mondo-k
03 February 2013
philinq Tasso* ROSEN, Francesco Patrizi and Celestial Spheres, in «Physis»,XXVI, 1984, 3, pp. 305-24, ove non solo si nega la rilevanza delle osservazioni astronomichedel Patrizi ma si posticipa la presa di distanza di Brahe dalle sfere planetarie solide all’osser-vazione della cometa del 1585. Su questo passaggio, sulle comete che, pur essendo dei corpicelesti, non seguivano delle orbite, cfr. anche M. P. LERNER, Tre saggi sulla cosmologia allafine del Cinquecento, Napoli, Bibliopolis, 1992, pp. 73 sgg.; VON NOUHUYS, The age of Two-faced Janus, cit., pp. 115-21.
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inoltre sottolineato come proprio i dibattiti sulle comete (dopo quella del 15775ne apparvero altre nel 1580, 1582, 1585 ed ancora nel 1596) favorirono sia «lamaturazione di una mentalità critica che respinse nettamente ogni subordinazio-ne del mondo umano a poteri e influenze occulte»6, sia il conseguente tentativodi superare quelle credenze astrologiche che le alte gerarchie cattoliche avrebbe-ro recisamente attaccato a partire dalla Bolla di Sisto V, la Constitutio contraExercentes astrologiae judiciarie artem7.Un crocevia d’eccezione, dunque, ed un passo temibile da compiere verso unapproccio scientifico all’analisi dei cieli8: non deve quindi destare sorpresa l’o-stilità di larga parte della cultura mediana alle ipotesi di Copernico9 e che su253Su alcune letture astronomiche del Tasso5 La cometa fu visibile tra il 10 novembre del 1577 e il 7 gennaio dell’anno seguente. Peril profluvio di pubblicazioni che le furono dedicate si veda C. D. HELLMAN, A bibliography ofTracts and Treatises on the Comet of 1577, in «Isis», XXII, 1934, pp. 47-68. Non ho potutoinvece beneficiare per questa indagine, se non tramite citazioni e riprese indirette, dello stu-dio fondamentale della stessa autrice: C. D. HELLMAN, The comet of 1577: Its place in theHistory of Astronomy, New York, Columbia University Press, 1944, del resto rettificato inparte in JERVIS, Cometary theory, cit.6 C. VASOLI, Introduzione a ID., I miti e gli astri, Napoli, Liguori, 1977, p. 11.7 Sull’astrologia in relazione alle ricerche scientifiche di quegli anni, a solo titolo esem-plificativo, cfr.: L. THORNDIKE, The true place of Astrology in the History of Science, in«Isis», XLVI, 1955, pp. 273-78; E. GARIN, Lo zodiaco della vita, Roma – Bari, Laterza, 1976;C. VASOLI I miti e gli astri, cit.; G. ERNST, Aspetti dell’astrologia e della profezia in Galileo eCampanella, in Novità celesti e crisi del sapere, a cura di P. Galluzzi, Firenze, Giunti-Barbera, 1983, pp. 255-66; EAD., From the watery Trigon to the fiery Trigon: Celestial signs,prophecies and History, in Astrologi hallucinati: stars and the end of world in Luther’s time,a cura di P. Zambelli, Berlin-New York, De Gruyter, 1986, pp. 265-80. Per i riflessi di questetematiche nella produzione tassiana occorre rimandare alle pagine fondamentali di G.BALDASSARRI, Fra «Dialogo» e «Nocturnales annotationes». Prolegomeni alla lettura delMessaggiero, in «La Rassegna della letteratura italiana», LXXVI, 1972, 2-3, pp. 265-93.8 Esemplare la dichiarazione di Mästlin di avere adottato l’ipotesi copernicana solo comeuno strumento geometrico (si veda WESTMAN, The Comet, cit., p. 24) e perché costretto daestrema necessità: MÄSTLIN, Observatio & demonstratio, cit., p. 54.9 Sulla posizione della cultura scientifica italiana a fronte della teoria di Copernico cfr. E.GARIN, Copernico e i filosofi italiani del Rinascimento, in «Belfagor», XXXVIII, 1973, 6, pp.664-84; C. VASOLI, Copernico e la cultura filosofica italiana del suo tempo e Andrea DudithSbardellati e la disputa sulle comete, in ID., I miti e gli astri, cit., rispettivamente pp. 313-50 epp. 351-87 (in particolare la posizione di avanguardia di Marcello Squarcialupi che proponevala natura celeste delle comete, negandone gli effetti negativi). Più di recente: Copernico e laquestione copernicana dal XVI al XIX secolo, a cura di L. Pepe, Firenze, Olschki, 1996 (segna-tamente gli interventi di F. BARONE, La «modernità» di Nicolò Copernico, pp. 15-29; di A.POPPI, La filosofia naturale del primo Cinquecento nelle Università di Padova, Bologna eFerrara, pp. 39-67; di M. DI BONO, Copernico, Amico e Fracastoro e il meccanismo di Al Tusi:osservazioni sull’uso e la trasmissione di un modello, pp. 69-96); La diffusione del copernica-nesimo in Italia (1543-1610), a cura di M. Bucciantini e M. Torrini, Firenze, Olschki, 1997.
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questo versante si situino i testi che riguardano la presente indagine, il De come-tis di Gatti10 e le scritture tassiane sulle comete11.La teoria aristotelica, esposta in Meteorologica, I, 6, 342b 25 – 345a 10,ripresa da una nutrita schiera di commentatori e ben viva anche alla fine del’500, assegnava natura metereologica alle comete, ritenendole esalazioni che siliberavano dalla terra e venivano bruciate dal sole in diverse regioni della sferadel fuoco12. Minoritarie erano invece le ipotesi, riportate dallo stesso Aristotele,che spiegavano le comete con un incontro di pianeti (Anassagora e Democrito)o che assegnavano loro natura celeste (con diverse sfumature, i Pitagorici,254Emilio Russo10Si citerà, da qui in avanti dall’esemplare vaticano postillato dal Tasso della seguenteedizione: ANTONII GATTI / PHILOS. ET MEDICI / HORTVCCHIENSIS. / TRACTATVS / DE COMETIS. / Nuncprimum in lucem editus, cum indice rerum omnium / memorabilium locupletissimo. / Vtilissane, ac necessarium non magis quidem Philosophis, / atque Medicis; quam caeteris scien-tiarum / professoribus delectabilis., Romae, Apud Zannettum & Ruffinellum, 1587. Ho datonotizia del ritrovamento in una brevissima notizia in corso di stampa su «Studi tassiani»,XLVII, 1999.11La lettura di alcuni dei numerosissimi testi prodotti dal passaggio delle comete, perlarga privi di reali aspirazione scientifiche, riserva, al lettore moderno, motivi di interesse.Cito alcuni titoli: B. PISANELLI, Discorso sopra il dragone di fvoco apparso in Roma l’anno1575, Venetia, [s. e.], 1575; Discorso di Annibale Raimondo Veronese sopra la nobilissimacometa, Venetia, [s. e.], 1577; vale poi ricordare l’intervento di A. ROCCA, (Discorso filosofi-co, e teologico intorno alle comete ove si scuoprono molti secreti della Natura, con la dichia-ratione de’ Miracoli, & Portenti occorsi al mondo, Venetia, [s. e.], 1578) nel quale, a seguitodella convinzione che la cometa derivasse da Saturno e Marte, alla carta [a10r] si legge: «nondovemo aspettare se non male e spetialmente in quella parte, che è L’oriente, ò Levante, làdove era drizzata quella Barba»; al di là dell’epiteto di cui è gratificato il corpo celeste ne IlBreve discorso del padre Saravezza, sopra la Cometa apparsa alli 12 di Novembre 1577,detta la Scapigliata [s. n. t.]; e al di là, ancora, del commento che venne approntato sui versiprodotti dalla cometa (C. CAUZIO, Commento sopra alcuni versi della cometa dell’annoMDLXXVII, Venetia, [s. e.], 1579), ricordo il trattatello di G. MARZARI (Discorso … intornoalla cometa apparsa il mese di nouembre, l’anno 1577, In Venetia, Appresso DomenicoNicolino, 1577), una esposizione di schietta matrice aristotelica con lunga trattazione suglieffetti tutt’altro che salutari che dalle comete derivavano: accanto alle carestie, si ricordanoper gli uomini, la scabbia e la rogna «o forse alcun travaglio d’emeroidi» (p. 4).12 Cfr. BARKER – GOLDSTEIN, The role of Comets, cit., pp. 303-04. In particolare interes-sano qui le comete che si formavano nel passaggio di vapori dalla regione dell’aria alla sferadel fuoco. Il Gatti sottolineava, riprendendo Aristotele, che solo nella parte superiore dellaterza regione potevano formarsi le comete, a differenza dalle altre exalationes ignitae, qualicaprae saltantae, domus aderntes, trabes igniti, stellae cadentes (De cometis, cit., pp. 43sgg.). Contrario a questa divisione Giovanni Paolo Donati, autore di un’opera cui si ricorre difrequente nello sviluppo del De cometis: Gonzagiorvm sev solvtionvm apparentivm contra-dictionum in dictis Arist. & D. Thomae Aquinatis libri quatuor, in Totidem MeteororumAristotelis, & in eosdem D. Thome Commentarijs, Mantuae, Apud Franciscum Osanam,1578.
