Milano '64 - Ferrucci Malandrini fotografo
Mostre, Grosseto, Follonica, 05 March 2016
Protagonisti della mostra sono 70 scatti che Ferruccio Malandrini, figura di rilievo della cultura fotografica italiana, ha realizzato a Milano dall’aprile al dicembre del 1964.

La città colta attraverso i volti dei milanesi e degli immigrati, la “città che sale”, ma nelle periferie, le architetture storiche e moderne del centro, le prime grandi tracce di speculazione edilizia, il boom economico che si affaccia dalle vetrine dei negozi, l’anima delle strade colta attraverso lo sguardo della primigenia “street photography”.

Le foto inedite presenti in mostra – un nucleo selezionato all’interno di un reportage ancora più ampio – compongono un ritratto della Milano che in quegli anni contava “25 musei, 35 biblioteche oltre a quelle comunali, 60 gallerie d’arte, altrettante case editrici (escludendo le editrici scolastiche)” *, la città dei teatri, delle neoavanguardie, dell’editoria, del design, del “made in Italy”: la “capitale culturale” d’Italia che da più parti del paese aveva attirato a sé numerosi intellettuali ed artisti “migranti” (da Elio Vittorini a Luciano Bianciardi) insieme alla Milano “sporca ma autentica” cantata da Enzo Jannacci, che accoglieva i tantissimi operai in cerca di lavoro e di una diversa prospettiva di vita.
Ferruccio Malandrini proviene dalla Toscana, dalla provincia senese, e sviluppa fin da giovanissimo l’interesse per la fotografia. Attirato dal “mito” milanese vive quasi un anno in città. L’occupazione primaria di quei mesi (fotoreporter freelance per l’Unità) gli permette di ritrarre, da autore, i tanti aspetti della metropoli che lo più colpiscono. Gli scatti del suo reportage milanese nascono infatti, in prevalenza, a margine del suo mestiere di fotocronista, che lo stimola ad approfondire la conoscenza della città nei suoi vari angoli e volti.

Il suo sguardo, la sua sensibilità, nascono dai “maestri” che Malandrini ha scelto nel suo percorso di formazione, a partire dai primi anni ’50: “Images à la sauvette” e “La Cina è vicina” di Henri Cartier-Bresson,“Un paese” di Paul Strand , “New York” di William Klein.
“Il messaggio della camera oscura” di Carlo Mollino (architetto, designer, fotografo) e l’“Antologia americana” curata da Elio Vittorini saranno altri testi due fondamentali: capaci, insieme ai primi, di evidenziare la curiosità e la trasversalità di uno sguardo che compone insieme cultura cinematografica, letteraria, fotografica e una piena apertura all’attualità del suo tempo.
Milano, già mito collettivo ma anche epicentro di trasformazioni repentine, di rinnovamenti artistici e di grandi contrasti sociali negli anni centrali del boom economico, entra nell’obiettivo autoriale di Malandrini senza idee preconcette. La città è colta attimo per attimo all’interno di una vicenda esistenziale specifica, ma anche da uno sguardo aperto a più aspetti, umani ed antropologici, architettonici e urbanistici che ne svelano un volto già allora composito e stratificato, anticamera delle trasformazioni a venire nei decenni seguenti.

Commenti 0

Inserisci commento

E' necessario effettuare il login o iscriversi per inserire il commento Login