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Commenti 13

Tanya Bartolini
11 anni fa
SALVE GRAZIE MILLE PER LA SUA AMICIZIA E COMPLIMENTI ...NE SONO VERAMENTE ONORATA ...TANYA
ZOA
11 anni fa
ZOA Artista
Grazie per aver accettato la mia richiesta :-)
Lewis Wallace
11 anni fa
Lewis Wallace Artista
Felice della tua amicizia complimenti e buona giornata
Rudolf Lichtenegger
11 anni fa
Thank you very much for accepting my friendship request - cordially welcome to my circle of friends!
Kind regards,
Rudolf
Paola Fiore
11 anni fa
Paola Fiore Artista
Grazie per l'amicizie e complimenti per il tuo lavoro!
Sinéad Duggan
11 anni fa
Sinéad Duggan Artista
Thank you, compliments for your works,all the best, Sinéad
alessandro melas
11 anni fa
grazie mille x l'amicizia.....
luca adami
11 anni fa
luca adami Artista
Grazie....
salut
Luca
Roberto Pinetti
12 anni fa
Roberto Pinetti Artista
Grazie per la richiesta.
Ben trovato!
Antonio Quatraro
12 anni fa
Grazie per l'invito.
. ana picasso .
12 anni fa
. ana picasso . Artista
grazie!
loveoneARTh
ana
DOMENICO DELNEGRO - CRITICO E STORICO  RIVOLUZIONA
12 anni fa
Domenico Delnegro
DOMENICO DELNEGRO ; ARTE E DEMOCRAZIA


A dieci anni dalla morte di uno dei più profondi filosofi del Novecento, resta potente il riverbero delle sue articolate analisi della società, della politica, dell'economia, dell'umanità e della sua dimensione artistica. Cornelius Castoriadis, greco di nascita (1922) e parigino d'adozione (1945), ha prodotto un pensiero originale sul ruolo dell'immaginario sociale nella fossilizzazione delle dinamiche di potere: superare la convinzione diffusa che le istituzioni derivano da ineluttabilità esterne significa mettere a fuoco la consapevolezza di una emancipazione autonoma da esse. Vuol dire alimentare una dialettica critica, un processo di liberazione permanente in una tensione fra passato, presente e futuro.

Nella complessa produzione intellettuale di Castoriadis, troviamo un onesto radicalismo democratico che smaschera le ipocrisie e le doppiezze del discorso istituzionale corrente. «Quando qui uso questa parola (democrazia, ndr), io intendo (come faccio sempre) qualcosa che in Grecia come in Occidente è esistita solo come abbozzo, come germe. Il progetto democratico è lo sforzo, ancora incompiuto, di concretare nelle istituzioni, per quanto sia possibile, l'autonomia individuale e sociale. In altre parole, esso procede di pari passo con l'emergere e l'affermarsi della capacità di mettere in discussione le istituzioni e di cambiarle da parte della società stessa», diceva nel 1988, in un dibattito con Octavio Paz, Jorge Semprun e Carlos Barral sul ruolo «politico» dello scrittore. Arte e cultura nel loro rapporto con la società democratica sono uno degli ambiti di riflessione nei quali Castoriadis ha anticipato le diagnosi attuali sulla crisi di senso, se non sulla vera e propria paralisi della creatività.

Un assaggio della radiografia su arte e società si ha, ora, nella raccolta di scritti risalenti al periodo 1978-1992, «Finestra sul caos» (127 pagine, 12 euro), in libreria da pochi giorni, per i tipi di Elèuthera, casa editrice milanese che ha in catalogo anche un altro testo rimarchevole di Castoriadis: «La rivoluzione democratica. Teoria e progetto dell'autogoverno» (a cura di Fabio Ciaramelli, vedi l'articolo sotto).
Nella postfazione della nuova antologia, i curatori evocano la denuncia di un'epoca culturale caratterizzata da modalità ripetitive, sia che si tratti di reiterare un gesto di rottura con la tradizione (le false avanguardie) o del saccheggio incoerente delle ricchezze del passato. «L'avanzata dell'eclettismo, del collage, del sincretismo invertebrato e soprattutto la perdita dell'oggetto e la perdita del senso, che procedevano di pari passo con l'abbandono della ricerca della forma»: in questa sintesi è percepibile il cedimento del presente che, osserva il filosofo, soffoca sia il passato sia il futuro. Il passato, perché «dove non esiste presente non c'è nemmeno passato». Il futuro, perché «scompaiono insieme la memoria viva del passato e il progetto di un avvenire valorizzato».

Castoriadis caldeggia un rapporto con il passato non di tipo museale bensì dinamico, «di ripresa e interpretazione»; parimenti illumina la «dimensione collettiva» dell'arte. La «verità» dell'opera d'arte, sostiene, non si trova nell'artista: non esiste creatore senza un pubblico esso stesso creatore. La vera «ricezione» di un'opera nuova «è creatrice quanto la sua creazione».
In definitiva, le opere della cultura travalicano l'individuo e attengono alla sfera «privata/pubblica» (aperta a tutti ma libera dall'intervento del potere politico) e «pubblica/pubblica» (quella delle decisioni che valgono per tutti). In questo contesto, le creazioni «sono anche la zavorra dell'identità collettiva», sottolinea Castoriadis, rimproverando il liberalismo e l'individualismo di aver dimenticato questo non insignificante dettaglio.

