Nel mondo dell’arte contemporanea, molti artisti hanno cercato di interpretare a modo loro attraverso le loro opere, il tempo. Essi hanno cercato di dargli un immagine, di fermarlo e condividerlo con il pubblico. Tutti questi artisti, solo per citarne alcuni, come Opalka, On Kawara, Magritte, Boltanski, i video-artisti Tacita Dean, Paul Chan, Douglas... hanno le loro basi ideologiche radicate nel pensiero di due grandi filososi:
Henri Bergson e Edmund Husserl.
Henri Bergson (Fig.3) è stato un filosofo francese della prima metà del '900. Il suo studio approfondito sul tempo è preso in considerazione tutt'oggi da scienziati e filosofi. Questa considerazione è data dalla novità di Bergson, nell'essere riuscito ad identificare il tempo vissuto con la "durata", che nei suoi studi dichiara che, non è percepibile mediante l'intelligenza e il sapere bensì attraverso la memoria e la coscienza.
Egli nelle sue tre tesi sul movimento, citate e analizzate in "L'immagine-movimento" (di Gilles Deleuze), studia il rapporto tra il movimento e il tempo.
Secondo la sua tesi, il movimento non si confonde con lo spazio percorso, dividendo lo spazio percorso e il movimento presente. Di conseguenza lo spazio percoso è divisibile inifinitamente in spazi temporali e rendendo il movimento indivisibile.
Così confermando che per il tempo non esistono singoli istanti ma un loro continuo fluire, che non posso essere scomposti ma vissuti nella loro durata reale nella coscienza di ognuno di noi, dove gli stati psichici non si succedono ma convivono. Quindi il tempo della scienza è diverso da quello reale che ciascuno di noi vive nella propria coscienza. Famoso è l'esempio della zolletta di zucchero (terza tesi di Bergson sul movimento)2 che si scioglie in un bicchiere d'acqua: la fisica calcolerà il tempo che lo zucchero impiegherà a sciogliersi secondo un procedimento analitico che va dall'istante iniziale a quello finale della liquefazione. Questo tempo così calcolato sarà definito simbolicamente uguale per tutte le volte che si misurerà nelle stesse condizioni. Molto diverso sarà invece il tempo vissuto della mia coscienza, che non terrà conto del tempo spazializzato e oggettivato della fisica ma piuttosto dalle mie condizioni psicologiche di insofferenza o calma.
Su questa concezione del tempo Bergson fonda la sua interpretazione della memoria nella sua opera "Materia e memoria". Il filosofo però notò come secondo la scienza medico-psicologica il rapporto tra percezione e memoria non viene riscontrato, quindi esiste un diverso rapporto tra essi.
Egli ritiene che la percezione sia un ritagliare un'immagine parziale della realtà percepita che dura per l'istante della percezione; successivamente questa viene superata da altre percezioni, cioè ritagli, della realtà.
La memoria è invece l'accumularsi, lo stratificarsi dei ricordi permanenti e sempre presenti. La memoria è indipendentemente dalla coscienza che si ha e la cui dimensione temporale non è l'istante, come per le percezioni, ma la durata reale.
Egli in "l'evoluzione creatrice"3 cita:
"Il tutto reale potrebbe essere una continuità indivisibile, le relazioni non appartengono agli oggetti ma al tutto".
Il tutto è quindi, secondo Bergson, rappresentabile come un cono rovesciato (Fig.4); base (percezione) e punta (memoria) del cono costituiscono un tutt'uno. Così il rapporto tra la percezione del reale (materia-punta del cono) e la memoria (spirito-base del cono): la presunta differenziazione di spirito e materia diviene ora un tutt'uno.
Nel 1931 il pittore surrealista Salvador Dalì, sembra cogliere la filosofia di Bergson riguardo al flusso del tempo, e la rappresenta dipingendo “la persistenza della memoria” (Fig.5).
L’influenza Bergsoniana è presente nelle deformità degli orologi, ricordando che la durata di un evento può essere espansa nella memoria, come sosteneva proprio Bergosn. I tre orologi sciolti, rappresentano l’aspetto del tempo, il cui trascorrere, nella soggettività percepita dall’uomo, assume velocità e carrateristiche diverse, che seguono lo stato d’animo del ricordo.
Il Quarto orologio, quello ricoperto dalle formiche, che lo divorano, indicando l’annullamento del tempo cronologico e dello strumento che più lo caratterizza.
