Biografia

Gisella Congia, psicologa e operatrice culturale, si avvicina alla fotografia nel 2008 e inizia a coltivare questa passione come autodidatta. Ha un’idea molto chiara della fotografia: non la considera un’arte espressiva fine a se stessa, bensì uno strumento di analisi e narrazione attraverso cui poter approfondire tematiche di carattere sociale.
Ritrae soprattutto quegli spaccati di quotidianità in cui si sedimentano tabù e stereotipi, sociali e culturali, sottoponendoli ad una fine operazione di scomposizione concettuale in cui la fotografia diventa un modo per riscriverne il significato.
Attraverso i suoi interventi fotografici l’autrice si propone di raccontare alcuni degli aspetti più scomodi della realtà, così come essi appaiono, rendendoli più familiari e comprensibili.
Principali lavori:

“Chiuso in Bottiglia - Segni e simboli nella prevaricazione” sul tema dei vissuti di emarginazione in vittime di Mobbing;

“Chiaroscuri nella Maternità”, divenuto un progetto editoriale video-fotografico, sul tabù delle esperienze di disagio nei vissuti delle madri;

Dal 2012 ha iniziato a sperimentare la ricerca anche nell'ambito dell'autoscatto. Si occupa di interventi di workshop e formazione sulla consapevolezza dell’atto fotografico e il processo di autoscatto;

Nel 2013 ha prodotto, insieme alla regista Emanuela Cau, il cortometraggio “La mamma è il posto fisso”, primo premio del concorso “Il Cinema Racconta il Lavoro - 2012” sezione documentario;

Nel 2013 ha curato l’intervento fotografico “Donne oltre i confini” con le donne fondatrici dell’Associazione Sant’Elia Viva;

Nel 2014 ha preso parte al progetto fotografico internazionale Project 192 dedicato alle vittime della strage ferroviaria del 2004 a Madrid.Sempre nel 2014 ha realizzato il reportage fotografico “Ma tu di dove sei?” dedicato al quartiere Sant’Elia (Cagliari).