***

Castoriadis: La rivoluzione democratica. Teoria e progetto dell'autogoverno
La politica come percorso per consentire agli esseri umani di essere i protagonisti del proprio cambiamento. È il tema centrale del volume «La rivoluzione democratica. Teoria e progetto dell'autogoverno», una raccolta di scritti di Cornelius Castoriadis, curata da Fabio Ciaramelli (Elèuthera, 2001), docente di filosofia all'Università di Napoli.
«Il pensiero di Cornelius Castoriadis - scrive il curatore nell'introduzione - ha sempre avuto intense implicazioni politico-pedagogiche. Il suo è sempre stato un pressante invito a non cadere nella rassegnazione e nell'apatia, a non avvilirsi di fronte all'insignificanza trionfante, a non considerarsi vittime dell'impotenza. Invito a reagire elaborando un forte progetto politico e filosofico, capace di forzare i limiti dell'esistente, senza appoggiarsi a nessuna garanzia già data. Appello inattuale alla libertà e alla creazione storica, invito a una responsabilità sguarnita di certezze assolute, che trova la propria chiave di volta nell'autonomia intesa come democrazia effettiva dell'autogoverno».

Centrale nel percorso proposto è la teoria dell'istituzione immaginaria della società: in ogni società data, sotto la cenere della sua stabilità (la «società istituita»), cova la brace dell'alterazione e del cambiamento (la «società istituente»). Le società umane si autoistituiscono e quindi proprio perché, a differenza della natura, non sono rette da leggi universali, non possono non avere una dimensione intrinsecamente e originariamente politica. Osserva Ciaramelli: «La determinazione dell'assetto globale d'una qualunque società è sempre e soltanto l'opera di questa stessa società: un'opera collettiva di cui ogni società è al tempo stesso soggetto e oggetto.
Ma è esattamente questa dimensione politica dell'autoistituzione del sociale che viene occultata e negata attivamente nella maggioranza delle società conosciute. L'unica forma di società che la assume, la esplicita e si propone di coltivarla, è la democrazia. (...) Castoriadis - ricorda ancora Ciaramelli - è stato un aspro critico della deriva delle democrazie contemporanee, da lui definite regimi di oligarchia liberale, in cui la partecipazione dei più alla gestione degli affari collettivi, lungi dall'essere incoraggiata, è espressamente ostacolata».

Riaprire la riflessione sull'immaginario politico della democrazia come unica forma di società in cui la politica è esplicitamente istituita come attività collettiva e conflittuale: questo il forte invito della riflessione di Castoriadis. «L'attuale crisi del movimento democratico - osserva Ciaramelli -, crisi dell'attività politica o crisi del progetto d'autogoverno, è dovuta all'eclissi del significato immaginario sociale dell'autonomia, che sembra in difficoltà rispetto all'altro significato immaginario della modernità concorrente rispetto al primo, costituito dal dominio razionale assoluto, dal predominio dell'economico, del quantificabile come valore esclusivo». Ma come va intesa la «rivoluzione democratica» di cui parla Castoriadis? Per l'intellettuale francese, come ricorda Ciaramelli, la democrazia non ha nulla d'ineluttabile, né di «provvidenziale»: dunque, una visione lontana da quella postrivoluzionaria di Tocqueville. Al contrario, la rivoluzione democratica, «s'inscrive in controtendenza rispetto alla deriva più diffusa e più spontanea dell'esistenza sociale, consistente nell'occultare l'istituzione, appagandosi dell'eteronomia. La società burocratica ne è stata nel Novecento l'estrema propaggine. Ecco perché il progetto della democrazia è eminentemente politico: esso consiste nel farsi carico dell'istituzione complessiva della società, la cui posta in gioco è democratica e collettiva. Infatti, la democrazia dell'autogoverno implica la partecipazione collettiva al potere e in primo luogo al potere istituente.

Il vero compito della politica democratica, il suo autentico carattere rivoluzionario, consisterà allora nel fare degli esseri umani i soggetti attivi del proprio cambiamento. Ma a questo fine è indispensabile suscitare in loro - attraverso la paideia - il desiderio e l'interesse per le decisioni pubbliche. La passione indomita per l'autonomia e la sua realizzazione, che resta in Castoriadis un elemento di matrice illuministica, coniugandosi col rifiuto accanito d'ogni forma d'ortodossia e d'obbedienza istituzionale, ne hanno fatto un pensatore originale e solitario, geloso della propria autonomia di giudizio». Un pensatore che non ha mai abbandonato la fedeltà al progetto rivoluzionario inteso come realizzazione della democrazia. Nel suo pluriforme impegno intellettuale, Castoriadis, economista, sociologo, psicoanalista, ha svolto anche una critica lucida e spietata del socialismo reale e del capitalismo. Due modelli dei quali ha evidenziato, tra l'altro, un segno conservatorista comune: la centralità dell'economia che da mezzo dell'esistenza umana ne diventa fine. La sfida, invece, è uscire dal paradigma: «È necessario poter immaginare altro da ciò che è per poter volere; e bisogna volere altro da ciò che è per liberare l'immaginazione», osserva l'intellettuale francese.

Fabio Ciaramelli offre anche una lettura critica del pensiero di Castoriadis e dei suoi possibili limiti nel quadro del paradigma storico di cui insieme è prodotto e critica. Lo stesso Ciaramelli è autore di un saggio («La distruzione del desiderio. Il narcisismo nell'epoca del consumo di massa», edito da Dedalo) nel quale definisce «il raggiungimento immediato della felicità» come imperativo della nostra epoca cui consegue la mortificazione del desiderio di una gratificazione differita. E dunque - amara constatazione - anche del desiderio di una «rivoluzione democratica». Riflessioni, quelle qui esposte, rilevanti nel quadro del crescente dibattito sui temi della globalizzazione e del neoliberismo.


di domenico delnegro
Associazione Roberta Smedili
13 anni fa
Ciao Domenico, grazie per l'amicizia alla nostra associazione

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