Cosi come fa Bergson tramite una citazione, nel “saggio sui dati immediati nella coscienza”4 :
“Quando seguo con gli occhi sul quadrante di un orologio il movimento delle lancette…non misuro una durata, come pare si creda, mi limito a contare delle simultaneità, il che è molto diverso”
Con questa citazione, Bergson, vuole farci intendere che il tempo astronomico dell'orologio è infatti un tutt'uno di posizioni di lancette e istanti diversi.
Annullando la rappresentazione fisica del dell’orologio, in secondi, minuti e ore e caratterizzado invece la durata, il flusso dinamico e la simultaneità.
L'orologio rappresenta quindi, le convinzioni scientifiche e razionalistiche, come funzione preesistente.
L'orologio oggi giorno è emblema della costanza e della precisione, a cui inevitabilmente porta una concezione del tempo caratterizzata da una scansione regolare. Per cui ogni secondo, minuto e ora è sempre uguale, con lo stesso valore e stesso peso. Ciò che conta in questa pensiero è l'aspetto quantitativo e non quello qualitativo, che invece rappresenta dalla nostra idea di percezione del tempo. In questo esempio Bergson evidenzia una critica ai positivisti e fisici matematici, che pensano di poter regolare e governare tutte le dimensioni temporali della vita umana.
Con altre metafore di Bergson, come ad esempio:
"Noi non percepiamo praticamente che il passato dal momento che il puro presente è l'inafferrabile progresso del passato che fa presa sul futuro"
Bergson ci fa capire che il tempo della scienza ed il tempo realmente vissuto sono
diametralmente opposti.
La scienza ci dà l'interpretazione astratta del tempo, che risponde solo ad esigenze pratiche, conferendo ordine e stabilità, definendo la durata il tempo concreto.
Nel tempo astratto invece vi è differenza fra passato, presente e futuro definendo una progressione regolare e continua.
Nella durata invece, non vi è questa distinzione e quindi non c'è una progressione regolare, permettendo distorsioni e dilatazioni del tempo, cosi che un minuto può durare un'ora, giorni o anni.
Secondo le riflessioni di Bergson, il concetto di durata è caratterizzato da quattro qualità caratterizzanti:
1)La durata è sempre novità assoluta ad ogni istante con un continuo flusso di processo creativo.
2)Conserva interamente tutto il passato, astenendo una separazione tra lo stato presente e quello anteriore.
3)E' una variazione pura entro cui non vi sono qualità distinte.
4)In opposizione con quanto diceva la scienza tradizionale, la durata è un flusso continuo.
Non sono separabili e non si susseguono, è un continuo divenire di istanti che si compenetrano mutuamente.
Quindi il tempo è una delle tante forme create dall’uomo per stabilire un ordine alla realtà, alla vita, sottraendola al caos. Dandogli orari ed organizzazione, abitudini e spesso monotonia tuttavia tale forma è inconsistente e falsa. Vera è, invece, il concetto della durata del tempo soggettivo, cadenzato dalla coscienza di ogni singola persona.
Ma la durata non conosce distinzione tra passato-presente-futuro, non procede a senso unico, ammette salti, dilatazioni, accelerazioni e decelerazioni; come ci dimostra l’artista Paul Chan con la sua video installazione “7 Light”(Fig.6) , che ci mantiene sospesi nel tempo, dilatadolo.
Ogni individuo è, quindi, un moto a sé stante, che può interagire con altri, ma che non può infondere la sua personalità, in quanto manca un termine di comune riferimento.
La coscienza e il proprio tempo interiore non possono esistere senza la memoria, di conseguenza di potrebbe dire che la coscienza è memoria. Tuttavia essa non è un ricordo, ma solo una selezione inconsapevole inconscia tra le esperienza passate; la memoria, invece, è il risultato dell’intera cronistoria dell’individuo.
Nella mostra “il cielo diviso” ospitata dal Neue Nationalgalerie 2011-2013 di Berlino, dedicata al ventennio di storia berlinese dal dopoguerra al Sessantotto, l’opera di On Kawara “4 Jun, 68” (Fig.7) ci mostra proprio un esempio di esperieze passate e memoria collegate al tempo. L’opera dell’artista giapponese che fa parte della “Today Series” ci conclude il percorso come prova potente e laconica di un giorno che c’è stato e del suo testimone.
Un’altra testimonianza d’artista, dedicata ai 365 giorni di un anno è quella lasciata dal film-makers Jonas Mekas nel suo 365 Day Project; un diario composto di 365 brevi film, uno per ciascun giorno del 2007, accessibili da un’interfaccia in forma calendario direttamente dal suo sito5.
