
Mark Rothko, un grande dell’espressionismo astratto, ci diceva che: “Bisogna togliere la benda che l’immagine realistica è diventata per l’uomo contemporaneo, sostituendola con un’arte eloquente che condensa la realtà in gesti semplici e colpisce le emozioni elementari con un segno nuovo che sa di poesia, incomprensibile alla mente ma che eccita i sensi ed emoziona il cuore”. Dunque la vera arte viene dal cuore. Ma aggiungerei che oltre al sentimento che l’artista deve nutrire nel confrontarsi con l’opera, questa si potrà veramente generare con coerenza ed efficacia se vi sarà la determinazione a voler cogliere l’immagine nella sua unicità di fatto estetico ed al contempo intellettuale.
In questo dipanarsi concettuale è utile tanta volontà e passione, ovvero quelle forze interiori che fungono da nutrimento dell’animo artistico che troverà approdo e possibilità espressiva attraverso l’addomesticamento del colore al proprio estro creativo, come Mario dimostra di saper fare nelle sue recenti costruzioni armoniche. Le sue opere, formalmente ricche di principi decorativi hanno al loro interno un’energia portante che le rende armoniose, vivaci,calamitanti il fruitore, vi si respira il palpito vitale di una natura sottesa, invisibile, ma oltremodo presente e viva,reinventata per un futuro estetico innovativo sentito vicino, a portata di mano solo lo si voglia cogliere con determinazione. Non saprei dire se sia la forma, il colore o la stessa perturbazione emotiva creata dal segno fluttuante e deciso, ma trovo queste opere avvincenti e suggestive, pregne d’autentico slancio creativo. L’equilibrio che si crea e stabilisce al termine del loro processo creativo pare dato e legarsi a forze primigenie formidabili,controllate da una regia attenta che ne cura ogni fase del formarsi nello sviluppo del processo creativo. La mano dell’artista si muove d’istinto e di ragione all’unisono spesso ondeggiando quasi a seguire andamenti sinusoidali, sempre energetici e coinvolgenti. Mi appaiono linee di energia sotterranee che reggono e tracciano percorsi imprevedibili, definendo piani compositivi fortemente cromatici, vivaci, che assurgono ad elementi essenziali dell’opera.
Mario Sepe dimostra padronanza della materia-colore, riesce con facilità a dare compimento con scioltezza ad opere che svelano istanze interiori altrimenti non facilmente componibili. Quello che emerge nell’immediato di questo fare veloce e sicuro è un percorso declinato attraverso il continuo dialogo fra luci ed ombre, fra toni e mezzi toni, fra elementi cromatici caldi e freddi che spesso dialogano nell’abbraccio sentimentale o danzano in balletti improvvisati, creano forme nuove ed inaspettate, il tutto sorretto da sapiente interporsi ed intercalarsi di convincenti e giustapposti colori complementari. Qui non si descrive l’uomo ma la sua essenza.
Sepe esprime sicurezza di visione, non vi sono incertezze esecutive o dubbi compositivi, come emerge nelle opere ultimate. L’eleganza nello stendere i tocchi, le pennellate,con virtuoso approccio alla tela, rifuggendo da orpelli non necessari e rendendo con facilità la misura del dipinto, sempre gestita da una regia conscia o inconscia che sia, di certo sempre impeccabile, nessuna sovrastruttura linguistica che non sia necessaria a cogliere la sintesi dei fraseggi, la ricercatezza formale. Il suo fare d’impeto gli consente di esprime un linguaggio fluido solo apparentemente semplice e forse proprio per questo efficace e persuasivo.
Nelle sue costruzioni si evincono efficaci prospettive dettate dalle forme concave e convesse, ricche di angolazioni suggestive e profondità inaspettate, luoghi ove anche la periferia dell’opera è coinvolgente quanto il centro, tanto che l’occhio pur muovendosi all’interno delle dinamicità quasi neofuturista, rimane tuttavia sempre imbrigliato e efficacemente ricondotto alla visione d’insieme.
