Uno dei test più "istintivi" è legato alla policromia prim'ancora che ai segni grafici: sollecitare la psiche attraverso il colore. Provate a "giocare" coi colori di Maurizio Sacchini; provate a svegliare l'io nascosto con la tavolozza sacchiniana, provateci. Scoprirete delle sensazioni bellissime, anche se intraducibili sul piano emozionale. Non è un gioco solo teorico se, chi scrive, l'ha provato prima con se stesso, poi con altri. Giovani, meno giovani, donne, uomini, colti, incolti, tutti insomma, si sono trovati improvvisamente dinanzi ad una realtà visiva e cromatica ora inquietante ora elettrizzante, quasi che all'interno di ciascuno si ravvivasse uno "spazio" inesplorato, si accendesse il contatto con quella parte intima con cui non riusciamo a colloquiare. Pittura con risvolti psicoanalitici quella di Sacchini? Una domanda difficile. E se è difficile la domanda figuratevi la risposta. Di sicuro il "segno". Il mondo di Sacchini è al caleidoscopio. Il suo reale si sfaccetta, turbina, svaria, non si lascia prendere vivo: ed ecco iridi pericolose che si tingono di arancio, azzurro, trasudando umori solari ("LE QUATTRO STAGIONI"), o archi futuristi che sovrastano esseri umani, insetti infinitesimali ("INCONTRO..."). E poi alcune citazioni narrative dei maestri americani del Novecento ("PIOGGIA ACIDA"), un omaggio al Dalì surrealista ("SPIRALE 30"), realtà filamentose al microscopio, meduse e Big Bang ("FLASH"). Un interrogarsi incessante sulle possibilità del vedere...Ingrandimenti cellulari("PENSIERI NOTTURNI") che a volte esplodono in rose futuriste("FUORI TESTA").
Il linguaggio di Sacchini è un linguaggio composito, spesso discontinuo, ma tormentato come un occhio cieco.
FUORI TESTA 1988 Olio e vinavil su tela cm. 40 x 50
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