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Ippocrate Chio, e Seneca13). Né la cultura latina14, né gli scrittori cristiani15 (se sieccettua Giovanni Damasceno che aveva ascritto la produzione delle cometealla diretta azione divina16) avevano operato scarti apprezzabili dallo schemadello Stagirita17, mentre sostanzialmente trasversale, comune a tutte le posizioni,era l’idea che le comete fossero in relazione, come causa o solo come annuncio,per via naturale o per via astrologica, con future calamità18.In funzione tassiana, con lieve digressione, occorrerà ricordare che di come-te si occupò anche Jacopo Mazzoni, interlocutore fondamentale con il Proemioalla Difesa di Dante per i Discorsi del poema eroico e nello stesso tempo mae-stro e collega di Galileo, il quale proprio al Mazzoni inviava la prima testimo-nianza di una convinta adesione al sistema copernicano (lettera del 30 maggio1597)19. Nella Biblioteca Apostolica Vaticana due codici (Urb. Lat. 1363 e Vat.255Su alcune letture astronomiche del Tasso13Sul quale cfr. SENECA, Nat. Quaest., VII, passim (con una confutazione delle teorieprecedenti e in seguito una espozione delle ipotesi di Seneca contro gli Stoici, VII 22, 1 sgg.:«Ego nostris non assentior. Non enim existimo cometem subitaneum ignem sed inter aeternaopera naturae»); cfr. anche VII, 25,1-25,3.14 Cfr. CICERONE, De div., I (e il commento di Timpanaro a CICERONE, Della divinazione,Milano, Garzanti, 19943); PLINIO, Nat. hist., II, 22.15Cfr. S. TOMMASO, Sum. Theol., I, 2, q. 75 art. 6; q. 109, art. 1; ALBERTO MAGNO,Meteororum libri, I, trac. 3, capita 1-3, 11.16 GIOVANNI DAMASCENO, De fide ortodoxa, 7.17 Ancora Giulio Cesare Scaligero (1484-1558), in Exotericarum exercitationum lib. XVDe Subtilitate, ad Hieronymum Cardanum, Francofurti, Apud, Andream Wechelum, 1576[prima ed. 1557] (ex. 79, pp. 294-97) poteva utilizzare lo schema dei Metereologica per con-testare le ipotesi di Cardano che riteneva la cometa prodotta da una sfera lucida collocatafuori dal mondo sublunare e illuminata dai raggi solari (cfr. G. CARDANO, De subtilitate libriXXI, Lugduni, Apud Guliel. Rovillium, 1554 [prima ed. 1550], IV, pp. 161-64 («Quo fit utclare pateat, Cometem globum esse in caelo constitutum, qui a sole illuminatus videtur, &dum radij transeunt, barbae aut caudae effigiem formant», p. 164). Cfr. anche G. CARDANO,In Cl. Tolomaei Pelusiensis IIII de Astrorum Iudiciis, Lugduni, apud Theobaldum, 1555, pp.340 sgg. (II, 50); ID., De rerum varietate libri XVII, Post alias omnes editiones, nunc recogni-ti, castigati, infinitisque mendis repurgati, Lugduni, Apud Stephanum Michelem, 1580 [primaed. 1557], I, 1 e XIV, 69-70 (pp. 1-4, 692 sgg.).18Operava in questa credenza l’antica ipotesi che legava le comete al pianeta Marte ealle sue influenze nefaste: «Noi diciamo che secondo che pone Albumasar, nel septimo tratta-to delle Congiuntioni delle pianete, cagione de l’accendimenti che appaiscono nell’aiere, e dele comete, non è altro pianeta se non Marte» (La Metaura d‘Aristotile, volgarizzamento fio-rentino anonimo del XIV secolo, edizione critica a cura di R. Librandi, 2 voll., Napoli,Liguori, 1995, vol. I, p. 194).19 G. GALILEI, Opere, Edizione Nazionale a cura di A. Favaro, 20 voll., Firenze, Tip. Li.G. Barbèra, 1890-1909, vol. II, pp. 195-202. Le comete furono oggetto, come è noto, dellepagine del Saggiatore (1613) mentre i nuovi fenomeni del 1618 avrebbero stimolato la pole-mica tra Orazio Grassi e il Galileo a partire dal Discorso delle comete di Mario Guiduccifatto da lui nell’Accademia fiorentina (in Firenze, Nella Stamperia di P. Cecconcelli, 1619)
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Lat. 13252 rispettivamente del XVI e XIX secolo) riportano un discorso sullacometa del 1596 composto dal Mazzoni ed indirizzato alla granduchessa diToscana, nel quale, pur ben all’interno delle posizioni aristoteliche, il Copernicoattaccato negli In Aristotelis et Platonis praeludia (1596)20 si definiva qualematematico eccellentissimo, riportandone i calcoli sulla variazione della distan-za tra sole e terra.2. Il De cometis di Antonio GattiDi una lettura tassiana del De cometis si aveva già notizia tramite l’inventariodei libri lasciati dal poeta a don Niccolò degli Oddi nella primavera del 159021; ilvolume non compare nelle note sui postillati redatte alla fine del secolo scorso daSolerti e Prinzivalli22, né nell’intervento, inaugurale per quest’ultima stagione distudi sul tema, di Anna Maria Carini23. E tuttavia l’opera del Gatti postillata dalTasso si trova (con segnatura Barb. N. XII. 16) in quello stesso fondo Barberinianodella Biblioteca Apostolica Vaticana che custodisce gli altri volumi del poeta24: ilcatalogo manoscritto di Sante Pieralisi, della fine del secolo scorso, ne segnala leannotazioni, senza tuttavia riconoscere l’inconfondibile tratto tassiano; la margina-lità del testo, di cui diremo, ne ha poi forse favorito l’oblio.Personaggio minore, del tutto dimenticato non solo nell’ambito dell’astrono-mia cinquecentesca e pregalileiana, ma anche nella cultura romana di quegli256Emilio Russosorvegliato dal Galilei. Sul tema si veda J. CASANOVAS, Il P. Orazio Grassi e le comete del-l’anno 1618, in Novità celesti e crisi del sapere, cit., pp. 307-13; F. A. LEVI, Galileo aPerugia e la disputa sulle comete, in «Giornale di fisica», XXXIII, 1992, 2, pp. 127-37; sugliaspetti testuali B. BASILE, Eclisse d’autore. Galilei, Guiducci e il Discorso sulle comete, in Lacritica del testo. Problemi di metodo ed esperienze di lavoro, Atti del Convegno di Lecce, 22-26 ottobre 1984, Roma, Salerno, 1985, pp. 571-85.20 J. MAZZONI, In Universam Platonis et Aristotelis philosophiam praeludia, sive de com-paratione Platonis et Aristotelis, Venetiis, apud I. Guerilium, 1596, pp. 129-34 («Quod terrasit centrum mundi, reiiciturque commentum Pythagoreum, Aristarchi Samii et NicolaiCopernici»). Sul Mazzoni e sulla sua connessione con Galileo nonché con GiambattistaBenedetti cfr. VASOLI, Copernico e la cultura filosofica italiana, cit., p. 340; F. PURNELL,Jacopo Mazzoni and Galileo, in «Physis», XIV, 1972, 3, pp. 273-94.21 T. TASSO, Le lettere, a cura di C. Guasti, 5 voll., Firenze, Le Monnier, 1852-55, vol. IV,pp. 311-13.22 A. SOLERTI, Vita di Torquato Tasso, 3 voll., Torino, Loescher, 1895, vol. III, pp. 113-20; V. PRINZIVALLI, Torquato Tasso a Roma, Roma, Desclée Lefevre, 1895, pp. 187-89.23 A. M. CARINI, I postillati barberiniani del Tasso, in «Studi tassiani», XII, 1962, pp. 97-110.24 I volumi del fondo Barberiniano con postille tassiane si indicheranno, da qui in avanti,con la formula «Barb. Cr. Tass.» seguita dal numero d’ordine stabilito dalla Biblioteca eriportato nel citato contributo della Carini.
