Mostre, Bari, Monopoli, 05 October 2009
negli spazi espositivi della Galleria SPAZIOSEI, a Monopoli, verrà inaugurata la mostra personale del maestro Natale ADDAMIANO intitolata LA GRAVINA E LE SUE LUCI, a cura di Mina TARANTINO.
La Gravina pugliese è stata sempre la reale protagonista dei quadri di Natale Addamiano, opere in cui il sentimento della natura viene affrontato in modo lirico, come incanto visivo e profonda meditazione sulla visione interiore del colore. Le atmosfere della luce mutano insieme con gli stati d’animo del pittore: da un lato è la metamorfosi delle stagioni a guidare l’immagine sospesa dell’orizzonte, dall’altro sono le tracce luminose del giorno a suggerire le vibrazioni della materia pittorica, dalla soglia del mattino alla meditazione della sera, fino al profondo stupore della notte.
Nelle opere esposte, Addamiano, ricercando e recuperando il passato, racconta non solo la morfologia di un territorio, ma soprattutto i caratteri di un popolo, il fascino di una civiltà che ha vissuto, abitato e plasmato la Gravina, una storia millenaria di sofferenza e di riscatto condensata in immagini.
Santa FIZZAROTTI SELVAGGI, critico d’arte, scrive di lui in catalogo: «Natale Addamiano è l’illustre figlio della terra di Puglia al quale si deve la continuità di quella tradizione pittorica che annovera, tra gli altri, Maestri come Domenico Cantatore, Michele Depalma, Francesco Spizzico, Raffaele Spizzico, Michele Zaza.
L’incontro con i linguaggi dell’Arte è una possibilità di mettersi in “contatto” con il proprio più autentico sé, con qualcosa di originario, le cui radici sono in un corpo “altro”, dove si struttura la possibilità di riconoscere se stessi nel mondo in un gioco infinito di rimandi speculari. Il gesto dell’artista è gesto felice del corpo, della mano che si tende verso un’altra mano alla ricerca del “corpo a corpo” perduto.
Natale Addamiano ritrova con e nella Pittura il principio del primo sogno. La sua poetica (poiesis), è un “disvelare facendo” che scaturisce, tra visioni e silenzi, dalla dimensione della nostalgia, dal dolore del ricordo. Una pittura quasi post-impressionista che sembra germinare da Cézanne. Non a caso Piero Boccuzzi ha scritto che “le masse e i volumi sono costruiti con una gradazione che conferisce alla descrizione ritmo e dinamismo. Un ritmo, quello di Addamiano, caratterizzato da un gesto robusto e preciso anche se spesso costretto su di una piccola superficie, un gesto controllato e puro, un gesto che indica l’origine della sua pittura che ha chiare radici nella propria terra; una terra che traduce le ansie, le paure e i sogni dell’uomo.”
L’Arte, quale “specchio dell’anima”, in tal senso non spiega ma disvela mentre si inscrive sempre in un altrove.
La mostra “La gravina e le sue luci” indica uno dei sentieri per giungere alla coscienza dell’unitarietà dell’essere umano in comunione con tutte le creature, con tutto ciò che definiamo inerte e che forse tende, in una trama di continuità a noi sconosciuta, a trasformarsi in materia organica e vivente.
Nel mistero della sua intima solitudine l’Artista si immerge nella memoria delle albe e dei tramonti della sua terra, dei chiaroscuri della sera e dei segreti della notte. In questa tessitura onirica improvvisamente appaiono ferite profonde ma feconde di sempre nuove germinazioni che della storia più antica si nutrono. Le gravine, tra le rocce dell’altopiano delle Murge, sono oasi di bellezza e sacralità, luoghi dell’anima: scavate dalle acque e dal vento, raccontano le vicende dei popoli vissuti tra arbusti, piante odorose, erbe officinali, profumi intensi di fiori, orchidee sparse lungo le ardite rotte di rapaci notturni a caccia nelle luci incerte del crepuscolo.
La parola pittorica di Addamiano racconta il viaggio fantastico di antiche civiltà che hanno esperito il legame ineludibile tra l’Uomo e la Natura. E così tra i chiarori delle sue tele ci sembra di intravedere affreschi e pitture rupestri insieme a pozze d’acqua dolce e piccoli ruscelli che scorrono fino alla pianura per inabissarsi, a volte, nel grembo della Madre-Terra prima di giungere al Mare-Madre.
A volte ci sembra che le Opere dell’Artista profumino l’aria dell’odore del leccio, del corbezzolo, del carrubo, dell’asparago selvatico insieme alla mentuccia, al caprifoglio, al biancospino e alle rose selvatiche. Le complesse sfumature dei cromatismi di Addamiano sono pregne degli echi di quei movimenti artistici e culturali che hanno descritto la grande anima dell’Europa, nata nel Mediterraneo quando l’uomo tra grotte e gravine cominciò a lasciare traccia di sé nel mondo.
Segni e graffiti come luci che conducono l’essere umano nelle tenebre. Le gravine e le lame, quali tagli sulla terra, evocano i solchi del fluire del tempo che segnano il nostro volto, si tratta di quel destino che l’Arte impietosa riflette mentre permette di pensare l’impensabile: il non ancora. La Natura , ovvero tutto ciò che è stato, attraversa silenziosa immagini di poesia: in ogni caso una Natura che si fa Cultura all’interno di una continua reciproca trasformazione. Una eterna rinascita. Come i fiori del mandorlo amaro che in primavera sbocciano al primo pieno raggio di sole. In tal senso le Opere di Addamiano ci fanno sentire di appartenere alla Terra, di stare sulla Terra (Heidegger), mentre pieni di speranza rivolgiamo dolenti lo sguardo al Cielo, là dove il tempo, ferita dell’eternità, genera tra gli abissi dell’universo, la luce delle Stelle.
Natale Addamiano è nato a Bitetto nel 1943. È stato titolare della cattedra di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano. Dal 1968 vive e lavora a Milano. Sue opere figurano in numerosissime collezioni pubbliche e private in Italia, Francia, Giappone, Germania, Nuova Zelanda, Spagna e Stati Uniti.
Hanno scritto di lui: Luca Beatrice, Gianfranco Bruno, Dino Buzzati, Gianni Cavazzini, Andrea Del Guercio, Francesco Gallo, Flaminio Gualdoni, Pietro Marino, Roberto Sanesi, Pierluigi Senna, Giorgio Seveso e Tommaso Trini.

La mostra resterà aperta sino a sabato 21 novembre 2009.
Orario: tutti i giorni dalle ore 17.30 alle 21.00 (lunedì chiuso)
Info: spaziosei@alice.it – tel. 080.802.903 – cell. 339.61.62.515

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