In alcune opere come “dinamismi”, mi appaiono linee di energia, atte a sostenere una corporalità suggerita in ambito chiaroscurale e monocromo ove l’abile virtuosismo segnico espresso nella forza del monocromo abbraccia un dinamismo impetuoso ed elegantemente espresso.
Sepe agisce con velocità e vigore come si può verificare nei suoi video postati su youtube. Ebbene non vi è alcun segreto nell’arte di Mario Sepe, alcuna alchimia, se non la dote innata di capire la forma ed il colore attraverso accurata preparazione accademica, passione per il proprio percorso e soprattutto tanto innato istinto.
Energia, virtuosismo, azione e movimento, sono dunque i caratteri dominanti di questo percorso artistico, che trovo distintivo sia a livello retinico che di notazione emozionale.
Nessuna volontà rinvengo in Sepe di rendere un facile astrattismo di maniera, ma volontà di travalicare il ‘900, per tracciare un nuovo percorso legato alla rinascita della pittura intesa come possibilità di creare la figurazione contemporanea.
Dunque si tratta di una pittura “onesta” e radiosa quella che Sepe elargisce e che possiamo facilmente ammirare grazie anche senza l’opera in galleria grazie all’intercessione della rete.
La dialettica cromatica fra colori caldi e freddi, ma soprattutto quel continuo spegnersi e riaccendersi di luci e riflessi sulle scene, come l’intersecarsi delle linee di forza compositive, trova basi lontane che vanno a scomodare le Avanguardie Storiche, soprattutto il futurismo anche se per certe opere non mancano a mio avviso rimandi al cubismo analitico, per l’effetto d’insieme, sia pure celato nell’astrazione.
Nel colore in se mi pare Sepe faccia emergere i tratti distintivi dell’artista di razza, ove produrre arte è mettersi in primo piano e metterci la faccia, si con piglio artigianale ma soprattutto nel portato di sentimenti esplicitati con apprezzabile vitalità.
Tali colori e tale rito formale di rendere l’opera d’impulso sono prodromo dell’oggi e del suo veloce palesarsi in trasformazione continua,di comune da Futuristi e neofuturismi vi è la crisi economia e di valori che ci attanaglia e che l’arte di molti declina verso la ribellione per condurci nei terreni dell’azione e dell’energia quale gesto “Rock”, per estrinsecare al mondo una volontà di emergere dalla palude e di pervenire alla riedificazione della bellezza che naviga sempre dentro di noi.
Tali opere assolvono all’egregio compito di adempiere alla missione estetica dell’arte, fra cromie fredde e calde, di cogliere la drammaticità dell’esistere trapuntato d’incertezze, ma con la dissolutezza dichi con personalità, a testa alta e dissoluto, affronta le sfide anche stilistiche di un’oggi complesso e di un domani imperscrutabile ai più.
Avvicinandomi a concludere questo pur breve escursus vorrà parlare del segno che l’artista sdogana decisivo, forte nell’avviluppare disinvoltamente ogni forma per renderne l’intrinseca energia. La curva pare prevalere a rompere le spigolosità a soccorrere il discorso dialettico dei piani cromatici, mai banale, di chi ha messo nella sua vita come misura lo stile,nell’esporre stati d’animo impellenti e sensazioni forti, senza mai cadere nello svilimento della rappresentazione fine a stessa.
Molte le opere di eccezionale coinvolgimento di quest’autore contemporaneo. Opere che si fanno rispettare e si distinguono per la modernità che non è mai nell’uscire dalla tecnica ma nel riportare il gesto tecnico all’oggi storico.
La bravura è indiscutibile, la si vede nella scioltezza della stesura, nell’energia ed equilibrio compositivo nella modernità del proporsi.
L’arte di Sepe sfugge la mera decorazione ed anche la facile catalogazione, perché evidenzia l’espressione autentica di quell’energia interiore che solo le personalità che sanno ascoltarsi fino in fondo possono elargire con giusto equilibrio e convincente sicurezza.
Nota critica di
Franco Bulfarini
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