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anni, Antonio Gatti rimane figura largamente misteriosa. Assente dai principalirepertori delle glorie abruzzesi (era nato ad Ortucchio, vicino Sulmona), il Gattiè associato nelle scarne notizie che di lui possediamo a quest’opera («qui meiprimis est ingenioli fœtus»), l’unica del resto a lui ascritta. Così il MinieriRiccio: «Nacque ad Ortucchio e fiorì nel 1587, fu celebre medico e scrisse: Decometis, Roma, 1587»25. Non si sono fin qui registrate ulteriori precisazioni suquel fiorire, né sugli altri frutti dell’ingegno del Gatti, e, se si eccettua una datadi nascita collocabile tra il 1550 e il 156026, lo stesso avantesto fitto di encomi esaluti27 non fornisce ulteriori elementi per la biografia dell’autore.Pur proponendosi di trattare le comete in modo «novus modernusque», con-siderandole come apostemata, ascessi purulenti del mondo28, e malgrado le fre-quenti digressioni a rendere «exquisitus luculentusque» il dettato, il De cometisè un libro nel complesso mediocre, incastonato senza originalità nell’alveo diuna tradizione ormai logora. Il Gatti non prende in considerazione le numerosecomete degli anni ’80, né abbozza tentativi di osservazioni empiriche o di misu-razioni, facendo sporadicamente riferimento alla cometa del 1577, mentre assor-be non solo le teorie ma gli stessi schemi aristotelici, in particolare nella primadelle cinque sezioni del testo ove si riassumono le diverse ipotesi sul tema, daAnassagora a Ermolao Barbaro e Agostino Nifo. La seconda parte indaga lecause delle comete, e i loro movimenti29, con una digressione sul circulo lacteo,257Su alcune letture astronomiche del Tasso25 C. MINIERI RICCIO, Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli,Stamp. Tip. dell’Aquila, 1844, p. 141; si veda anche B. TAFURI, Istoria degli scrittori nati nelRegno di Napoli, 3 voll. in 8 tomi, Napoli, F. C. Mosca, 1744-1760, vol. III, to. 3 [1754], pp.229-30 (il quale chiarì la confusione tra il letterato abruzzese ed un Antonio Gatti professoredello Studio di Pavia agli inizi del XVIII secolo, confusione per la quale cfr. P. A.CORSIGNANI, Reggia Marsicana, 2 voll., Napoli, Parrino, 1738, vol. II, pp. 516-17).26Gatti ricordava in apertura, a parziale spiegazione di mende eventuali, di non averancora attinto la maturità intellettuale, essendo lontano da quell’età «quae afferens intellectusperfectionem, et opinionis stabilitatem […] quam dicunt esse a trigesimo tertio anno usque adquinquagesimo» (GATTI, De cometis, cit., c1v; va segnalato, in proposito, che l’explicit collo-ca la conclusione dell’opera al dicembre del 1584).27Se ne legge uno indirizzato al Gatti da parte del di lui conterraneo Ercole Ciofani,abbastanza noto commentatore di Ovidio (ivi, cit., [b3r]).28Già in principio il Tasso annota: «cometa est / quasi mundi apos(te)ma» (GATTI, Decometis, cit., p. 2, margine sinistro). Questa invece la postilla al paragone ribadito dal Gattiverso la conclusione del trattato: «cometa / eam / habere analogia(m) / ad mu(n)dum qua(m) /postema ad / ipsu(m) hom(i)ne(m)» (ivi, p. 205, margine destro). Il termine, salvo mio errore,compare una sola volta nel corpus tassiano, nella parte iniziale del Ficino: «L’ordine e lacostanza si può ancora ritrovare ne le cose cattive, come sono le febri, le ferite, le posteme, itumori: oltre acciò sono alcuni animalucci i quali ci nascono con alcuno ordine costante comei vermi, i pulci, le cicale» (T. TASSO, Dialoghi, edizione critica a cura di E. Raimondi, 3 voll.in 4 tomi, Firenze, Sansoni, 1958, vol. II to. 2, p. 896, par. 16).29 GATTI, De cometis, cit., pp. 96-97.
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mentre nella terza si considerano i segni climatici che preludono alla loro com-parsa. La quarta sezione è intessuta sulla questione nevralgica degli effetti dellecomete e della loro prevedibilità: dichiarando di muoversi seguendo ragione edesperienza Gatti dapprima richiama le dottrine aristoteliche e stoiche, quindi fapropria, tra le tante elencate, la posizione di Angelo Catone espressa nel Decometa qui anno 1472 mense Ianuario apparuit30. Le comete significano dun-que male come segno, in quanto preludono a mutamenti atmosferici negativiquali la siccità, e bene come causa, in quanto appunto apostemata che consento-no la purificazione della terra dagli umori nocivi31. Molto cauto rispetto al ver-sante astrologico, tanto da richiamare talvolta il nume tutelare delle Disputatio-nes pichiane32 e da ribadire l’imprevedibilità di ciò che dipende dalla volontàumana, il Gatti si muove su un piano eminentemente naturalistico. Le traccedella sua professione medica si intravedono nel continuo utilizzo della dottrinadegli umori, nelle ampie digressioni sulla peste33 o sull’ira eccitata dalla siccità34e nei richiami frequenti della letteratura medica classica e contemporanea35, daAvicenna e Galeno a Mercuriale36 e Cardano, fino ad un Bernardino Longo37258Emilio Russo30Ivi, pp. 125-128. Non sono riuscito a consultare l’opera del Catone (1440 ca – ivi1496) stampata a Napoli nel 1472 da Sisto Riessinger (GW 6385); sull’autore, figura d’ecce-zione del secondo Quattrocento per le competenze mediche e astrologiche (divenne celebre lasua capacità di predizione, che gli conquistò prima la corte di Ferrante I d’Aragona, poi quel-la parigina sotto Luigi XI e Carlo VIII) cfr. A. DE FERRARI, s. v. in Dizionario Biograficodegli Italiani, vol. XXII, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1979, pp. 396-99.31 La causa finale delle comete viene appunto individuata nell’expurgatio terrae: GATTI,De cometis, cit., pp. 80-81.32Così, ad esempio, per negare la teoria delle grandi congiunzioni e del loro causare imutamenti di religione, in riferimento a PICO, Disputationes, IV, 12 e 14: GATTI, De cometis,cit., pp. 188-89. Il Tasso postillava: «comet(a)e portendu(n) / Relig(io)nis mutat(io)ne(m) / exHerodoto / Sues(sa)no» (ivi, p. 188, margine sinistro); «c(a)elum no(n) / posse esse signu(m)/ eius rei cuius / no(n) est causa / ex pico / libro 4. contra. / Astrologos» (ivi, p. 189 marginedestro). Cfr. PICO DELLA MIRANDOLA, Disputationes adversus astrologiam divinatricem, acura di E. Garin, Firenze, Sansoni, 1946, pp. 494-501 (il titolo del paragrafo IV, 12 recita:«Non posse caelum eius rei signum esse cuius causa non est»).33 GATTI, De cometis, cit., pp. 149-54.34 Ivi, pp. 165-76.35Segnalo alcuni dei trattati medici citati da Gatti nella sua esposizione: P. VENETO(1386-1428), Summa philosophiae naturalis … nouiter recognita, Venetiis, sumptu ac expen-sis heredum Octauiani Scoti, per Bonetum de Locatellis Bergomatem Impressa, 1503; E.BARBARO (1463-1493), Compendium scientiae naturalis ex Aristotele, Venetiis, apudCominum de Tridino Montisferrati, 1545; G. B. MONTANO (1488-1541), Consultationesmedicarum opus absolutissimum, Basilea, per Henricum Petri et Petrum Pernam, 1565; G. B.DONATO (1530-1591), Commentationum medicarum liber IV de iudicijs quae in Galeni volu-minibus desiderari videntur, Venetiis, apud O. Guidobonum, 1580.36 Cfr. infra, n. 52.37 Cfr. MINIERI RICCIO, Memorie storiche, cit., p. 187.
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che il Gatti presenta come proprio maestro, autore a sua volta di un De come-tis38 dalla struttura e dagli esiti non diversi.Breve la quinta ed ultima parte dell’opera, in merito ai modi naturali con cui,al di là delle preghiere, potevano scongiurarsi gli effetti negativi delle comete(Quomodo cometa ut morbus magni animalis curandus sit è il titolo del primoparagrafo39): dopo aver ricordato, accanto alle preghiere, i rimedi naturali, Gatticonclude con la proverbiale, immancabile sentenza sul sapiente che domina lestelle. L’opera nella sua interezza è come sorretta da una trama complessa dicitazioni, nella cui eterogeneità40 si intravede un ruolo di rilievo riservato aiclassici, sia per la sezione di storie e memorabilia sia per quella poetica(Virgilio, Lucrezio e Manilio) cui si accostano sovente i versi pontaniani delLiber meteororum41. Il Gatti, nella sua furia accumulatrice, non mancava diaddentrarsi in terreni meno scontati, richiamando ad esempio la «mistica filoso-fia» di Aristotele e cioè le riflessioni neoplatoniche e plotiniane che erano attri-buite allo Stagirita come parte più segreta e divina della sua riflessione42.3. La lettura tassiana del De cometisSui concreti percorsi attraverso cui il trattato giunse al Tasso una rispostaimmediata è fornita dallo stesso frontespizio: distribuito tra il titolo e lo stemma259Su alcune letture astronomiche del Tasso38 B. LONGO, De cometis Disputatio, Neapoli, Apud Horatium Saluianum, 1578.39Ma cfr. anche GATTI, De cometis, cit., p. 2 (con in margine sinistro la nota tassiana:«De cometis agendu(m) / tanqua(m) de morbo»).40 Accanto alle Ephemerides pubblicate da G. B. CARELLO nel 1558 si ritrova ad esempioJ. HUARTES (1526-1588), Essame de gl’ingegni de gl’huomini, Venetia, [Aldo Manuzio il gio-vane], 1582 (prima ed. spagnola a Baeza, 1575).41 Rispettivamente vv. 1222-1293 sulle comete, vv. 1293-1342 sulla via lattea. Da ricor-dare che Tasso cita nel suo Commento alle Rime proprio il Pontano (De stellis, II: De zodiaco,58-64): cfr. T. TASSO, Le rime, a cura di Angelo Solerti, 4 voll., Bologna, RomagnoliDall’Acqua, 1898-1902, vol. III, p. 513: «Dal zodiaco, nel quale, come dice il Pontano nellibro De stellis, è rinchiuso e quasi annodato il fato e la fortuna» (componimento 954, Tu chesegui a pace e fai d’intorno, vv. 28-29; cfr. anche il commento a O bel colle onde lite, com-ponimento 591, v. 26: ivi, vol. III, p. 127). Ancora il Pontano, nei versi del De terremotuviene ripreso, con sottolineatura tassiana, in GATTI, De cometis, cit., p. 187.42 Così la postilla tassiana (GATTI, De cometis, cit., p. 131, margine destro): «Aris(tote)les inlibro / 3 su(a)e theologi(a)e / seu philosophi(a)e / mistic(a)e Deus / est supra omne / Nat(u)ram».Edita per la prima volta a Roma nel 1519 (Sapientissimi Philosophi Aristotelis Stagiritae Theo-logia sive mistica Philosophia secundum Aegyptios noviter reperta, apud Iacobum Mazochium) equindi a Parigi nel 1571 (ex officina Iacobi de Puys), la silloge plotiniana (in particolare dai libriIV-VI) attribuita ad Aristotele rappresenta un punto di indubbio interesse nella rinascita del plato-nismo e del neoplatonismo di fine ’500. Basti qui rimandare alle considerazioni di THORNDIKE, AHistory, cit., VI, pp. 449 sgg.
