zione della ferrovia ed il suo sviluppo in gran parte del paese; in questo clima che si inizierà a parlare di fotografia come la intendiamo noi oggi.
Daguerre ufficialmente nel 1839 ( data fissata in Francia per la nascita della fotografia) presenta al mondo il dagherrotipo con il quale è possibile fissare su piastra delle immagini grazie a delle sostanze sensibili alla luce ( fotosensibili) da qui si può dedurre la parola fotografia, ossia scrivere con la luce. Questa scoperta non ha avuto subito vita facile, ma poi ha riscosso un grandissimo successo tra
gli scienziati ed i benpensanti Parigini.
La fotografia era in bianco e nero e colpiva all’epoca per i suoi dettagli e per la sua velocità; non dobbiamo dimenticarci che prima i tempi si calcolavano con i ritratti fatti dagli uomini e già possedere un oggetto che riproduca un’immagine in pochi minuti era un’innovazione incredibile.
Un dubbio poteva venire a Daguerre, ovvero se questo dispositivo alla portata di tutti e con un’incredibile facilità d’uso non potesse alterare completamente il mercato del tempo ed allo stesso tempo se tutti avessero cominciato a produrre immagini della realtà cosa sarebbe successo?
La stessa domanda penso che se la siano fatta i pionieri della fotografia digitale e per come sono andate le cose dovrebbero essere arrivati alla stessa conclusione… lo scopo ultimo è quello commerciale, ovvero riuscire a vendere ed a divulgare il più possibile l’oggetto in questione per far progredire la società stessa.
La società muta ed evolve ogni giorno con moltissima rapidità. In ogni parte del mondo succede qualcosa ogni minuto e prima dell’avvento della fotografia e della cinematografia (in seguito) non era possibile catturare e comunicare ciò che accadeva; abbiamo assistito gradualmente ad un repentino aumento delle informazioni all’interno della nostra vita.
Basta accendere la televisione, leggere un giornale, collegarsi ad internet ed immagini e testi ci comunicano qualcosa. Questa è l’era della comunicazione e qualsiasi mezzo può essere sfruttato, l’importante è avere la capacità per poterlo fare…
©Giacomo Mozzi
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