Andrea Zanotti ( 1973) scultore diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano che continua a sperimentare rapporti, tensioni e sinergie possibili tra l’opera, l’ambiente, la luce e lo spazio nel quale si materializzano le sue forme in evoluzione, espandendo anche le attitudini plastiche dei materiali scelti ed associati tra loro ognuno per la propria originalità e specificità fisica.
Zanotti è un minimalista- possibilista, attratto dalle forme primarie e dalla ricerca di riduzione del tutto in strutture elementari, con l’ossessione di evidenziare l’autoreferenzialità dei volumi e dei materiali
La sua opera “Domino-Domino” (2007) realizzata per il corso Tam ( Trattamento Artistico dei Metalli) a Pietrarubbia ( PU), segna un importante passaggio del suo percorso artistico, poiché pone al centro del suo modo di operare nello spazio non tanto la modularità geometrica, tipica della scuola minimalista americana, ma la tensione costruttivista e l’energia delle strutture dai volumi geometrici dal diretto impatto visivo, la cui Gestalt è percepibile come un tutto unitario.
Le sue figure solide, cubi o parallelepipedi che siano concretizzano strutture primarie immaginate e materializzate con elementi metallici modulari posizionati in modo da misurare e modificare la percezione dello spazio.
La sua installazione di elementi al suolo ha una specifica connessione con lo spazio in cui si colloca che mette al centro dell’azione lo spettatore: l’ente percettivo della struttura di metallo e di una fonte di luce, possibilmente naturale, in grado di animare l’opera.
A Zanotti interessa la contestualizzazione ambientale, tanto che anche i colori dei metalli si armonizzano con i materiali stessi e concorrono ad evidenziare la forma pura, poiché la sua scultura vive nel momento in cui la si percepisce.
Scrive Morris “ Ciò che ci preoccupa ora è la situazione totale…le relazioni variabili tra l’oggetto, la luce, lo spazio e il corpo umano..La situazione è diventata più complessa e aperta”, queste considerazioni valgono per la ricerca di Zanotti che diversifica il suo lavoro da quello di Judd , e quindi più vicino alle ambientazioni di Morris , autore di opere in progress, aperte, mai statiche, diverse da quelle degli altri scultori minimalisti americani .
“Domino –Domino ”, dittico di strutture primarie di oltre 40 kg in ferro, ottone e rame, da una parte evoca un gioco appassionante, riprodotto in grande e dall’ altra sorprende e coinvolge i sensi dello spettatore per la sua espansione nello spazio, determinando una originale poetica spazialista tridimensionale, mai impersonale o fredda, da “toccare” con gli occhi e le mani più che da raccontare.
Jacqueline Ceresoli.
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