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cardinalizio vi campeggia il nome di Giorgio Alario, gentiluomo al servizio diScipione Gonzaga che il Tasso conosceva già all’epoca della revisione romanadella Liberata43. I rapporti con l’Alario, come indica l’epistolario, si intensifica-rono a partire dalla fine del 1587, progressivamente deteriorandosi, connotati dascontentezza e lamentele del poeta a fronte delle scarse cure riservategli nei sog-giorni romani presso il Gonzaga, a suo dire soprattutto per colpa dell’Alario44.Dallo stesso gentiluomo il Tasso dovette tuttavia ricevere il volume, in dono oin uno di quei prestiti i cui termini sovente obliterava, nell’area cronologica cheva dalla pubblicazione del De cometis alla partenza del Tasso per Firenze,momento in cui il volume veniva lasciato a Roma: dunque dalla fine del 1587agli inizi del ’90, periodo nel quale ritengo sia molto probabile vadano collocatelettura e annotazioni tassiane.L’opera usciva sotto la protezione di Scipione Gonzaga, dedicatario e ancorpiù «expertissima, ac provida obstetrix», al cui seguito il Gatti dichiaratamenteaspirava ad essere ammesso45: tra i tanti libelli che quei decenni produsserosulle comete, l’opera del Gatti pare dunque plausibile arrivasse sullo scrittoio delTasso più per le ragioni eminentemente pratiche di un contatto alla corte delGonzaga che non per un’opzione effettiva. Va subito precisato, tuttavia, che lapresunta occasionalità del contatto non determinò una lettura disattenta: unmezzo migliaio di annotazioni, tutte di mano del poeta, si dispongono pressochéregolarmente lungo le duecento pagine dell’opera: si intravede appena una mag-giore attenzione per la prima sezione che recupera le diverse ipotesi sulle cometeed una rarefazione delle postille nelle ultime pagine. Un esame anche cursorioconsente di confermare la pratica del Tasso di segnare a margine degli appigli perla sua debole memoria, in vista di più rapide riletture e utilizzi: ne deriva la pre-senza di postille pressoché identiche nei casi in cui gli argomenti si ripetano,come per le tre comete apparse al tempo di Nerone46 o per le teorie degli antichi260Emilio Russo43 TASSO, Le lettere, cit., I, pp. 71, 125-26, 135. Cfr. anche S. GONZAGA, Autobiografia, acura di D. Della Terza, In appendice ristampa anastatica dell’edizione latina del 1791,Ferrara-Modena, ISR-Panini, 1987, p. 60.44 Cfr. alcune osservazioni del poeta tra il 1588 e il 1589 in TASSO, Le lettere, cit., vol. IV,pp. 41-43, 261-62, 272-73. In particolare: «In quanto al particolare seguito per conto mio in casadel signor cardinale Scipione, ch’ella [Costantini] desidera d’intendere, sappia ch’egli non m’hadata licenza: ma quei di casa (e particolarmente Giorgio Alario, il quale per certo suo naturaleinstinto non può soffrire in quella corte alcun virtuoso) me l’avevano prima data; ond’io non hopotuto, né voluto fermarmici contro la lor volontà, e con molto mio incomodo» (ivi, p. 238).45Così il testo: « […] et me tibi ignotum homunculum a tuorum si forte intrinsecorummagis, chariorumque servorum consortio tamquam indegno excludes, ad domesticorumminus, atque charorum saltem subditorum numerum excipere non dedigneris» (GATTI, Decometis, cit., [a4r]).46Cfr. GATTI, De cometis, cit., pp. 19 (margine destro: «Temp(o)re Neronis / TresCom(e)tas / apparuisse»), 26 (margine sinistro: «Tres cometas / apparuisse temp(o)re /Neronis»), 109 (margine inferiore: «Temp(o)re Neronis Tres simul ortos / cometas»).
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filosofi, anche se solo marginalmente citate dal Gatti47. A dispetto tuttavia dell’ap-parente meccanicità che regola l’annotazione, il Tasso pare attento sia allo svilup-po argomentativo che a digressioni e ornamenti: postilla ad esempio il riferimentoinaugurale e topico sull’ordine nella natura e nell’arte48 (riprendendo Aristotele eil commento d’Averroè), che si legge in apertura del Ficino overo de l’arte49;riporta a margine le citazioni compiute da Gatti delle Disputationes di Pico50;segnala piuttosto fittamente la pagina in cui Gatti riprende gli Homocentrica diFracastoro51 o i trattati di Gerolamo Mercuriale52 in merito ai rischi di incorrerenella rabbia per un uomo che dorma sotto un sorbo; ancora annota critico che«exemplu(m) non placet» quando Gatti azzarda il paragone tra il moto apparen-te delle comete ed una gara di velocità tra due cavalieri53. E se non mancano unpaio di disattenzioni tassiane, sia di ordine ortografico che pertinenti ai contenu-ti del trattato54, d’altra parte non si registrano postille tassiane in margine alle261Su alcune letture astronomiche del Tasso47 Ivi, pp. 6 sgg., 71-72.48 Ivi, p. 4, margine sinistro («sicut in natura / reperitur ordo / sicut in arte»).49 Cfr. il commento al passo in questione in T. TASSO, Dialoghi, a cura di G. Baffetti, 2voll., Milano, Rizzoli, 1998, II, p. 941 ove si rimanda a CICERONE, Top., 63 («Omnium autemcausarum in aliis inest constantia, in aliis non inest. In natura et in arte constantia est, in cete-ris nulla») e al relativo commento di Boezio (P. L., 1150-1151). Nel passo del Gatti si fa inve-ce riferimento, tra l’altro, a ARISTOTELE, Phys. II, 1, 193 a 16 sgg. e II, 8 199 a 1 sgg. Valericordare che il testo della citata edizione dei Dialoghi è ripreso dall’edizione critica a cura diRaimondi.50 La rilevanza delle Disputationes per il Tasso tardo è stata dimostrata, con la consuetaefficacia, da G. BALDASSARRI, analizzando il postillato un tempo conservato presso laBiblioteca Vaticana: Per un diagramma degli interessi culturali del Tasso. Postille inedite alPico e allo pseudo-Cipriano, in «Studi tassiani», XXXVI, 1988, pp. 141-67 (con edizionedelle postille pp. 157-67).51 Come è noto, il Tasso lesse e postillò il trattato dello scienziato veronese nella secondaedizione del 1574: Hieronymi Fracastorii Veronensis Opera Omnia, Venetiis, Apud Juntas,1574; l’esemplare con note tassiane è conservato anch’esso nella Biblioteca ApostolicaVaticana, con segnatura Vat. Lat. 9966. Cfr. A. M. CARINI, Il Naugerius del Fracastoro e lepostille inedite del Tasso, in «Studi tassiani», V, 1955, pp. 107-40; A. TORTORETO, Questovolume è appartenuto a Torquato Tasso, ivi, X, 1960, pp. 117-28: in quell’occasioneTortoreto segnalava l’utilizzo del Fracastoro oltre che nel Mondo creato (per cui cfr. infra, pp.267 sgg.) nella Risposta di Roma a Plutarco, riprendendo (ivi, pp. 124-28) i nessi già avanza-ti in P. MAFFI, La cosmografia nelle opere di Torquato Tasso, in «Pubblicazionidell’Osservatorio Meteorologico del Seminario di Pavia», 1895-98.52 In GATTI, De cometis, cit., p. 149 si fa riferimento, ad esempio, a G. MERCURIALE, Depestilentia lectiones … habitae Patavii, Venetiis, Apud P. Meietum, 1577, cap. VII; mentrepiù avanti (p. 193) si cita G. MERCURIALE, De venenis et morbis venenosis tractatus locuple-tissimi, Venetiis, Apud Paulum Meietum, 1584 (in particolare il cap. V).53 GATTI, De cometis, cit., p. 92, margine sinistro.54 Cfr., ad esempio, ivi, p. 186, ove un «Valentiniani Ungari Imp.» diviene nella postilla,situata nel margine inferiore, «Iustiniani Ungari imp(er)at(or)is».
