Biografia
Apparentemente “iperrealista”, con quella sua estrema cura e precisione dei dettagli, la pittura di Chiara Cappelletti racconta figure femminili immerse in uno spazio misterioso, mentre dialogano con una natura animata, accogliente e avvolgente, talvolta consolatoria. Tale è la complicità, fisica e psicologica, che si avverte tra donne e piante che queste ultime tendono a compenetrarsi con i corpi umani, in una sorta di carezza rasserenante, di simbiosi affettuosa e dedicata. Belle di una bellezza ideale, i personaggi di Cappelletti rappresentano una metafora suggestiva e straniante di un vissuto nascosto, di un io che avverte, con una sensibilità estrema, i mutamenti del tempo e delle cose, che ha vissuto e vive con intensità situazioni radicali e difficili, ma anche relazioni umane di forte intensità affettiva. Ricordi, considerazioni, visioni, speranze, paure vengono tessute all’interno di atmosfere iperuraniche eppure assolutamente concrete e reali, quasi a far ipotizzare l’esistenza di un oggettivo, concreto mondo parallelo, in cui persino i concetti fisici di vicinanza e di lontananza non abbiano gli stessi parametri del nostro. In cui anche il tempo subisce delle flessioni diverse e i sentimenti più comuni e umani possono essere differentemente declinati. Ma la pittura per Chiara Cappelletti non sembra costituire un rifugio, quanto piuttosto la ricerca di un linguaggio non verbale attraverso cui spiegare, a se stessa e agli altri, le grandi e le piccole cose.
Le sue tele costituiscono i frammenti, i capitoli di una emozionante ed emozionata, personale, unica storia.
Giovanna Grossato