Scrive a proposito Bergson, in “L’Evoluzione Creatrice” :
“che siamo, che cos’è il nostro carattere se non la sintesi della storia che abbiamo vissuto fin dalla nascita? Certamente noi pensiamo solo con una piccola parte del nostro passato, ma è con tutto il nostro passato che noi desideriamo, vogliamo ed agiamo”
Il filosofo francese afferma quindi che le nostre azioni rispondono all’insieme dei nostri sentimenti e ai nostri pensieri; il ruolo del passato nella vita cosciente è molto più attivo ed importante della vita cosciente stessa. Esiste soltanto quello che si percepisce nel presente, una volta esauritasi la percezione presente, la sua immagine, si dilegua subito nel ricordo.
Noi non abbiamo presa sul futuro, senza un’uguale e corrispondente prospettiva sul passato.
A questo punto non ci resta che chiederci che cosa sia il momento presente.
Bergson scrive in “Materia e Memoria”6:
“La caratteristica del tempo è di scorrere, il tempo trascorso è il passato e chiamiamo presente l’istante in cui scorre. Ma qui non si tratta di istante matematico, ciò che chiamo il mio presente sconfina contemporaneamente sul mio passato e sul mio futuro”, “ Bisogna dunque, che sia una percezione dell’immediato passato ed una determinazione dell’immediato futuro”.
In conclusione, perciò, il presente è un’astratta finzione e si può trovare riscontro in un’altra citazione di Bergson:
“Niente è meno del momento presente, se in tal modo intendete questo limite indivisibile che separa il passato dal futuro. Quando pensiamo questo presente come dovente essere non è ancora e quando lo pensiamo come esistente è già passato”
Niente è meno del momento presente, poiché quando lo percepiamo è già passato. Di conseguenza, prosegue Bergson:
“Noi non percepiamo praticamente che il passato dal momento che il puro presente è l’inafferrabile progresso del passato che fa presa sul futuro”
L’analisi di Bergson sul tempo presente porta filosofi come Deleuze a concepire in stessi termini di temporaneità creando il termine di immagine cristallo.
Dal libro “L’immagine-tempo Cinema 2”7 scritto da Gilles Deleuze troviamo la definizione di immagine cristallo:
Ciò che costituisce l’immagine-cristallo è l’operazione fondamentale del tempo: dato che il passato non si forma dopo il presente che esso è stato, ma contemporaneamente, il tempo deve in ogni istante sdoppiarsi in presente e passato, differenti per natura uno dall’altro o, ed è lo stesso, deve sdoppiare il presente in due direzioni eterogenee, di cui una si slancia verso l’avvenire e l’altra ricade nel passato. Il tempo deve scindersi mentre si pone e si svolge:
si scinde in due getti asimmetrici uno dei quali fa passare tutto il presente e
l’altro conserva tutto il passato. Il tempo consiste in questa scissione, è essa,
esso che si vede nel cristallo.
Deleuze concepisce studi sulla filosofia del tempo ed il movimento nell’ambito del cinema, con lo stesso criterio di temporalità di Bergson.
La finalità di Deleuze sulla filosofia di Bergson sul tempo la troviamo in “Cinema 2 l’immagine tempo”8 :
“Le grandi tesi di Bergson sul tempo si presentano così: il passato coesiste con il presente che è stato; il passato si conserva in sé, come passato in generale (non-cronologico): il tempo si sdoppia a ogni istante in presente e passato, presente che passa e passato che si conserva. Spesso il bergsonismo è stato ridotto all’idea che la durata sarebbe soggettiva e costituirebbe la nostra vita interiore. E forse, almeno agli inizi, Bergson doveva esprimersi in questo modo. Ma, via via, dirà tutt’altra cosa: la sola soggettività è il tempo, il tempo non-cronologico colto nella sua fondazione, e siamo noi a essere interni al tempo, non viceversa. Dire noi siamo nel tempo ha l’aria d’essere un luogo comune, è ivece il massimo paradosso. Il tempo non è l’interno di noi, è prorprio il contrario, l’interiorità nella quale siamo, ci muoviamo, viviamo e cambiamo.”