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numerose cita-zioni bibliche che Gatti adduce discutendo dell’inconoscibilitàdella volontà divina.Ai fini di un approfondimento delle modalità di lettura tassiana ho svolto unconfronto tra le postille apposte al Gatti e quelle che corredano il Barb. Cr. Tass.43, esemplare della Vaticana dei Metereologica aristotelici commentati daOlimpiodoro e Giovanni Grammatico55. Al di là di un paio di casi che fannointeragire la lettura del Gatti con lo studio dei commenti ai Metereologica56, èpossibile notare come la minore scientificità del De cometis, specie dopo laprima parte, la frequenza di citazioni nonché l’utilizzo della materia storica,prossima e remota, per esempi, spingesse il Tasso ad annotare in modo sostan-zialmente diverso da come avrebbe fatto in margine al trattato aristotelico57. Sele severe colonne dei commentatori aristotelici, intessute su argomenti propria-mente fisico-astronomici, inducevano a postille di natura teorica, le pagine delGatti suggerivano piuttosto excerpta nell’ordine delle curiosità58. Tra tutti merita262Emilio Russo55OLYMPIODORI Philosophi Alexandrini in Meteora Arist. Commentarii. IoannisGrammatici Philoponi Scholia In primum Meteororum Aristotelis, Ioanne Baptista Camotiophilosopho interprete, Venetiis, apud Hieronymum Scotu, 1567 (Barb. Cr. Tass. 43). I com-menti di Olimpiodoro e Giovanni Grammatico alla trattazione delle comete si trovano rispet-tivamente a pp. 21-25 e 169-81.56Cfr. ad esempio, GATTI, De cometis, cit., p. 13 (margine superiore) ove si legge laseguente postilla tassiana: «Vide Olimp(iodo)rum qui / electum auro dicit / pretiosus». Sultesto aristotelico, inoltre, si legge (Barb. Cr. Tass. 43, p. 169 margine destro) questa nota:«Mercurii / sidus quia / a sole parum / distat ideo / perraro ap= / paret sed / hoc dictum est /secundum antiquar(um) Astron(omo)ru(m) / suppositiones», ove si registra un allontanamen-to dal commento di Giovanni Filopono ad Aristotele. Caso che può porsi in relazione con unanota che si trova in GATTI, De cometis, cit., p. 9 (margine inferiore) nella quale Tasso riporta amargine alcuni sostenitori della teoria che assimilava la rara visibilità delle comete a quellaaltrettanto rara di Mercurio, troppo vicino al sole: «Mercurium et Venerem / longo temp(o)re/ spatio apparere quia hor(um) motus / semper fere solem sequatur ex Ptolomaeo atq(ue) / exHiginio». Per l’uso del commento di Olimpiodoro e Giovanni Filopono ai Metereologicabisogna muovere dalle citazioni che se ne fanno in Giudicio, I, 156 (cito secondo la paragra-fatura di T. TASSO, Giudicio sulla Gerusalemme da lui medesmo riformata, edizione critica acura di Claudio Gigante, Roma, Salerno, 2000), nel Conte (cfr. T. TASSO, Il Conte overo del’imprese, a cura di Bruno Basile, Roma, Salerno, 1993, p. 127 n. 229). Cfr., inoltre, TASSO,Le rime, cit., IV, p. 207 (commento al componimento 1170, v. 1, Umida nube se dispiega estende).57 Cfr. anche T. TASSO, Note al De caelo di Aristotele, a cura di L. Capra, Ferrara, Corbo,1997.58 Vale segnalare una eccezione di rilievo, quando (GATTI, De cometis, cit., p. 10, margi-ne destro) Tasso segna: «Alpetragius / Arabs / sequutus / est in sua / Theorica / sent(en)tiam /Hipp(ocra)tis atq(ue) / Aeschyli». Vale ricordare che Alpetragio era autore che Tasso ripren-deva nel Cataneo overo de le conclusioni amorose, (in TASSO, Dialoghi, ed. Raimondi, vol. IIto. 2, p. 835, par. 118) da Pico della Mirandola (cfr. quanto dimostrato da BALDASSARRI, Perun diagramma, cit., pp. 147-52).
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una menzione il seguente: «Cometa appa / ruit quo temp(o)re / vir piis(si)musGottif(re) / dus Hierosolimam / cœpit»59, con cui Tasso segnava l’assenso propi-zio dei cieli all’impresa di Goffredo che, oramai tanti anni prima, egli avevamesso in versi.4. Altre letture astronomiche del TassoPrima di affrontare l’ultima parte di questa indagine, concernente le scritturetassiane intorno alle comete, riserviamo una rapida disamina agli altri testi, traquelli usati, che il Tasso poteva consultare sull’argomento, non senza aver preci-sato che ci si muove su terreno infido, non disponendo in generale di cronologieaccertate per queste letture. Al di là delle nozioni sulle comete ricavabili dalleDisputationes di Pico60, dall’Almagestum61 e dall’Universale fabrica del mondodi Giovan Lorenzo Anania62, occorre rinviare al capitoletto del De plac. phil.plutarcheo (III, 2), di recente proposto da Baffetti63 come base per alcune paginedel Malpiglio secondo over del fugir la moltitudine su cui occorrerà tornare. Sitratta di uno scarno sunto delle varie ipotesi sulle comete (che riporto con le sot-tolineature del Tasso):263Su alcune letture astronomiche del Tasso59 GATTI, De cometis, cit., p. 166, margine sinistro.60 Cfr. PICO, Disputationes, IV, 12 sgg. (anche sulla stella dei magi). In margine a Dispu-tationes, IV, 12 (in Barb. Cr. Tass. 23, [hivv]) Tasso segna «comet(a)e possunt / esse signumstell(a)e / vero non»: cfr. BALDASSARRI, Per un diagramma, cit., p. 166.61Cfr. TOLOMEO, Almagestum, Venetiis, ductu Petri Liechtenstein, 1515, c. 93v (Barb.Cr. Tass. 21). Pur mancando un esame paleografico della scrittura tassiana con una conse-guente possibilità di datazioni fondate delle postille, una rilettura di Tolomeo può comunqueragionevolmente collocarsi negli ultimi anni, vista la presenza in fondo al volume di un elen-co di storici, la cui lettura il Tasso si proponeva di svolgere proprio nei mesi tra il 1589 e il1590 (cfr. G. BALDASSARRI, La prosa del Tasso e l’universo del sapere, in Torquato Tasso e laciviltà estense, 3 voll., a cura di G. Venturi, Firenze, Olschki, 1999, vol. II, 361-408: 403, conriferimento alle lettere tassiane n. 1214, 1335 e 1337, rispettivamente del gennaio 1590 e delmaggio 1591: TASSO, Le lettere, cit., vol. IV, p. 282; vol. V, pp. 53-54). Tolomeo viene segna-to da Tasso in GATTI, De cometis, cit., p. 76 (margine sinistro): «ptolomeus / causam effectri-ce(m) / cometar(um) / posuit eclipses / luminarium».62 G. L. ANANIA, L’universale fabrica del Mondo overo cosmografia, In Venetia, presso ilMuschio ad instanza di Aniello San Vito di Napoli, 1582 (Barb. Cr. Tass. 16). Sull’utilizzotassiano dell’Anania, esponente di un aristotelismo ortodosso che spiegava la collocazionedella terra al centro dell’universo secondo la teoria dei luoghi naturali, cfr. B. BASILE, Sognidi terre lontane, in ID., Poëta melancholicus, Pisa, Pacini, 1984, pp. 325-68. Per la datazionedi questa lettura viene ricordata una postilla tassiana, su cui mi riprometto di ritornare abreve, collocata al termine del volume e riferibile al 1590, nonché alcuni versi del terzo gior-no del Mondo creato (236 sgg., 511-13) direttamente connessi all’Anania (BASILE, Sogni diterre lontane, cit., p. 334 n. 16 e p. 342 n. 30).63 TASSO, Dialoghi, ed. Baffetti, vol. II, pp. 639-40.
