Biografia
La mia formazione, come artista, passa attraverso l’osservazione del mondo, della materia.
Non percepisco differenze: la materia ha un’anima, tutta.
Nasce spesso dalla forgia di un essere umano e ho la sensazione che ne riceva tutta la sua energia, la sua parte magica.
Quando osservo un oggetto mi piace pensare che sia stato, prima di nascere, il sogno di qualcuno, immagino quel “qualcuno” mentre lo creava, immagino i suoi pensieri: è un gioco.
Attraverso questo gioco, creo nella mia mente anche una storia che abbia portato quella “materia a fine corsa” fin lì.
Il passo successivo è quello di sognare un’altra funzione, che non sia soltanto quella ornamentale: mi piace che gli oggetti, la materia, diventino nuova struttura, una diversa espressione di capacità, magari insospettabili; è il mio tributo alla possibilità di esistere con nuove forme e funzioni.
Ha a che fare col riciclo, e anche con una circolarità della vita che spesso dimentichiamo.
Le “cose” delle quali ci disfiamo, ci ritornano indietro in modi che non immaginavamo nemmeno, perché sono legate alla nostra anima.
Preferisco i materiali più naturali, meno legati a processi di creazione industriali troppo sofisticati o che utilizzino reazioni chimiche nocive.
Ho la sensazione che siano più direttamente connessi ai loro “creatori”.
E’ un gioco che mi mette in contatto diretto con la parte meno mentale di me, un ritorno all’istinto.
Alan Bianchi nasce nel 1971 e comincia molto presto ad esplorare la pittura ad olio e acrilico senza però tralasciare scultura e assemblaggio. Negli anni si avvicina all’ambiente del teatro diviene attore, regista e scenografo, attività che gli permetteranno una continua sperimentazione ed esplorazione dei mezzi e delle tecniche artistiche e che formerà profondamente la sua identità espressiva. Utilizza molteplici materiali tra cui il ferro, il legno, la stoffa e elementi di riciclo. Vive e lavora a Roma.