Il colore si espande come una trama sonora, un’onda che si propaga e fluisce, in cui i tempi si fondono creando due ritmi, sonorità veloci e lente, in cui la linea di cesura e di unione è la pausa. Un punto di rallentamento e di accelerazione che determina un dialogo perpetuo fra queste due realtà. L’alternanza dei tempi, che sostiene la costruzione dell’immagine, dà luogo a una rinnovata composizione che unisce, oltre alle due inquadrature, due pensieri, uno rapido e intuitivo, l’altro più calmo e riflessivo.
I corpi danzano energicamente davanti all’obiettivo fotografico, esprimendo tutta la loro energia e pulsione vitale. L’opportunità dell’immagine si fa azione, il colore si accende e prende vita. Il kairos, l’indeterminato e il precario, si unisce a kronos, il tempo cristallizzato e sequenziale che aspira all’immortalità, al momento perfetto ed eterno.
Dal punto di vista tecnico, i tempi e le impostazioni fotografiche rimangono le medesime per tutti i soggetti, che sia un ballerino o un fiume, ma le suggestioni che l’artista vuole suscitare sono opposte: azione e contemplazione.
La mano di Rottichieri non tocca realmente l’immagine, ma trascina con sé la macchina fotografica, protesi del suo corpo, eseguendo un action painting virtuale. La pittura vive grazie al movimento dei soggetti o della fotocamera che, durante lo scatto, si comporta come un pennello sulla tela. La macchina riassume in sé la peculiarità della gestualità corporea creando l’effetto di movimento voluto, accentuato, altresì, dall’impiego della carta cotone che permette al colore di vivere e brillare, e di ottenere una testura scintillante, come vaporizzata. Nel punto in cui, il caos della materia pittorica, ha la meglio, l’immagine fotografica risulta scompaginata, sembra uscire dal suo spazio di composizione, quasi esplodesse. Rottichieri combina diversi spazi e lo sguardo dell’osservatore scivola, così, da un livello di visione e di lettura all’altro. Le immagini si espandono, assumendo nuovi profili e sagomature, il colore “attacca” il supporto in modo irregolare, diventando traccia di un passaggio, di un evento. Impulsi di un’energia senza corpo che si muove senza incontrare resistenza, se non, in quella linea di giunzione che li lega a un altro spazio-tempo. Si assiste a una moltiplicazione spaziale e temporale, una sommatoria di istanti co-presenti nello stesso luogo e nello stesso spazio che creano un’architettura del ritmo.
Leggiamo, in prima battuta, lentamente l’immagine, osservando ogni elemento della composizione, che rimanda a una realtà ferma, perfetta e senza rotture (studium); in un secondo momento scorgiamo il punctum (R. Barthes, La camera chiara, 1980), quell’elemento che infrange e irrompe nella nostra visione. L’elemento che ci colpisce in Rottichieri è quella linea, quasi invisibile, di congiuntura, quel portale verso un nuovo mondo, un nuovo luogo che ci conduce a una sensazione più passionale e sensoriale, gravata dalla presenza di un vigoroso colore, di una grossa forza motrice. Un avvenimento corporale che sopraggiunge, una cicatrice che unisce due lembi, che fonde la memoria di due momenti passati, portandoci altrove.
Sonia Patrizia Catena
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