Biografia

Roberto Todde, in arte Inte Jag
nasce nel 1968 a San Giovanni Suèrgiu (CI) in Sardegna dove vive e lavora.
Inizia ad interessarsi alla fotografia nel 1990 durante gli studi universitari. Parallelamente si dedica anche alla letteratura e alle neuroscienze; in particolare si appassiona ad un genere gotico noir che inizia ad esplorare grazie ad autori come Hammett, Chandler, Cain, Baudelaire, Burroughs, Poe, Lovecraft, le cui opere lo accompagneranno nella formazione di uomo e di Fotografo.
Attratto dal mondo della moda, già nel 1999 si iscrive all'Accademia di fotografia John Kaverdash di Milano. L’esperienza accademica ne affina l'innata propensione per la fotografia e la sperimentazione tecnica, accompagnandolo nella ricerca compositiva e nella libera espressione creativa.
Per vent’anni esercita la libera professione di fotografo: acquisisce numerose committenze private e pubbliche.
Se per altri fotografi la competenza tecnica passa attraverso esperienze professionali e commerciali, nel caso di Roberto Todde, persona schiva ed introspettiva, è sempre stato l’approccio comunicativo alla base di ogni scelta espressiva e tematica.
Il suo lavoro, ad un certo punto, subisce un drastico cambiamento con la conoscenza dell'opera di Joel Peter Witkin; per lui questo fotografo rappresenta una vera e propria icona soprattutto per la forza evocativa dei suoi scatti. Per Roberto Todde , l’esigenza di ricercare - e dunque trovare - il senso profondo del mondo e delle sue percezioni, è volontà di rinnovare; esprimere, attraverso la propria dolorosa esperienza di vita, l'evoluzione della commedia umana del nostro tempo.
Nel 2013 la svolta con il progetto "Ecce Homo-The Teather of pain", fortemente influenzato dall'opera macabra e visionaria di Witkin. Un lavoro di protesta e di condanna contro la violazione dei diritti umani, che, impegnandolo a lungo in studi compositivi e concettuali, confluirà in una pubblicazione dall’omonimo titolo arrivando fra i primi 100 fotografi al mondo al Leica Award 2013. Nello stesso anno, complice una drammatica vicenda personale, decide di intraprendere una nuova ricerca stilistica, attenta ad indagare gli aspetti più profondi dell’inconscio.
Nasce così, dopo 16 mesi di lavoro, il progetto "Deeper-On my own life", in cui dà sfoggio di tutte le sue conoscenze tecniche ed abilità creative, rivisitandole in chiave moderna per ottenere un risultato innovativo, originale ed empatico. Roberto Todde, come affascinato dalle leggi che regolano il mondo ed il mistero che le avvolge, si è preoccupato di frugare nel suo mondo interiore. Utilizzando per questo progetto la fotografia quasi come un medium bizzarro, ha voluto sperimentare una nuova forma di allucinazione, ingannevole a livello temporale, sincera nelle percezioni sensoriali.
Queste componenti, par altro, si reggono su una scrupolosa indagine tecnica e comunicativa tra passato e presente, in una dimensione, quindi, atemporale, nella quale la sfera emozionale e percettiva divengono archetipo antropomorfico; emblema di un eden perduto che i disagi sociali, la marginalità, la civiltà tecnologica hanno, di fatto, dimenticato, dissacrato offeso.