Mostre, Brescia, 14 April 2012
I corpi gridati di Dario Puggioni si coprono di una velata malinconia, nei toni cupi che li riducono a esili fantasmi retti su barcollanti impalcature ossee. Laddove la luce taglia l’immagine, la visione è portata a spingersi nelle pieghe delle ombre che si confondono con lo sfondo in secondo piano, dove lo sguardo finisce col perdere ogni punto di riferimento. Indiscutibilmente il corpo emaciato e dilaniato dell’artista, nella sua tragica contemporaneità, contrasta con la quotidianità mediatica ove, dotato di un’apparente perfezione, è messo alla mercé di acquirenti affamati di vuoti estetismi. Solitarie e affrante le sagome galleggiano sospese in pose di grande tensione, al punto che i muscoli e i fasci di nervi pare possano da un momento all’altro stracciare la stessa pittura
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celeste,
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