Sono autodidatta nell'arte: Il disegno è stata la mia forma di espressione autentica, forse ancor prima della parola. Ricordo che all'età di 4 anni , mio padre medico mi diede un blocchetto di fogli per le ricette e mi disse "...toh, disegna". Ero molto vivace e voleva forse incanalare la mia energia, iniziai a disegnare cavalli , ricordandomi delle immagini tratte da libri per bambini, non smisi più. Avendo vissuto in tre diversi continenti, cronologicamente in Asia, Europa, America del Nord, il disegno, o meglio, gli schizzi, mi furono indispensabili per comunicare, poiché non conoscevo le varie lingue di questi luoghi mi erano sconosciute. Il disegno fa parte di me, è un mio linguaggio, intimo congeniale per qualsiasi tipo di narrazione. Non ho soggetti preferiti, traduco in immagini la musica che ascolto, oppure qualche piccolo fatto quotidiano, qualche frase scritta; ogni soggetto o scena che ne scaturisce va bene purché riesca a comunicarne l'anima...ogni cosa ha un'anima. I materiali che utilizzo vanno dal carboncino alla penna biro, non ha molta importanza , anche se ammetto che per certe immagini alcuni mezzi sono più efficaci di altri... A volte, mi sono visto persino a muovere di nascosto il dito indice, disegnavo nel vuoto, ...non posso farci nulla, è più forte di me.
- Parliamo di mostre d'arte. Collettive, personali, gallerie pubbliche o private, homegallery come si usa adesso. Confesso che non è un argomento piacevole per me, così penso che sia un momento critico anche per altri artisti, ovviamente per coloro che non espongono in maniera compulsiva. Ti piace esporre le tue opere e in quali contesti, in quali ambienti?
Il lavoro di artista (non amo definirmi tale) è nato per puro caso. Sono laureato in giurisprudenza e mi avviavo alla carriera forense, dipingevo per puro diletto, regalando o vendendo qualche quadro ad amici. Un giorno mi giunse una lettera da un mercante d'arte di Bologna che, entusiasta dei miei lavori, mi propose di esporre presso una galleria del centro. La cosa ebbe un grande successo di vendite, così ci accordammo per forniture successive. Mia moglie Alessandra mi incoraggiò a lasciare l'avvocatura per intraprendere quello che secondo lei era la mia strada. Era un salto senza rete, dovevo dare sempre il meglio di me se non volevo "sfracellarmi". Ne fui attratto e abbandonai definitivamente i codici per dedicarmi alla pittura ad olio a tempo pieno; tantissime ore del giorno a studiare i classici, gli accostamenti di colore, le incisioni sulle cornici che assemblo e decoro personalmente. Grazie ai mercanti d'arte, riuscii ad esporre un po' in tutta Italia ed all'estero, in gallerie private e alle fiere d'arte, Padova soprattutto. Con la crisi del 2008, ho aperto a Mantova, uno spazio personale dove espongo i miei lavori in esclusiva. Con la chiusura di molte gallerie a seguito della crisi, il mio rapporto con i mercanti è venuto via via diminuendo. Ora , qualsiasi tipo di iniziativa presso gallerie, associazioni culturali o enti pubblici è presa personalmente da mia moglie, ottima manager, che cura le vendite e tutto ciò che ne deriva.
- Pensi che l'artista oggi debba come dicono in molti, essere "imprenditore di sé stesso" e se sì, quali sono le prospettive di lavoro, quali canali di vendita ha davanti?
Non ho la soluzione per questa domanda. Posso solo dire che ci si deve migliorare sempre, sia sul piano culturale che su quello tecnico, (non si smette mai di imparare). Certo è che, mentre l'artista si affanna in modo onesto nella sua "creazione", sarebbe un considerevole vantaggio avere qualcuno che si occupasse in maniera professionale della promozione ed amministrazione di tale attività: compilazione delle fatture, delle lettere di trasporto, della corrispondenza con la clientela, etc etc. Altrimenti si corre il rischio che succeda come è capitato a me agli esordi, che tornai a casa con una scatola di noccioline, un paio di boxer nuovi e qualche spicciolo, come compenso per un quadro venduto. (Mia moglie ride ancora)
- Un'altra cosa che ho notato di te è il gusto per la buona cucina (semplice ma raffinata), anch'io penso che faccia parte del nostro modo di sentire le cose, e poi la cucina è qualcosa di creativo, anche un po' magico, alchemico come la tavolozza dei colori... non trovi?
Amo cucinare!! Se volevo mangiare decentemente a casa mia, dovevo prendere in mano la situazione...mia madre era una frana! Il gusto è sempre stato importante per me, dovuto anche al fatto che, provenendo dalla Tailandia, terra dai sapori forti, dalle combinazioni culinarie più ardite, lo shock più grosso della mia infanzia fu proprio la mancanza di quei cibi. Ovviamente, oltre che a soddisfare l'appetito, il cibo diventa anche nutrimento per l'intelletto, evoca ricordi, luoghi lontani, ma anche rassicuranti tradizioni. Per questo aspetto, la cucina è assimilabile alla pittura, con la differenza che si combinano gli aromi e i sapori invece che i colori. Assisto tuttavia al medesimo risultato: si abbattono i confini ( forse per questo il mio segno è un po' indefinito) e si aprono piccoli universi che amo condividere con i convitati alla mia tavola oppure con gli spettatori alla mia mostra.
http://www.antoniohaupala.it
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