INDUSTRIE DEL SOLE
06 September 2019
Industrie del sole .
Mostra personale di Andrea Vogler.
Sabato 14 Settembre
Laboratorio 51
Via trotti 58 Alessandria


INDUSTRIE DEL SOLE:
"Industrie del sole" indaga il continuo scambio tra immagine e ideologia, intesa non come costruzione arbitraria e particolare, ma come narrazione totalizzante che ingloba ogni differenza e valore. Cerca di mostrare come l'immagine nel suo aspetto ormai desimbolizzato e infinitamente disponibile, è costretta ad ogni passo a confrontarsi con una realtà in cui la sua funzione appunto simbolica o didascalica si dissolve in un inventario di segni autonomi, a se stanti, che rifrangono continuamente l'esistente in codici sempre nuovi e contraddittori. Se l'atto artistico, qualunque esso sia, non può attingere a nessuna verità, rimane l'impegno soggettivo , a rimanere in una domanda di senso, nella rinuncia alla versione dilagante che vede il vecchio problema del rapporto tra realtà e illusione superato a favore dell' illimitata replicazione virtuale o che in definitiva assegna all’arte una funzione di puro inventario, di finta catarsi da parte di un soggetto mutilato, incapace di rivalersi in alcun modo su una realtà assunta come puro dato e perciò sentita immodificabile.
“Se dovessi descrivere il mio lavoro mi accorgo di essere di fronte ad un paradosso. Cerco di dire di dire qualcosa attraverso le immagini, ma non mi sento un pittore in senso proprio. Mi manca la follia del pittore, la sua idea disperata di poter leggere il mondo attraverso un’ ottica particolare. La cosa può disturbare ,ma penso che le cose stiano così, ed è anche un modo per allontanare chiunque adotti una approccio troppo convenzionale nei confronti dell’arte in genere.
Ciò è connesso anche ad una certa idea che ormai si è imposta dell’artista, come di un creatore, manipolatore di forme privo di qualunque spinta ideale. Per alcuni questo assume forme parossistiche, super-nichilistiche che alla fine non si risolvono che in un gioco fine a se stesso attraverso il quale emerge la figura , in parte comica, in parte sacrale, dell’artista contemporaneo. Esso è parte essenziale di una mitologia postmoderna che avendo rinunciato ad ogni forma di trascendenza, relega l’arte a farsi interprete delle spinte del corpo sociale in nome a volte di una vera e propria ortodossia più o meno esplicita. La trasgressione autorizzata, l’installazionismo elefantiaco, il delirio performativo di alcuni autori si inseriscono proprio in questa logica. Se ancora qualche tempo fa, Bonito Oliva definiva Hermann Nitsch, uno dei massimi artisti del nostro tempo, lo fa in nome di una grammatica di cui neanche lui è consapevole, ma di cui diventa esecutore rigido e spietato Da parte mia ho accettato l’idea di un punto cieco del mondo che va al di là di qualunque rappresentazione e come tale è destinato a sottrarsi ad ogni possibilità di controllo. Per un ‘artista questa può essere sentita come una sconfitta o come una missione, dipende in che cosa ci si vuole riconoscere, se in quello che Baudrillard chiamava” il dispositivo ipermoderno dello scambio generalizzato”, o in una visione del mondo che non ho paura di definire religiosa, la disponibilità cioè a leggere il mondo fino all’ultimo, anche quando esso diventa assolutamente illeggibile. “


Andrea Vogler



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