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Aristoteles ignitam siccae exalationis concretionem. Strato sideris lumen densa nubeobtentum, quo modo et in facibus sit. Heraclitus Ponticus peraltam nubem putat ab luminesupero illustratam. Hic causam affert pogoniae, id est barbatae, aereaeque, et trabis, et colum-nae, et huiusmodi, quomodo sane et omnes Peripatetici. Haec enim propter nubis configura-tiones fieri64.queste le postille tassiane:«Aris(tote)les ignita(m) / sicc(a)e exal(atio)nis / concret(io)nem / esse / cometem»65«Strato / causam / affert / barbe / are(a)e et / column(a)e»66Degno di nota infine lo studio riservato agli Homocentrica67 di Fracastoro:Tasso sottolinea il moto in latitudine delle comete che negava loro la natura dipianeti e che era spiegabile solo postulando un cielo ulteriore collocato sottoquello della luna che determinasse il movimento delle comete; il poeta trascuratuttavia un elemento fondante che Fracastoro tra i primi, nel 1538, aveva segna-lato: il piegarsi della coda delle comete sempre dalla parte opposta al sole, feno-meno oggi spiegato con il cosiddetto vento solare ma che a metà ’500 già sug-geriva la posizione delle comete al di là del mondo sublunare68.264Emilio Russo64 PLUTARCO, De plac. phil., III, 2, 893b sgg. (cito dal testo postillato dal Tasso, conserva-to anch’esso nella Biblioteca Vaticana: Plutarchi Chaeronei philosophi historicique clarissi-mi Opuscula, quae quidem extant, omnia, undequaque collecta, Venetiis, per Jo. Ant. et fra-tres De Sabio, 1532: Barb. Cr. Tass. 2, c. 321r).65 Ibidem, margine destro.66 Ibidem, margine destro.67Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. Lat. 9966, cc. 43r-44r. Il Fracastoro fu uno deifautori dell’ampliamento del sistema delle 26 sfere omocentriche prospettate originariamenteda Eudosso al fine di spiegare in termini tolemaici la distanza variabile dei pianeti dalla terra.Nel sistema di Fracastoro erano previste 55 sfere, come il Tasso avrebbe ricordato in Mondocreato, IV, 1041 sgg.: ma si veda già, appunto in polemica con Eudosso, ARISTOTELE,Metaph., XII, 1073b 17-1074a 14. Le postille al codice Palatino rimandano tuttavia alFracastoro: cfr. G. PETROCCHI, Introduzione a T. TASSO, Il Mondo creato, edizione critica acura di G. Petrocchi, Firenze, Sansoni, 1951, pp. XVIII, XXXVI. Sul tema, al di là della posi-zione di S. Tommaso, per il quale eccentrici e epicicli erano mere astrazioni (Sum. Theol., I,q. 32, art. 1 e In libros Metaph., II, lec. 7), cfr. E. PERUZZI, Note e ricerche sugliHomocentrica di Girolamo Fracastoro, in «Rinascimento», XXV, 1985, pp. 247-60; M. DIBONO, Le sfere omocentriche di Giovan Battista Amico nell’astronomia del Cinquecento,Genova, CNR, Centro di studio sulla storia della tecnica, 1990; E. PERUZZI, La nave diErmete. La cosmologia di Girolamo Fracastoro, Firenze, Olschki, 1995, pp. 3 sgg.; F.BARONE, La «modernità» di Nicolò Copernico, cit., pp. 14 sgg.68 Intorno alle comete vale ricordare anche la posizione “conservativa” di Guillaume DuBartas (La Sepmaine, Paris, Fevrier et Gadulleau, 1578, II 617 sgg., 821-27, con toni di nefa-ste profezie), sul cui utilizzo da parte del Tasso versificatore del Mondo creato molto si è
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5. Il riutilizzo del De cometisPresenza del De cometis sullo scrittoio tassiano ed entità dei segni di letturarappresentano una testimonianza ulteriore della volontà del poeta di approfondi-re le proprie conoscenze in materia astronomica69: nell’ambito del suo tardoenciclopedismo poteva dunque tornare utile anche questo testo secondario, pro-dotto da un giovane semisconosciuto e valido per la sua natura eminentementerepertoriale, tra la scienza, la storia e gli aneddoti. E nei cieli del Tasso, in effet-ti, le comete sono fenomeni relativamente frequenti. Sia nella Liberata che nellaConquistata la loro sagoma si presenta minacciosa, foriera di una ostilità natu-rale, nelle ottave di insistita descrizione della siccità70, o misteriosa agli sguardidel mago d’Ascalona – Filaliteo71. Le comete appaiono poi nelle Rime72, ripetu-tamente, ed infine nella prosa, quella del dibattito filosofico e della confessioneprivata. Il dubbio sulle comete è già infatti nella celebre lettera del mercoledìsanto 1579 inviata a Scipione Gonzaga:265Su alcune letture astronomiche del Tassoscritto (e cfr., da ultimo, G. JORI, Le forme della creazione. Sulla fortuna del Mondo creato(Sec. XVII e XVIII), Firenze, Olschki, 1995; P. COSENTINO, Per un’ipotesi di lettura del Tassoautore del Mondo creato: la Divina settimana di Ferrante Guisone, in «Italique», II, 1999,pp. 143-65). Utile, più in generale, l’ampio studio di I. PLANTIN, La poésie du ciel en Francedans la seconde moitié du seizième siècle, Genève, Droz, 1995, pp. 457-500).69 Interesse, come è noto, in qualche momento dovuto ad esigenze professionali, vista lalettura di matematica e geometria tenuta dal Tasso non ancora trentenne allo studio ferrarese:cfr. L. PEPE, Torquato Tasso e la lettura di matematica nell’Università di Ferrara, inTorquato Tasso e l’Università, a cura di W. Moretti e L. Pepe, Firenze, Olschki, 1997, pp. 75-97. Sull’ambiente ferrarese di quegli anni e sulla figura di Giambattista Benedetti, cfr. E.GIUSTI, Gli scritti giovanili «De motu» di Giovan Battista Benedetti, in Torquato Tasso el’Università, cit., pp. 99-118: sia in merito ad una lode di Copernico in G. B. BENEDETTI,Diversarum speculationum mathematicarum et physicarumm liber, Taurini, Apud HaeredemN. Bevilaquae, 1585, p. 195 sia sulle posizioni astronomiche e astrologiche di FrancescoPatrizi in Nova de universis Philosophia, Ferrariae, Apud Benedictum Mamarellum, 1591.70 Cfr. TASSO, Gerusalemme liberata, IV, 7; VII, 52; XIII, 57; ID., Gerusalemme conqui-stata, V, 7; VIII, 48; XIX, 124.71Cfr. TASSO, Gerusalemme liberata, XIV, 44 («scorgo comete e fochi altri sì presso /che soleva invaghir già di me stesso»); ID., Gerusalemme conquistata, XII, 34 («scorgocomete ne gli aperti campi / ed altre forme onde lo cielo avampi»). Comete anche nelladescrizione della seconda fonte d’Armida nella Conquistata (VIII, 15): «Il fonte è del color diviva fiamma / in cui spiegano i crin varie comete».72 TASSO, Rime, 42, 12; 1225, 66-68 («Canzon, comete e fiamme / ed altri il ciel mostròturbati segni / e d’archi e di corone ei si dipinse») e 1388, 25-32 (con toni vicini alla letteracitata di seguito: «E che più affretti il sol di segno in segno / a gir precipitando i giorni algen-ti, / o qual intoppo tardi, o qual ritegno / di fredda notte i lunghi corsi e lenti; / o quel chevolga il mare e ‘l suo disdegno / quasi ristringa, e mova e freni i venti, / e vapori le nubi equasi appenda, / l’arco dipinga e le comete accenda»).
