L’artista in questione vuole rimanere anonimo, di lui si sa solo il nome d’arte, Nonoska97;la sua arte è interessante, perspicace e caotica. Senza nessun filtro ci mostra la figura femminile in tutti i suoi schemi, dalla Dea Kali pronta a giudicarci fino ad arrivare ad una donna quasi androgina, passando per la donna che dona la vita ed è pronta ad uccidere nello stesso tempo. Infatti, nei suoi disegni temi ricorrenti sono il coltello e il sesso femminile, rappresentanti l’antitesi vita/morte che molti poeti, artisti e filosofi hanno provato a spiegare in diversi modi. Tutto intorno a queste donne gravitano furiosi racconti in miniatura messi a caso, ma che sembrano poter mostrare a chi guarda uno spaccato di un caos interiore che l’artista sta cercando di riordinare e mettere in armonia.
Questa sua arte graffiante, granulosa ed imprecisa si scontra con i disegni esposti nella seconda sala: questa volta il colore cede il passo alla penna bic, dalla ruvidità si passa ad una minimale purezza con l’esaltazione delle miniature, ancora più raggruppate e concise; il tratto si fa altalenante, prima molto leggero e tranquillo, poi pesante, furioso. È interessante notare come in queste altre opere l’artista in un angolo del foglio mette la sua firma, come se volesse uscire allo scoperto, lasciando alle sue donne il compito di raccontare il suo moto interiore.
Ma chi è Nonoska97? Chi sono le sue donne? Nonoska97, nella sua semplicità di uomo, è un artista psicologicamente molto complesso, la sua storia è come le sue donne, dove si mescolano il dolce e l’amaro, la felicità e la tristezza, la fiducia nel prossimo e la diffidenza. Le censure inconsce, che nella vita quotidiana vengono taciute, prendono vita nei suoi disegni: il suo macrocosmo è racchiuso in quei fogli, e sta allo spettatore scoprirlo e ricomporre i pezzi del puzzle.
Tutto questo però non avrebbe avuto vita senza il suo curatore nonché gallerista Eugenio Santoro, uomo dallo stile “marinettiano” (ci passi l’espressione), il quale denuncia e spiega che l’arte non si fa solo nelle accademie e le opere non devono essere racchiuse e protette nei musei, bensì vissute, udite, viste. E cosa c’è di meglio di una casa, dove riattivare i cinque sensi? Egli stesso è l’orgoglioso portabandiera di questa innovazione, della “home gallery” dove gli artisti possono sentirsi a casa e dove i visitatori possono vivere a pieno la spiritualità dell’arte. Una sorta di bauhaus, dove l’arte e la tecnica si mescolano e creano.
Ritornando alla domanda di prima, su cosa sia l’arte contemporanea e come l’artista contribuisca a lasciare il proprio segno, Nonoska97 con molta umiltà ci indica la strada della sua conoscenza artistica e personale.L’arte è comunicazione fatta di segni, di gesti, di colore e di tratto di bic, mostrando che implicitamente è fatto della stessa sostanza della sua mano creatrice.
12/10/2014
Chiara Giglio
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