PERFETTI SCONOSCIUTI
Mostre, Oristano, 03 July 2010

Project Space Askòsarte

Solarussa - Via Trento 16


Barbara Ardau, Lidia Bachis, Giusy Calia, Franco Casu, Elisa Cella, Fabrizio Daprà,
Mimmo DiCaterino, Zoran Dragelj, Elisabetta Falqui, Matteo Farolfi, Massimo Festi, Roberta Filippelli, Gavino Ganau, Michele Mereu, Gianluca Nieddu, Mauro Podda, Progetto Askòs, Francesca Randi, Caterina Urru


Il sole… la terra… Vuoi mettere col karaoke?”.

Fiorello che si deve confrontare con Galileo Galilei nel programma su Rai 2, Il Più Grande (italiano di tutti i tempi).



La competizione, si sa, è fatto istintivo, e agli uomini piace stilare graduatorie di tutti i tipi, arrivando ad escogitare le più bizzarre abilità, pur di guadagnarsi, se non proprio la gloria, almeno un minimo di visibilità. La televisione, approfitta di questa “umana ambizione” e cerca l’auditel con programmi che mettono a confronto tutto: bellezza, misure, competenze, e quando non si può partecipare personalmente ci si illude di essere “dentro” anche seduti comodamente a casa, attraverso il televoto.

A gennaio di quest’anno, sulla Rai è andato in onda “Il Più Grande (italiano di tutti i tempi)” sulla scia di un format televisivo di successo della BBC esportato già in moltissimi paesi: dalla Francia alla Spagna, dalla Germania, al Cile, agli Stati Uniti… con il compito di individuare il più grande personaggio mai esistito.

L'Eurisko, importante istituto di ricerca, ha realizzato, a questo proposito, un’approfondita indagine stilando la classifica dei 50 italiani “più grandi” di tutti i tempi. Eccoli:



Lucio Battisti, Roberto Benigni, Mike Bongiorno, Caravaggio, Giosuè Carducci, Cristoforo Colombo, Fausto Coppi, Eduardo De Filippo, Vittorio De Sica, Dante, Leonardo Da Vinci, Federico Fellini, Enrico Fermi, Enzo Ferrari, Falcone e Borsellino, Fiorello, Rita Levi Montalcini, Giacomo Leopardi, Sofia Loren, Galileo Galilei, Giuseppe Garibaldi, Vittorio Gassman, Giotto, Anna Magnani, Nino Manfredi, Alessandro Manzoni, Guglielmo Marconi, Marcello Mastroianni, Giuseppe Mazzini, Michelangelo, Mina, Aldo Moro, Padre Pio, Papa Giovanni XXIII, Giovanni Pascoli, Laura Pausini, Luciano Pavarotti, Sandro Pertini, Francesco Petrarca, Luigi Pirandello, Marco Polo, Giacomo Puccini, Valentino Rossi, San Francesco, Santa Rita da Cascia, Alberto Sordi, Totò, Massimo Troisi, Giuseppe Verdi, Alessandro Volta.



Senza entrare in specifiche considerazioni sulla qualità e sui danni alla cultura di molti programmi trasmessi dalla televisione, è curioso notare come si sia potuto mettere a confronto personaggi storici e santi, uomini di scienza e dello spettacolo e chiedere agli italiani un voto, e uso un verbo caro a tutti gli appassionati di reality, per “eliminare” questo o quello.

Naturalmente è, come sempre, questione di gusti, ma trovo questa formula idiota e anticulturale, degradante verso il basso.

In un momento così delicato dal punto di vista culturale, sociale, politico, ambientale e di autocoscienza, Askosarte propone una mostra dal titolo “Perfettisconosciuti”, che sembrerebbe allontanarsi dall’impegno sociale richiesto, ma tocca, anche se di fianco, una singolarità umana, e cerca il dibattito indagando la fuggitiva “FAMA”, definita sul dizionario italiano come «reputazione buona o cattiva di una persona»; che in altre parole significa che una pornostar come Moana Pozzi è famosa e celebrata dalla gente come Santa Rita Da Cascia.

E, se è vero che molti continuano a mantenere una testa “pensante” è altrettanto innegabile che la notorietà , anche solo per puro narcisismo, è una postazione che solletica più o meno tutti.

La mostra vuole, dunque essere atto di ossequio verso tutti gli s-conosciuti passati, presenti e futuri, sottintendendo, che a parte i pochissimi che passano alla storia diventando “immortali”, anche coloro che conosciuti lo sono stati, e lo sono a tutt’oggi, lo sono, a volte, in modo superficiale, parziale o distorto, e tornano, spesso in breve tempo, nel dimenticatoio.

Sui “famosi” contemporanei, senza voler fare considerazioni morali, c’è un fatto curioso da segnalare.

Parlo degli artisti emergenti, che invitati a partecipare a un evento culturale/artistico, prima di aderire devono sapere chi c’è, chi cura l’evento e se ci sarà un catalogo. Se poi si è stati recensiti su una rivista d’arte specializzata, o si è fatta qualche personale a Berlino o in un Museo “in”, allora non ci si concede più.

Sull’altro versante, invece, tra gli “arrivati”, sempre più spesso capita, che per simpatia o per passione, questi regalino performance o esibizioni a sorpresa in sagre o happening privati realizzati a costo zero. Un caso per tutti, quello del grande musicista Peter Gabriel, che dopo l’annullamento del concerto di Raf ad Arzachena, sale su un palchetto nel centro del paese e lo omaggia con l’anticipazione della presentazione del suo ultimo album, che aveva come unica tappa in Italia, Milano.

Quasi a ricordare che il “momento artistico” è disgiunto da certe dinamiche, ed è fatto “intimo, con-diviso”, che niente ha a che fare con il nome che porti e con il luogo in cui ti esibisci.

Questi possono contribuire, ma ciò che fa la differenza è il clima.

Per dirla tutta, poi, non si può non riflettere sul fatto che anche la notorietà, come tutto il resto, è un fatto relativo.

Se fama è essere conosciuti, questo riguarderà una sfera, un’abilità di un personaggio, mentre mai riusciremo a conoscere qualcuno veramente, e se pure si dovesse arrivare a conoscerlo, anche questo sarebbe transitorio perché tutto cambia velocemente, e relativo, cioè limitato a un certo ambiente, spesso elitario.

Chi conosce, per fare un esempio, la direttrice del Museo d’arte contemporanea Macro di Roma, se non gli appassionati d’arte contemporanea e a volte, neanche tutti?

Quelli che raggiungono la notorietà a 360° sono santi, inventori, pop star.

Ipotizzando di riesumare la classica foto di gruppo di una prima classe elementare, si potrebbe affermare che tutti quei bambini, in un modo o nell’altro, si sono conquistati il proprio spazio nel mondo.

Il muratore, il parroco, l’insegnante, l’artista, avranno una certa notorietà, ognuno nel proprio ambiente.

“Forse” l’artista può avere un compito diverso, e le opere d’arte contribuire al vagheggiato salto quantico che renderà tutti più evoluti.

Ma sarebbe opportuno disambiguare prima concetti come “arte” ed “evoluzione”, e si tornerebbe immancabilmente verso la relatività.

Tuttavia, supponendo che quella certa opera d’arte vada a toccare il pubblico, perché sentirsi per questo, come unti da Dio?

Non è superfluo ricordare che persino Gesù, in alcune circostanze, è stato di-sconosciuto, e che nonostante l’evangelizzazione a tappeto attuata in tutti i tempi, rimane un perfettosconosciuto in molte parti della terra.



Uby Atza

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