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né so, se non molto dubbiosamente, come l’aria si dipinga di tanta varietà di colori inquel suo arco, che arco del patto è nominato: né come ne la regione del fuoco o ne la vicina ciappaiano le comete, e la strada di latte, e tante altre apparenze ora spaventose, ora vaghe, masempre meravigliose73.La frequenza delle occorrenze sale nelle pagine tarde: nel Conte overo de l’im-prese le comete vengono impiegate nel complesso meccanismo espressivo delleimprese74 ma sono i riferimenti contenuti nel Malpiglio secondo e la digressionesulle comete del quarto giorno del Mondo creato a risultare maggiormente degni diun approfondimento. Precisare, in questi ambiti, l’utilizzo del De cometis è resoarduo sia dalla sua scarsa originalità sia dalla genericità cui il Tasso mantiene i suoiriferimenti, per i quali basterebbe rinviare ai Metereologica aristotelici. Vale tuttaviaavanzare qualche ipotesi. Ecco il brano del Malpiglio sulle comete:«FORESTIERO NAPOLITANO: Procedendo oltre si disputa de la ragion di quelle cose ch’a-vengono in quel loco ch’è vicino a le stelle, per natura meno stabile e costante che non èquella del cielo, com’è il cerchio del latte e le comete e tutte quelle altre che paiono ardere etrapassare nel loco superiore; e de le comuni affezioni de l’aere e de l’acqua e de le specie dela terra e de le parti e de gli affetti de le parti per le quali cognosciamo la cagione de’ venti ede’ terremoti e tutto ciò ch’aviene per la forza loro, come sono i fulmini e i gruppi* di vento egli altri vapori che si rivolgono in giro: e si disputa parimente de le cose che nascono nelgrembo de la terra.MALPIGLIO: Se la diversità de l’opinioni è pari a quella de le materie poca certezza vi puòessere con picciola costanza.FORESTIERO NAPOLITANO: Picciola veramente, ma se voi rimirate l’onde di questo porto,riconoscerete i venti che le commuovono. Percioch’Anassagora, Democrito, i Pitagorici e imatematici producono in mezzo diversi pareri, quasi diversi spiriti che soffiano da diverseparti: e i due primi di color ch’abbiam nominati vogliono che le stelle crinite siano una speciedi quelle che si chiamano erranti, le quali, perché molto s’avicinano, par che si tocchinoinsieme; e alcuni de’ filosofi italiani, che furono discepoli di Pitagora, stimano che la crinitasia un de’ pianeti, la quale dopo lungo tempo appare e però* s’allontana dal sole; la qualeopinione ebbero Ippocrate Chio ed Eschilo suo auditore, variandola solamente in parte: per-ché dicevano che la cometa non ha crine per se stessa, ma lo prende alcuna volta dal loco,mentre erra, e, mentre la nostra vista si rivolge al sole, da l’umore il qual tragge a sé. Matutte tre l’opinioni da Aristotele furono riprovate»75.266Emilio Russo73 TASSO, Le lettere, cit., vol. II, p. 21.74 Cfr. TASSO, Il Conte, ed. Basile, pp. 108 e 134. Ma si veda anche lettera 559 (TASSO,Le lettere, vol. II, p. 583, tra le lettere di data incerta assegnate dal Guasti agli anni della pri-gionia) nella quale rispondendo ad Antonio Forni da Torino il Tasso creava un’impresa nelmodo seguente: «Nondimeno, accioché Vostra Signoria conosca con quanto affetto io mimuova a servirla, ho fatto subito l’impresa che m’addomanda: la quale è un’apparenza di duestelle erranti, la qual si fa, secondo l’opinione d’Anassagora e Democrito, quando elle s’avvi-cinano tanto che pare che si tocchino insieme. Il motto è Mutuus ardor».75 TASSO, Dialoghi, ed. Raimondi, cit., vol. II to. 2, pp. 584-85 (di chi scrive, ovviamente,il grassetto). Le parole segnate con asterisco riguardano diverse lezioni contenute nel codice
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L’attenzione va portata soprattutto sul periodo conclusivo: l’autografo deldialogo, conservato al British Museum (Add. 12045 = Br), chiudeva il branocitato con: «Ma l’una e l’altra opinione fu da Aristotele riprovata»; ora, poichéle opinioni passate in rassegna sulle comete sono in effetti tre, Raimondi traevaspunto da questa e da altre «varianti costruttive» per ipotizzare una posterioritàdi E rispetto all’autografo Br. Posto che le ragioni della correzione tra Br ed Esono assolutamente intratestuali, e una semplice lettura attenta potrebbe averlesuggerite al Tasso, si ha una significativa consonanza del passo con una postillacon cui è segnalato il termine delle argomentazioni di Gatti sulle tre teorie citateda Aristotele. A pag. 11 del De cometis (margine destro) si legge infatti«Hactenus / de tribus op(inioni)bus antiquor(um) / positis ab Aris(tote)le»76. Varicordato che un manoscritto del Malpiglio secondo si trova, insieme al Decometis, nella lista dei libri lasciati all’Oddi nel 159077: non sembra impossibileche il Tasso si sia giovato di una lettura del Gatti per variare e correggere, delresto impalpabilmente, la sezione sulle comete ospitata nel dialogo78.Non meno intricato il brano del Mondo creato (IV, 523-612). Vi si dispiegala teoria sulle comete, riproponendo la posizione aristotelica: i rimandi, quiriportati, presenti a margine del brano nel Palatino 42 della Biblioteca di Parma(codice di mano dell’Ingegneri con postille in parte tassiane) evocano appuntoAristotele, traccia per una versificazione libera e riuscita:523 Bench’altri di nomar stelle presumai sublimi non pur celesti lumi,e quasi eterni, nel suo giro affissi,ma le comete e le figure ardenti,che in varie forme fiammeggiar ne l’altaaria veggiamo o nel sublime foco,che sotto il giro della luna accolto530 con lei s’aggira di perpetuo moto.Ma queste colà sì mai certo loco267Su alcune letture astronomiche del Tassodella Biblioteca Estense di Modena (a.T.5.7= E) che ho direttamente esaminato: Raimondi harispettivamente «groppi» ed «e poi». Notevole, in particolare, la seconda correzione, per leragioni annesse alla teoria stessa sulle comete. Va segnalato che non figura in apparato lavariante di E «adiutore» e che altre difformità dal testo critico si ricavano nello stesso codiceestense riguardo al brano sulla via lattea.76 Inoltre un’altra postilla tassiana (De cometis, cit., p. 31, margine destro) tocca le teorieriprese da Aristotele: «pr(a)eter tres / quas Aris(tote)les / recitavit op(inio)nes tres / ali(a)e ex/ Galeno».77 Cfr. quanto detto al principio del paragrafo 2 e n. 21.78Ne risulterebbe una conferma dell’ipotesi filologica di Raimondi, anche se, per con-verso, si allargherebbe l’area cronologica entro cui collocare la revisione del Malpigliosecondo.Pico nell’Eptaplo
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aver non ponno o pur grandezza e forma,od ordine costante; e ‘n breve temposparir da gli occhi, e dileguarsi in tuttosoglion per l’aria dissipate e sparse,sì come quelle che dal sen fumantehan de la terra ‘l nutrimento e l’esca.O se la madre gli diniega il cibo,arido, che diviene in breve adusto,540 viver non ponno, onde tra spazi angustila vita loro è terminata e chiusa.Talor non passa un giorno, anco talvoltanel punto che s’infiamma ella s’estingue.Onde quell’animal che ‘n riva nascede l’Ipani sonante e vede a penaun solo e breve sol nato con l’alba,giungendo inanzi sera al fato estremo:quell’animal, dico io, ch’avara e scarsaebbe più d’altro la natura e ‘l cielo,550 con sorte via migliore in terra ei nasce,che nel ciel queste varie accese forme.E stelle pur altri le appella e noma,altri stelle cadenti. Onde sì spessoagogna rimirando il volgo errante,se morir ponno, o se cader le stelle,ch’esser devrian per dignitate eterneo quasi eterne, e trapassar vivendode’ secoli volanti il lungo corso.Ma così parla chi ragiona a’ sensi560 del volgo infermo, e ‘l suo parlar gli adatta.Ma tra queste figure in cielo accese,e quasi impresse, e di sua nota aduste,han loco alcune sì costante e certoe così lunga e così stabil vita,ch’altri le stima del sublime cieloparte non pur, ma bella e cara parte:sì come è quella via lucente e bianca,che del latte al candor i lumi aggiungedi tante fisse stelle ivi cosparse;570 la qual è via, ch’adduce a l’alta reggiade’ favolosi divi; e strada ancoraonde a l’animo umano è aperto il varco,per cui discenda nel corporeo albergo,e poi ritorni rivolando in altoa la sua pura e sua fatale stella.Così credeano e questa è fama antica.Ma la cometa di possente aspetto,ch’i purpurei tiranni e i regi invittiancide fiammeggiando, e muta i regni,268Emilio RussoS. BasilioAristotile e Plutarco nar-rano di questo animalet-toDamasioFilop.no e seguaci sti-mano la via lattea im-pressione del cielo e nonde l’aria come crede Ari-stoteleMacrobio e Platonici
