E' una domanda classica, quasi scontata che ogni persona almeno una volta nella sua vita si è posta. Molti filosofi, scrittori, scienziati e artisti hanno cercato di dare una risposta o almeno di dare un significato alla domanda, dandogli un posto, degli schemi, un perchè.
E' molto difficile spiegare questo concetto, nonostante esso sia diventato parte della nostra natura e cosi familiare nei nostri discorsi; soprattutto, perchè radicali mutamenti in campo tecnologico e socio-culturale imposero nuovi modi di percepire e di vivere il tempo. Dopo l'intoduzione dell'ora ufficiale mondiale e la Conferenza Internazionele sul Tempo, reserò un sistema universale del tempo, dando un'uniformità nei segnali orari da trasmettere nel mondo intero.
Quindi, quando si parla di tempo, istintivamente, pensiamo ad una categoria oggettiva, nel senso che esiste un solo tempo spazializzato. Rappresentabile come una serie di istanti che si susseguono ordinatamente e cronologicamente, lungo una linea, come dei puntini che indicano una progressione passato-presente-futuro.
Ma di fronte a questa scomposizione rigida e a tutti coloro armati del ferreo determinismo della matematica e della fisica pensano di regolare e governare tutte le dimensioni della vita umana si contraddice il concetto stesso del tempo, che è il movimento perpetuo e perciò tale scomposizione dà un immagine astratta ed irreale.
Per la scienza gli istanti possono essere differenti solo quantitativamente ed ogni momento è estraneo all'altro, ma invece noi ci accorgiamo che fra istante ed istante vi è una notevole differenza qualitativa personale.
Di conseguenza la scienza non ha considerato il tempo della vita, dell'attesa, del desiderio e del ricordo, che viene percepito da ogniuno di noi in maniera intima ed ogni volta in modo diverso, con pesi e misure che mutano perpetuamente.
A questo punto è lecito chiedersi : qual'è e cos'è il tempo interiore e vissuto?
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