale di contrasti cromatici. Lirica e sorprendente geometria. E' la forza di Andy. La Magia di Andy. Secondo gli indici di Artprice tra il 1997 e il 2006 le quotazioni delle sue opere hanno subito un incremento di oltre il 300%. Arte di carta. On paper, appunto. E che alla carta – non sono, forse, le banconote fatte di carta? – giustamente, ritorna.
Fonte: www.ilsole24ore.com
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