“L’immagine cristallo non era il tempo, ma si vede il tempo nel cristallo. Nel cristallo si vede l’interna fondazione del tempo, il tempo non cronologico...Il cristallo non cessa mai scambiare le due immagini distinte che lo formano, l’immagine attuale del presente che passa e l’immagine virtuale del passato che si conserva : distinte e tuttavia indiscernibili, tanto più indiscernibili in quanto distinte, perché non si sa mai qual è l’una e qual è l’altra. E lo scambio ineguale, o il punto di indiscernibilità, l’immagine reciproca. Il cristallo vive sempre al limite, esso stesso è limite sfuggente tra il passato immediato che non è già più e l’avvenire immediato che non è ancora, specchio mobile che riflette senza posa la percezione in ricordo”9
L’immagine cristallo è rappresentata esattamente nelle video installazioni dell’artista Eija-Liisa Ahtila, con le sue immagini dense e complesse sul piano temporale.
I suo video sono una sorta di memoria presente che si preparano ad un futuro senza ritorno. Passato, presente e futuro in un solo attimo.
Bergson è molto vicino a Kant (Fig.8) più di quanto si pensa: Kant definiva il tempo come forma di interiorità, nel senso che siamo interni al tempo (anche se Bergson concepisce questo pensiero diversamente da Kant).
Per Kant il tempo ha una sola dimensione. È la forma della nostra intuizione interiore e, in quanto tale, difetta di contorni visivamente distinti. Creandoci una nostra immagine del tempo attraverso svariate analogie, dato che non si possiede una forma evidente.
Come Bergson, Edmund Husserl (Fig.9), filosofo austro ungarico, ha sviluppato un approcio alle problematiche della coscienza del tempo.
Secondo Husserl la temporalità, è come il livello fondamentale della soggettività.
Egli crea una distinzione tra diverse tipologie di tempo passato e le diverse capacità di relazionarsi con esso da parte di un soggetto.
Il passato recente (attimi passati in periodi brevi) che è ancora dato nell’immediata prossimità del flusso percettivo continuo dell’uomo, ed il passato (attimi passati molto tempo prima) che è già scivolato nell’oblio, che necessità di un’azione speciale della memoria per ritornare ad essere ricordata.
La prima parte, il “ passato recente” viene definito da Husserl “ritenzione”, la successiva il “passato” è definita “ricordo”.
Husserl afferma che nella nostra vita cosciente siamo continuamente divisi tra diverse concezioni di consapevolezza: viviamo nella presenza percettiva, costruita da impressioni, ritenzioni ed aspettative, così come nel passato ricordato.
Rendendo ancor più complesso il meccanismo con l’aggiunta dell’empatia e l’immaginazione.
Il famoso diagramma di Husserl (Fig.10) ci mostra un esempio di come si comportano una serie di punti-ora che affondano nel passato.
Ogni punto-ora è seguito da nuovi punti-ora rappresentati nel diagramma da AE. L’esperienza nasce nel punto P, che è origini dell’impressione ed inizia subito ad affondare nel passato nella linea PP’, nel momento in cui si percepisce E, come presente, P si trasforma in P’. Il diagramma di Husserl ci vuol far capire che le fasi trascorse non sono assenti dalla scena della coscienza ma trattenute in quelle passate. Husserl tenta di estendere il concetto di presentazione, oltre a ciò che è dato nel tempo presente. Per capire meglio la nozione di presentazione di Husserl è importante capire la distinzione tra coscienza presentazionale e quella rappresentazionale.
Cosi cita Husserl:
“Percezione è , qui, l’atto che ci presenta qualcosa come se fosse “se stesso”, l’atto che costituisce originariamente l’oggetto. Il suo opposto è la rappresentazione cioè un atto che non si presenta davanti ai nostri occhi, ma si limita a rappresentarlo.”10
L’inabissarsi del passato, illustrato nel diagramma, fa tutta parte della presentazione; ciò chè apprendiamo non sono le modalità temporali in sè (passato, presente e futuro) ma piuttosto la coscienza di questa modalità. Non è altro che l’anticipazione continua della coscienza protesa e l’affondarsi nell’impressione della ritenzione. Husserl insiste che il flusso non solo rende possibile l’apparire dell’oggetto nel tempo ma esso appare anche a se stesso (auto-coscienza).
Ciò che apprendiamo non sono le modalità temporali in sè (passato, presente e futuro) ma piuttosto la coscienza di questa modalità. Non è altro che l’anticipazione continua della coscienza protesa e l’affondarsi nell’impressione della ritenzione. Husserl insiste che il flusso non solo rende possibile l’apparire dell’oggeto nel tempo ma che esso appare anche a se stesso (auto-coscienza).
Commenti 0
Inserisci commento