Il tentativo di Elena è quello di custodire e registrare questo appuntamento tanto atteso con “l’abuela” Cristina.
Una video installazione documenta il dialogo con “l’altro”, lo sforzo da parte dell’artista di creare un percorso tra due mondi così lontani spazialmente e culturalmente.
Questa investigazione non mira ad interpretare la cultura della Calderon, ma il video vuole testimoniare l’incontro con “l’alterità radicale” come la definisce il filosofo Emmanuel Levinas. Questo colloquio non vuole definire “l’altro” ma semplicemente lasciarlo essere, attraverso i racconti e le storie della Calderon.
La posizione che l’artista ha scelto di assumere è quella dell’ascolto e dell’apprendimento, opposta quindi rispetto a quella presa dai primi conquistatori di queste terre così lontane.
Il metodo di ricerca e di lavoro è il viaggio in se stesso, un’avventura utopica attraverso terre sconosciute, verso ciò che non è semplicemente solo distante ma probabilmente impossibile da raggiungere.
L’artista decide di chiudere questo percorso attraverso un’azione performativa sul Diente di Navarino, montagna sacra per la cultura Yagahn, tentando di ri-vivere un antico rituale. Un archivio fotografico dà forma a questi momenti, trasformando la metafora del viaggio in un metodo d’investigazione critica del processo attraverso il quale la conoscenza viene prodotta e comunicata.
Elena Bellantoni segue il filo del filosofo Francese Derrida e de-costruisce il suo personale approccio alla cultura Yaghan attraverso la costituzione di un Abbecedario. Elena delinea il derridiano “impossibile ma necessario” atto di traduzione, trascrivendo ogni parola Yaghan in tre lingue differenti: Spagnolo, Italiano e il linguaggio delle immagini. L’Abbecedario si fa strumento d’indagine privilegiato dall’artista per stabilire un primo dialogo con Cristina Calderon, diviene il terreno nel quale avviene lo scambio, in cui Elena si pone ad apprendere.
In questo viaggio “epistemologico” in cui l’artista comprende il valore di questa cultura millenaria, Elena riconosce la sua responsabilità, artistica, politica ed etica allo stesso tempo. L’artista entra nel vocabolario di Cristina Calderon, cerca di condividerlo e tramandarlo attraverso questa testimonianza dalla fine del mondo.
Commenti 0
Inserisci commento