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580 breve spazio ha di vita a tanta possa,e di due anni il corso a pena adempie.Così nel tempo de l’infanzia umanainvecchia e more la terribil luce,che da spavento ai miseri mortali.Questa giamai tra ‘l Capricorno e ‘l Cancroapparir non ci suole, o pur di radoIvi si pur mostrare, e pria ch’avampiCon sua gran forza la dissolve il sole.Ma oltre quella obliqua e torta strada590 per cui fanno i pianeti eterno giro,s’infiamma e splende tra quel cerchio e l’Orse;indi spiegando la sua ardente chioma,o pur la barba di sanguigna fiammaaccesa e sparsa, e spaventosa in vista,con annunzio di morte altrui minaccia.E questa ancor, benché dannosa e fera,sortì di stella il glorioso nome,che non conviene al maligno aspetto;né d’innocente luce unqua si vanta,600 bench’altri dica ch’a Nerone Augustoinnocente apparisse, e in ciò lusinga:perch’ella nocque col lasciarlo in vitaal mondo tutto e fu nocente ed empiapiù nel salvar sì dispietato mostro,che in occider altrui sembrasse unquanco.Ma se di queste fu la pura e bellaE santa luce, fida e cara scortade’ peregrini regi d’Oriente,sallo colui che di sua mano eterna610 formolla in prima, e le dié luce e motoche parer volontario allor potea,come s’ella intelletto avesse ed alma.Prescindendo qui dai brani sulla via lattea79 o sulla stella dei magi80, e sem-269Su alcune letture astronomiche del TassoAristotile nelle Meteore.AlessandroS. Basilio79 Sulla via lattea il Tasso annotò GATTI, De cometis, cit., p. 105, margine destro «circu-lum / lacteum esse / comam / stellar(um) / sporadear(um) / seu erraticar(um)». Numerosepostille sull’argomento anche nelle pagine successive che riprendono la trattazione diAristotele (Meteor., I, 2, 4). Sul tema, ovviamente, TASSO, Le rime, cit., II, p. 29 (componi-mento 19, Quella candida via sparsa di stelle, con il commento d’autore al v. 1: «La via lat-tea, che da’ Greci è detta Galassia, come piace ad Aristotele, è una impressione de l’ariagenerata da l’esalazione calda e secca. Giov. Grammatico e Damascio e altri filosofi portaro-no piuttosto opinione ch’ella fosse un’apparenza del cielo, nata da lo splendor de le stelle, chesono più spesse in quella parte»); ancora, ivi, IV, p. 297 (commento al componimento 1242,
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plicemente segnalando la permanenza ovvia nella prospettiva tassiana dellesfere celesti81, allontanamenti dal sentiero aristotelico si hanno sia nei versi con-clusivi sulla lusinga di Seneca (versi che rivestono un interesse non disprezzabi-le per le questioni della cronologia del Mondo creato82) sia nel paragone tra lecomete e quell’animale che vive sulle rive dell’Ipani, l’odierno Bug, fiume delBosforo. Su quest’ultimo brano la nota a margine nel codice Palatino recita«Aristotele e Plutarco narrano di questo animaletto»: ed in effetti in De Hist.animal., I, 5 490a 34 sgg. e V, 19 551b 9 sgg. si leggono descrizioni degli ani-mali in questione83. Completa il diagramma delle fonti tassiane sul tema un pas-270Emilio RussoO felice onorato almo terreno, v., 29) in relazione con Barb. Cr. Tass. 43, p. 189, margine infe-riore ove Tasso ricorda l’opinione di Empedotimo sulla via lattea quale sentiero per l’animaverso il cielo: «Damascius his rationibus / Aris(tote)lis rationem improbat empedotimi / adpro-bat qui animas p(er) hanc viam / qu(a)e inferor(um) sedes in celo est asce(n)su(m) / in c(o)elhabere ait». Vale ancora ricordare che in margine al commento di Olimpiodoro (Barb. Cr. Tass.43, p. 28 margine inferiore) e alle citate ragioni di Ammonio per cui si nega che la via latteasia una aeris passio Tasso annota: «rationes Ammonii quibus / probatum via lacteam non /esse aeris passionem quar(um) / duas aliquas ex Damascio / sumpsit primam / et quartam». UnNicolò Damasceno è anche presente in TASSO, Giudicio, I, 156 (e cfr. la nota relativa diGigante). Per un uso astrologico di Macrobio cfr. TASSO, Il Conte, cit., p. 127 n. 230.80Sulla stella dei magi come cometa si vedano le posizioni di Agostino e di GiovanniGrisostomo citate, e postillate, in De cometis, cit., pp. 40 (margine sinistro: «stella qu(a)e /magis appa= / ruit fuit / de novo creata / non in c(a)elo / sed in aere») e 51.81Il riferimento della postilla tassiana all’Heptaplus di Pico della Mirandola si spiegaleggendo il Proemium all’Expositio secunda de mundo caelesti: «Cur gratia exempli dicturusMoses de agente causa et de materia, non illam agentem expressis verbis, hanc materiamvocavit, sed caelum et terram; et materiae dispositiones non qualitates ut dicunt philosophi,sed aquas et formam lucem potius quam formam appellavit; cometas item et fulmina et cetraid genus, non propriis cognominibus, sed astra et stellas nominavit atque ita de reliquis» (cfr.PICO DELLA MIRANDOLA, De Hominis dignitate, Heptaplus. De ente et uno e scritti vari, acura di E. Garin, Firenze, Vallecchi, 1942, pp. 220-21).82Difficile determinare se la nota malevola contro Seneca sia germinata dai passi (conrelative postille) del De cometis, dal Plinio di Nat. hist. II, 23 oppure da una diretta lettura diNat. Quaest., VII,17,2 e VII,21,3, ove le comete passavano durante «Neronis principatu lae-tissimo»: «Nec est quod putemus, eundem visum esse sub Claudio, quem sub Augusto vidi-mus; nec hunc qui sub Nerone Caesare apparuit, et Cometis detraxit infamiam, illi similemfuisse, qui post necem [excessum, nel testo moderno] divi Iulij ludis Veneris genitriis, circaundecimam horam diei emersit» (cfr. L. Annaevs Seneca a M. Antonio Mureto correctvs etnotis illvstratvs, Romae, apud Bartholomaeum Grassium, 1585, pp. 406-407). Significativa, eda rimeditare, la connessione con il passo di SENECA, De clementia, I, 1, 8, un testo ampia-mente utilizzato ne Il Costante overo de la clemenza, composto dal Tasso nella parte centraledel 1589. Le opere di Seneca sono oggetto di richieste tassiane alla fine del 1586, in un paiodi lettere ad Annibale Ippoliti e ad Antonio Costantini (TASSO, Le lettere, cit., vol. III, pp. 68,97, lettere nn. 668 e 707).83Cito, anche in questo caso, dall’edizione postillata dal Tasso (Barb. Cr. Tass. 27):Habentur Hoc Volumine Theodoro Gaza Interprete Aristotelis de natura animalium […],
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so plutarcheo dell’Oratio consolatoria ad Apollonium84, che rapidamente riba-disce la similitudine, ripresa nel Conte, tra la brevità della vita umana e la fuga-ce esistenza dei bombici85, accenno non sottolineato né riportato a margine dalTasso, a testimonianza della non piena validità delle postille quali prove auto-matiche di lettura accorta. Come che sia, una chiave ulteriore per i versi delMondo creato è offerta dalle stesse pagine del Gatti. Al termine della secondasezione sulla natura delle comete, Gatti così conclude un brano sulle mutazionidi forma e figura delle comete:Igitur patet qualiter mutari potest variarique cometa semper, & semper priusquam adfinem suae durationis perveniat, in varias species, & differentias. Quemadmodum mutarividemus etiam illud animalis genus, quod sericum facit. Etenim in semestri (ait Arist.) tempo-ris spatio (immo & minori, ut hodie observatur), successionem formarum habere videtur;namque primo videtur vivere sub forma ac specie rucae, & vermiculi; & tunc dicitur proprionomine bombilius; postea vivit sub forma, & specie grandioris vermis, & vocatur proprietunc necydalus; demum in fine mutatur in speciem eam animalis, ut cornua, et alas referat, &proprio vocabulo solet appellari bombyx: de quo animali Arist. lib. V de hist. animal. cap. 19& Plin. lib. XI, cap. 12 legi poterunt ad plenum86.queste le postille tassianeCometa(m) mut(a)ri / in varias / species et / diff(eren)tias quem= / admodu(m) illud / ani-malis / genus quod / sericu(m) facit87271Su alcune letture astronomiche del TassoVenetiis, Aldus, 1504. Queste le postille tassiane ai passi relativi: c. 2v margine sinistro: «ephe-merum pedibus / quatuor totidemq(ue) / pennis»; ivi, margine sinistro: «Ephe / meru(m) / cum /quadrupes / sit / volucre / quoq(ue) / est»; c. 26r margine destro: «Bombex»; «Pamphilia Latoij/ filia / prima fertur / bombicia in / Co insula texisse»; «Hypanis fert / ephemerum / vel diarium/ sub solstitio / apud cimerium / bosphorum». I due luoghi aristotelici sono richiamati da BrunoBasile nel commento al seguente passo del Conte: «Gran meraviglia è che la vita umana, sìbella in vista, sia significata da quel picciolo animaletto detto effemero, il quale nasce a riva al’Ippane e suol morire il giorno medesimo del suo nascimento» (TASSO, Il Conte, cit., p. 207).Vale notare che lo stesso studioso menziona il De cometis di Gatti come noto al Tasso in nota aMondo creato, IV, 577-79 (cfr. T. TASSO, Aminta, Il Re Torrismondo, Il Mondo creato, a cura diB. Basile, Roma, Salerno, 1999, p. 545).84 PLUTARCO, Moralia, XXVII, 115b-e (Barb. Cr. Tass. 2, c. 242v): «Postque vero omnesmachinatus machinas vix ad loquendum adegit, sic coactum dixisse: Daemonis laboriosi, for-tunaeque arduae ephemerum, idest unius diei semen, quid me ea cogitis dicere, quae vobismelius est ignorare? cum propriorum namque malorum ignorantia laetior ac iucundior estvita». Con la nota tassiana (ibidem, margine sinistro): «Vita / letior / proprior(um) /malor(um) / ignorantia».85 Su questa materia peregrina, e suscettibile di sconfinamenti barocchi, cfr., di recente,G. P. MARAGONI, Arte del verso e del racconto ne I Bombici di Giovanni Capponi, in «Studisecenteschi», XLI, 2000, pp. 123-36.86 GATTI, De cometis, cit., pp. 69-70.87 Ivi, p. 69, margine destro.
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In sem(e)tri temp(o)ris spatio hoc / animal formar(um) succes(sio)nem habere88Bombilio89Necydalus90Bombyx91Il Gatti medesimo rimanda dunque al luogo aristotelico; non in Aristotele, néin Plutarco o Seneca, tuttavia, ma nella pagina dell’oscuro medico abruzzese siconcretizza l’ardito accostamento tra comete e i bachi da seta, le une e gli altriaccomunati dalla mutevolezza delle forme, dalla variabilità della propria natura.Il Tasso legge il paragone, lo riporta a margine e lo modifica inconfondibilmen-te nel senso: nel brano del Mondo creato comete e i bac

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